Torino 32 - Violet - Concorso

Violet (regia di Bas Devos, produzione Belgio-Olanda, in concorso) apre su due luci in lontananza, macchie di colore violaceo che lentissimamente si avvicinano e si trasformano in immagini video di una telecamera a circuito chiuso di qualche centro commerciale semi-deserto. Per alcuni minuti vediamo, nella dozzina di monitor che inquadrano varie zone del centro, due coppie di adolescenti: bighellonano, non fanno nulla, sopravvivono nella sospensione del tutto chiuso.
L’audio testimonia l’apertura di una porta blindata, la seduta di un presunto sorvegliante di una certa età che per un attimo si riflette nella superficie di vetro degli schermi. Altro rumore di alzata dalla sedia, il sorvegliante si è alzato, è andato fuori, al bagno forse. La pesante porta si chiude: sbam.
Siamo altrove. Dentro al centro commerciale. In quei viali desolati nel silenzio perfetto. Una delle due coppie di adolescenti è composta da bulli, capelli rasati e portamento strafottente. Arriva il momento dello scontro. I due se la prendono solo con uno, l’altro è schiacciato al vetro di una vetrina, annichilito. Dopo la sequenza dell’assassinio, la coppia violenta si allontana e l’immagine sfoca virando al rosso.
Sirena forte dell’ambulanza.
Primo piano del ragazzo sopravvissuto. È macchiato di sangue sul viso, sulle mani. La madre dolcemente lo lava. La sua famiglia, con azioni piuttosto che con parole, lo accoglie.
Silenzi interminabili, insopportabili.
Immagini video amatoriali di paesaggi, pixel che sgranano, un filo che si tende fino allo spasmo.
Il giorno dopo gli amici lo passano a trovare con le bici, loro attività preferita. Lentissime carrellate sulle schiene di un gruppo di sei/sette ciclisti che saltano sul posto piano, parlando pochissimo, condividendo lo sport.
Qualcuno aggredisce Jesse: "Non mi importa cosa pensano gli altri. Per me sei in codardo. Non sei il benvenuto. Te ne devi andare".
Jesse sembra impenetrabile. Spia la casa della famiglia dell’amico morto che continua la sua vita.
Le case hanno grandi finestre sul giardino: "La finestra sul cortile" girata da Gus Van Sant.
Le parole restano in gola, le emozioni non si esprimono, tutto è raggelato e interrotto come un proiettile congelato a metà del percorso. Si passa a schiaffo da primi piani a dettagli.
Qualcuno insinua: "Come mai tu non sei stato attaccato?". "Non lo so".
Acrobazie di bici nella natura. Dossi, buche, colline. Sembrano volare i ragazzi e le biciclette. Immagini molto suggestive, alberi e sagome volanti: E.T. allucinato in viaggio sotto LSD.
Lavoro sull’audio molto interessante. Mai una musica di commento. Momenti di tensione amplificati dall’assenza di suoni. Fotografia accurata, carrellate lente ad accompagnare i dorsi dei personaggi per le strade, percorsi, direzioni. Quadri fissi, statici, estenuanti fino all’eccesso. Sempre guardare da dentro a fuori, osservazione, voyeurismo.
Ad un tratto una musica stridente, fortissima, spacca orecchie, la prima e unica. Luce sfocata che lentissimamente con zoom all’indietro scopre Jesse ad un concerto di musica da discoteca contemporanea estrema.
Immagini bellissime di peripezie su due ruote. Un sasso bianco con un buco in mezzo (come fosse un’illusione ottica alla Anish Kapoor) in cui appaiono alberi e fogliame e, ogni tanto, le evoluzioni incredibili di ragazzetti col casco. In uno di questi raduni Jesse viene apostrofato da un decenne (o giù di li) sbruffone in procinto di fumarsi una sigaretta, gli chiede mostrando il cellulare se è lui quello che appare su youtube. Jesse finalmente ha uno scatto di rabbia violenta, esplode.
Tutto si svolge lentamente, piano, con lo scorrere del tempo naturalistico.
Scambi tra familiari essenziali, basati su poche parole, sguardi, paure. Tutti siamo osservati sempre, da dietro, spiati ogni istante dall’occhio onnipresente del grande fratello orwelliano. Nessuno si salva, nessuno resterà inosservato. Non vi sono nascondigli efficaci. Tutto accade all’aperto. Paesaggi al tramonto come quadri surrealisti di Magritte. Finale surreale con nuvola di fumo che sommerge tutto e non consente di vedere più nulla.
Non si comprende la ragione del titolo. Film senza mezze misure, che spinge fino al limite la tollerabilità dell’ansia in un continuo spaesamento dello spettatore. Colonna sonora musicale assente.
(Violet) Regia e sceneggiatura: Bas Devos; fotografia: Nicolas Karakatsanis ; montaggio: Dieter Diependaele ; musica: Deafheaven ; scenografia: Jeff Otte; interpreti: César De Sutter, Raf Walschaerts, Mira Helmer, Brent Minne ; produzione: Minds Meet; origine: Belgio, Olanda; durata: 82’.
