X

Su questo sito utilizziamo cookie tecnici e, previo tuo consenso, cookie di profilazione, nostri e di terze parti, per proporti pubblicit‡ in linea con le tue preferenze. Se vuoi saperne di pi˘ o prestare il consenso solo ad alcuni utilizzi clicca qui. Chiudendo questo banner, invece, presti il consenso allíuso di tutti i cookie



War Horse

Pubblicato il 22 febbraio 2012 da Luca Lardieri
VOTO:


War Horse

«Non c’è niente di più bello della propria casa» dice Dorothy Gale ne Il mago di Oz di Victor Fleming ed è ciò che Spielberg deve aver pensato leggendo l’appassionato e commovente romanzo di Michael Morpurgo, War Horse. Il plot è molto semplice: l’amicizia tra un giovane ragazzo, Albert, e il suo straordinario puledro viene interrotta bruscamente quando, scoppiata la prima Guerra Mondiale, il padre del primo decide di cedere il cavallo all’esercito inglese. Tra i due la solenne promessa di ritrovarsi ad ogni costo. La solenne promessa di tornare a casa. L’ennesimo ritorno a casa spilberghiano. L’ennesimo E.T. Dagli occhi profondi e la criniera dorata. Inizia così l’odissea di Joey e con lui la nostra che attraverso i suoi occhi viviamo le varie fasi della Guerra. Germania, Francia e ancora Inghilterra, il tutto narrato in maniera semplice e diretta attraverso gli incontri e le esperienze che il giovane cavallo farà lungo il suo viaggio. Soldati, fattorie e altri cavalli scandiscono il tempo dei suoi giorni lontano da casa, unico motore di ogni sua azione. Joey si sente “prestato” alla Guerra. È ostinato e crede profondamente alla promessa fatta dall’amico.

Solamente Steven Spielberg avrebbe potuto scovare nella gigantesca bibliografia di Michael Morpurgo (scrittore inglese con oltre cento romanzi al suo attivo) un’opera così affine alla sua poetica. Non solo la solita famiglia disgregata. Non solo radici, tempo, volo e amicizia ma uno dei concetti fondamentali di tutta la sua cinematografia, specialmente nei film ambientati durante la guerra: chi salva una vita, salva il Mondo intero. Infatti, così come attraverso Oskar Schindler e la sua lista e così come attraverso gli occhi blu del Capitano John H. Miller e della sua squadra di militari scelti, Salvate il soldato Ryan, Spielberg ci ha dimostrato che riuscire a salvare anche una sola vita equivale a salvare tutta l’umanità, anche in War Horse, Joey incarna quel simbolo che lascia ancora acceso un barlume di speranza per il futuro dell’uomo e della sua specie. È fondamentale che in epoche buie, dove l’uomo ha dimostrato di essere in grado di tremende atrocità, ci sia qualcuno in grado di dimostrare che esistono anche persone altresì capaci di grande umanità. Che l’orrore non deve essere subito e che ad esso non ci si deve adeguare. Le conseguenze sarebbero terribili. Il concetto di Mondo in senso lato verrebbe a mancare e con esso l’essenza stessa della nostra vita. Per Spielberg il significato di ciò che si vede sta negli occhi di chi guarda. L’uomo ha bisogno di simboli ed esempi di coraggio e lealtà per continuare a nutrire l’eterno fanciullo che ha dentro di sé. La vita di un cavallo, quindi, diventa immediatamente imprescindibile non tanto per la vita dell’animale in sé quanto per tutto ciò che vi è racchiuso in essa e che vi hanno voluto e dovuto racchiudere i soldati e le persone che hanno fatto il suo incontro. Nel corso della storia vedremo come in tanti “useranno” l’animale per sperare nella fine di un orrore/dolore fino ad allora sconosciuto. Da Emilie, giovane ragazzina francese alla quale la Guerra ha strappato via i genitori, a suo nonno che nel cavallo vede l’anima stessa della nipotina, dagli ufficiali inglesi che in Joey ritrovano tutto ciò che hanno dovuto lasciare a casa, ad Albert stesso, che senza l’amico con il quale è cresciuto si sentirebbe espropriato delle proprie radici, del tassello portante che tiene in piedi la sua personale idea di casa. Gli occhi di Joey incarnano il punto di vista che Spielberg ha scelto per mostrarci la Prima Guerra Mondiale. La sua purezza ed il suo candore vanno mantenuti intatti, vanno fatti sopravvivere alla Guerra. Quegli occhi sono gli stessi di James Francis Ryan, hanno lo stesso valore che avevano per sua madre (la quale aveva già perso altri tre figli in guerra) e di tutte le madri che sperano nel ritorno del proprio figlio partito per una guerra. Sono gli stessi di tutti i dipendenti della fabbrica di oggetti smaltati D.E.F. di Oskar Schindler, salvati dallo stesso imprenditore tedesco dai campi di concentramento. C’è bisogno di qualcuno che sia disposto a sacrificare la propria vita per un ideale che fuoriesca da logiche politiche e di potere affinché il Mondo sia salvo. Poco importa se questo ideale viene incarnato da poche centinaia di persone, da un gruppetto di soldati che issano una bandiera su di un territorio nemico (Flags of Our Fathers di Clint Eastwood, prodotto proprio da Spielberg) o addirittura da un cavallo. Ciò che importa è che l’uomo sia sempre un sinonimo di vita e speranza e non di morte e distruzione.

Film che rappresenta l’ennesimo tassello di una straordinaria carriera in cui i temi, sempre gli stessi, riescono a mascherarsi dietro i personaggi più disparati risultando sempre “nuovi” ed “innovativi” a un primissimo strato di lettura. Inutile menzionare tutte le sequenze memorabili che regala War Horse, grazie anche alla splendida fotografia dell’imprescindibile Kaminski e sottolineate dalle note del sempre ottimo John Williams. Non resta quindi che afferrare le briglie, salire a cavallo di Joey, sintonizzarsi sulle frequenze dei suoi occhi e compiere uno straordinario viaggio attraverso la Prima Guerra Mondiale. L’odissea di un cavallo. La guerra (in senso lato) attraverso la lente dell’obiettivo di un grande regista. Buona visione!


CAST & CREDITS

(War Horse); Regia: Steven Spielberg; sceneggiatura: Lee Hall e Richard Curtis tratto dal romanzo di Michael Morpurgo, War Horse; fotografia: Janusz Kaminski; montaggio: Michael Kahn; musiche: John Williams; interpreti: Jeremy Irvine, Peter Mullan, Emily Watson, Niels Arestrup, David Thewlis; produzione: DreamWorks SKG, Reliance Entertainment , Amblin Entertainment, Kennedy/Marshall Company, Touchstone Pictures; distribuzione: Walt Disney Studios Motion Pictures, Italia; origine: USA 2011; durata: 158’.


Enregistrer au format PDF