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Whiplash

Pubblicato il 12 febbraio 2015 da Monia Manzo
VOTO:


Whiplash

L’opera prima del giovane sceneggiatore americano Damien Chazelle, (classe 1985 e di origine francese da parte di padre) era sedimentata già da tempo nella mente del suo autore, dato che la storia, in parte ispirata ad eventi autobiografici, era stata già narrata in un cortometraggio di successo dallo stesso titolo (che aveva vinto il Sundance nel 2013 mentre l’attuale lungometraggio ha conquistato il Premio del pubblico e il Gran premio della Giuria allo stesso festival quest’anno).

La trasformazione dunque non ha deluso le aspettative e Whiplash aspira oggi a diventare, per molti, uno dei migliori film sulla musica degli ultimi dieci anni, grazie anche alla perizia dei due bravi deuteragonisti, Miles Teller e J. K. Simmons entrambi con ampia esperienza musicale alle spalle.

Tutto avviene in una nota scuola di NY, in cui si vive per suonare e dove Andrew (Teller), giovane e promettente batterista, viene quasi immediatamente notato dal temutissimo direttore Fletcher (Simmons). Il tirannico insegnante – disegnato però in maniera non del tutto negativa o antipatica - è in cerca di nuovi componenti per la sua apprezzata Band e spesso si diverte, in maniera piuttosto sadica, a fare dei blitz nelle classi delle matricole, sconvolgendo gli equilibri psicologici degli ambiziosi musicisti in erba.

L’entusiasmo e/o lo strabordante orgoglio del diciannovenne Andrew per essere stato uno dei prescelti alla “salita al cielo”, soccombe quasi subito all’estrema rigidità con cui Fletcher tratta i suoi migliori allievi: sudore e sangue nel reale significato della parola.

In Whiplash sorprende dunque l’altalenante succedersi di esplosioni musicali accompagnate a emozioni profonde e alla più accesa rabbia e crudeltà nei confronti dei ragazzi - tutto ciò senza che il regista prenda mai una vera posizione nei confronti delle azioni dei personaggi rappresentati.

Tale atteggiamento asettico e altalenante è finalizzato a rendere evidente allo spettatore il motivo reale per cui si scelga di vedere un’opera tutta incentrata sull’esibizione musicale e sui riti e rituali che l’iniziazione di un’artista richiede.

È evidente che Chazelle sia stato molto abile nel ritrarre tale processo spesso doloroso ma necessario, preferendo rimanere al di sopra delle parti e lasciando che il plot si sviluppi in modo apparentemente spontaneo e reale tramite una sagace opera di sceneggiatura.

La grande capacità che emerge nell’opera prima del regista di Providence, sta dunque nel aver saputo confezionare un film in cui si uniscono le caratteristiche di prodotti alla "High School Musical" a quelli sulla più cruda realtà del lavoro artistico. Il film non sottolinea come al solito l’aura trascendentale del talento e i possibili miracoli che ne derivano, ma un ambiente ostico, in cui il successo non è necessariamente una conseguenza spontanea della devozione totale all’Altare della Musica.

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CAST & CREDITS

(Id); Regia e sceneggiatura: Damien Chazelle; fotografia: Sharone Meir; montaggio: Tom Cross; musica: Justin Hurwitz; interpreti: Miles Teller, J. K. Simmons, Paul Reiser, Melissa Benoist, Austin Stowell, Jayson Blair e Kavita Patil; produzione: David Lancaster, Michel Litvak, Helen Estabrook, Jason Blum per Blumhouse Productions, Bold Films, Right of Way Films; origine: USA, 2014; durata: 106’.


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