Wilde Salome
Recitare è un’ossessione, un demone che ti possiede trasfigurandoti il volto, controllandoti i movimenti, alterandoti la voce. Un’ossessione travolgente che ogni attore ben conosce e che Al Pacino racconta in Wilde Salome, trasferendo al pubblico lo stesso pathos e trasporto.
Sulla falsa righe del suo precedente Riccardo III, Al Pacino, porta infatti di nuovo sul grande schermo la lavorazione e la messa in scena della sua versione teatrale di Salome di Oscar Wilde. Si intrecciano così piani di vita e di racconto, momenti di scena e attimi di dietro le quinte, in un puzzle metacinematografico dal maestoso soggetto: il suo protagonista, Al Pacino. Nei panni magnifici dell’attore o in quelli arruffati di se stesso, nell’impeto inarrestabile della recitazione o nei momenti di pausa, la figura di Al Pacino domina infatti perennemente la scena, ammaliando lo spettatore. Non tutti i tasselli di questo mosaico sembrano però perfettamente riusciti. Se infatti durante i momenti di recitazione, l’attore newyorchese, accompagnato dalla splendida Jessica Chastain, appare come vero dominatore della scena, donando al pubblico momenti di grande recitazione, lo stesso non può dirsi per i lunghi momenti dietro le quinte. Finti e spesso ridondanti, didascalici e, a tratti, quasi insensati (come l’intervento di Bono Vox, leader degli U2, sulla vita di Oscar Wilde) questi passaggi appesantiscono e complicano l’opera ben oltre il necessario.
Oltre alla riflessione (non più così originale, dopo il precedente Riccardo III), e alle debolezze di alcuni passaggi, resta comunque, a dominare la scena, la grandezza del protagonista. Non si può infatti restare indifferenti davanti agli sguardi, alle smorfie, ai movimenti di questo re Eorode, così profondi ed ammalianti. La messa in scena del dramma di Oscar Wilde diventa dunque un pretesto straordinario per raccontare questo demone della recitazione che, una volta impossessatosi di interpreti tanto grandi, è in grado di sprigionare una forza e una passione incontrollate. Come nel caso della danza di Salome/Chastain, un prorompete ballo che coinvolge e ammalia quasi fino a sopraffare. I suoi voluttuosi e sensuali movimenti, frenetici e vorticosi, animano così una danza quasi isterica, che potrebbe ricordare, per forma e tensione, una tarantella. Proprio come nel caso del fenomeno convulsivo dunque, anche in Wilde Salome, il corpo di Salome/Jessica Chastain appare posseduto. Posseduto, come l’impenetrabile sguardo di Al Pacino da questo straordinario demone della recitazione.
(id.); Regia: Al Pacino; sceneggiatura: Al Pacino, tratto da Salome di Oscar Wilde; fotografia: Benoît Delhomme, Robert Leacock, Denis Maloney, Jeremy Weiss; montaggio: Pasquale Buba, David Leonard, Stan Salfas, Roberto Silvi; musiche: Jeff Beal; interpreti: Al Pacino, Jessica Chastain, Kevin Anderson; origine: USA 2011; durata: 95’