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35 rhums - Venezia 65 - Orizzonti

Pubblicato il 3 settembre 2008 da Antonio Valerio Spera


35 rhums - Venezia 65 - Orizzonti

E’ una Parigi nascosta quella che viene ritratta in 35 rhums. La capitale non appare visivamente come una metropoli: la grandezza della città si avverte in maniera intima, discreta, sottile, interna ai personaggi della storia narrata. Un condominio semideserto, i vicoli notturni bagnati dalla pioggia, i bar ed i ristoranti della periferia senza insegne luminose né masse di clienti. Attraverso questi luoghi Claire Denis ci mostra una Parigi “anticartolina” in cui si sente fortemente la multirazzialità della popolazione francese e la difficoltà dell’integrazione culturale.
Se volessimo avvicinare 35 rhums ad un prodotto della recente cinematografia d’oltrampe, non potremmo che trovare il termine di paragone in Cous Cous, protagonista della passata Mostra di Venezia. Infatti, così come nel film di Kechiche, famiglia e cibo sono gli elementi che dominano una narrazione incentrata sulla vita isolata di un gruppo di immigrati.
La macchina da presa si muove con estrema delicatezza seguendo le dinamiche del piccolo nucleo familiare e delle figure che gli orbitano intorno. Dalla messa in scena della regista trapela dolcezza ed empatia, un intenso sentimento d’amore, un affetto quasi materno nei confronti dei personaggi. Ogni inquadratura è una carezza, un caldo gesto di comprensione. E’ come se la figura materna assente nel racconto si faccia sentire attraverso lo sguardo commosso della Denis, che infonde l’atmosfera di una femminilità che mai aveva esibito con tanta potenza espressiva nelle sue opere precedenti.
La regista ci fa conoscere i personaggi gradualmente, lasciando che siano loro stessi a svelarsi allo spettatore. Ogni gesto viene rappresentato attraverso un’attenzione precisa e dettagliata, e si fa tassello necessario di un affresco realistico che propone la vita nel suo farsi, nel suo semplice susseguirsi di eventi. I rapporti vengono descritti anche con i soli incroci di sguardi, con silenziosi pranzi che si svolgono nella cucina di casa, con abbracci scontati.
La quasi morbosa relazione tra Lionel e la figlia Josephine viene resa sullo schermo soprattutto nei momenti in cui i due si ritrovano a preparare i pasti che consumeranno nella loro abitazione. L’elettrodomestico per fare il riso che il padre regala (per due volte) a Josephine diventa il simbolo dell’affetto che li lega, dei ricordi della loro esistenza passata assieme. Ed infatti, l’ultima inquadratura del film si ferma proprio su questi due oggetti uguali, il vecchio ed il nuovo, il primo che rappresenta il passato, il secondo che proietta lo sguardo verso il futuro dopo che la figlia è convolata a nozze.
Guardando al panorama dei film presentati quest’anno in competizione, risulta difficile comprendere le motivazioni che hanno spinto i selezionatori a non inserire in concorso 35 rhums. E’ infatti un film che tratta l’amore, familiare e non, con una delicatezza ed una sincerità estremamente rare. Un’opera semplice che brilla in ogni sua immagine, che appassiona, diverte e commuove, a dimostrazione del fatto che il cinema è e sarà sempre un’espressione dei sentimenti più veri.


CAST & CREDITS

(35 rhums) Regia: Claire Denis; sceneggiatura: Claire Denis, Jean-Pol Fargeau; montaggio: Guy Lecorne; fotografia: Agnès Godard; interpreti: Alex Descas, Mati Diop, Nicole Dogué, Grégoire Colin; produzione: Soudaine Compagnie, Pandora Film Produktion; distribuzione: Elle Driver; origine: Francia/Germania; durata: 100’.


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