A Vida Invisivel

Ci sono volte in cui la riflessione sul perché un film possa venire selezionato ad un Festival sovrasta di gran lunga ogni possibile considerazione sul film in sé; la sua storia, il suo stile, ciò che lascia allo spettatore. Ed è proprio questo il caso di La vida invisivel di Vítor Gonçalves, che purtroppo non ha una singola componente che lo salvi non solo dalla mediocrità ma dalla dubbia appartenenza alla categoria stessa di film.
La vita invisibile del titolo è quella di Hugo, il protagonista, incapace di vivere un’esistenza propria nel terrore del passare del tempo e nella perenne rimembranza dei morti. La vicenda ha inizio con il ricovero per una grave malattia del suo amico e collega Antonio, a cui Hugo si affidava sempre per dei consigli e per ricontrollare le sue relazioni di lavoro. Ed è a questo punto che il film rimane fino alla sua conclusione. Hugo non riesce ad accettare che Antonio possa morire, che in ufficio non resti traccia di lui, né di poter vendere la sua casa – un mausoleo di ricordi – e trasferirsi. Gonçalves cerca di tematizzare questa sua incapacità di vivere anche con la mancata relazione con l’amata Adriana: l’occasione di guardare al futuro che Hugo si lascia scappare.
Un tema sulla carta profondo e vicino a molti, ma sviluppato con una sceneggiatura pessima, fatta principalmente dalle riflessioni fuori campo del protagonista e da pochi e immotivatamente lentissimi dialoghi tra lui e gli altri personaggi, che di quando in quando rasentano la comicità involontaria. Gli attori, che si possono benevolmente immaginare in difficoltà a causa della cattiva scrittura, arrancano e anche molto. Fotografia e messa in scena non sono meglio. Del male di vivere di Hugo nulla è lasciato al non detto, e certi passaggi da Bignami di psicanalisi – forse, pensa Hugo, se non finirò questa relazione di lavoro Antonio non morirà - danno il colpo di grazia ad un film irrimediabilmente mal fatto.
(A Vida Invisivel) Regia: Vítor Gonçalves; sceneggiatura: Vítor Gonçalves, Mònica Santana Baptista, Jorge Braz Santos; fotografia: Leonardo Simoes; montaggio: Rodrigo Pereira; musica: Sinan C. Savaskan; interpreti: Filipe Duarte, Joao Perry, Maria Joao Pinho, Pedro Lamares; produzione: Rosa Filmes, Young Films; origine: Portogallo; durata: 99’.
