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Acrid

Pubblicato il 14 novembre 2013 da Giampiero Francesca

VOTO:

Acrid

A metà fra il kammerspiel e l’affresco della società iraniana, Gass (Acrid), di Kiarash Asadizadeh è il tentativo, non del tutto riuscito, di conciliare il racconto intimista delle vite di coppia con la descrizione del più ampio contesto socio-culturale nel quale sono immerse. La pellicola ruota infatti alle vite di donne, le cui relazioni, per motivi diversi, sembrano giunte all’ultimo capitolo. La sofferenza delle protagoniste si alterna in scena, di episodio in episodio, restituendo un quadro di un doloroso confronto che è, al tempo stesso, scontro di emozioni e sentimenti privati ma anche specchio dei conflitti sociali dell’Iran contemporaneo.

Il ciclico percorso messo in scena da Kiarash Asadizadeh collega fra di loro esistenze che si sfiorano, si intrecciano casualmente, si susseguono legate dal fil rouge di storie personali e di coppia ormai foriere solo di tristezza, sofferenza e rimpianti. È questo l’aspetto maggiormente efficace di Acrid, la capacità di raccontare spaccati privati vibranti, quotidianità stranianti, abitudini svilenti ma alla cui assuefazione è impossibile sottrarsi. Chiuse nelle quattro mura, domestiche o del lavoro, fra i fornelli o davanti alle scrivanie, accudendo i figli o insegnando in una scuola, le donne di Acrid sembrano costrette a combattere contro un destino avverso, frutto di scelte sbagliate e di compagni inadeguati. Gli uomini infatti, figure piccole, non sembrano all’altezza dei caratteri femminili, schiacciati da una cultura che li vorrebbe dominanti. Ed è proprio qui il punto debole di Gass. Quando Kiarash Asadizadeh allarga lo sguardo, rivolgendolo oltre le vite delle protagoniste, nel tentativo di rappresentare le difficoltà e i dilemmi di una società complessa come quella iraniana, il suo racconto si fa meno nitido e interessante. Se la descrizione dei contesti quotidiani e delle sofferenze private messa in scena in Acrid colpisce nel segno, lo stesso non può dirsi per la più generale rappresentazione della cultura iraniana, appena distinguibile fra le pieghe dei racconti in scena.

Il film di Kiarash Asadizadeh si inserisce all’interno di una traduzione cinematografica importante, ricca di autori in grado di cogliere con molto più fulgore le sfumature, pubbliche e private, dell’Iran di oggi. Per questo, ad uno sguardo attento ed allenato, Acrid risulta un’opera interessante ma certamente già vista, ennesimo capitolo di un lungo racconto che ormai da molti anni tenta di descrivere un contesto tanto complicato.


CAST & CREDITS

( Gass ); regia, sceneggiatura, montaggio: Kiarash Asadizadeh; fotografia: Majid Gorjian ; interpreti: Roya Javidnia, Ehsan Amani, Pantea Panahiha, Saber Abar, Shabnam Moghadami, Mahsa Alafar, Mahana Noormohammadi, Sadaf Ahmadi, Nawal Sharifi, Mohammadreza Ghaffari; origine: Iran, 2013; durata: 94’


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