Adieu Au Langage
Recensire Godard non è certo un’impresa che si possa tentare con leggerezza; né d’altro canto recensire é la parola adatta per parlare del lavoro del maestro francese della nouvelle vague. Adieu Au Langage é il suo commiato dal cinema, a cui in parte allude il titolo stesso, adombrando peró forse un più generale addio al linguaggio cinematografico tout court, o magari come l’abbiamo conosciuto fino ad oggi, perlomeno una certa generazione: quella dei rivoluzionari di ieri e papà di oggi.
Non a caso Godard dá il suo addio al cinema con una tecnologia, quella in 3D, che è il marchio di fabbrica del cinema contemporaneo, ma a cui si accosta con lo spirito decostruttivista e sperimentale che lo ha sempre caratterizzato. Le immagini del film - che di trama non si può certo parlare - vertono intorno ad una coppia, ad un tradimento e ad un cane, mentre la voce fuori campo fa una carrellata della filosofia di Godard attraverso citazioni di filosofi, scrittori e pittori, tra cui il suggerimento di Monet di rappresentare l’invisibile piuttosto che ciò che i nostri occhi possono vedere. _ Ed è sicuramente questo ciò a cui mira Godard, che dá forma al linguaggio in se stesso senza che esso comunichi, come gli è proprio, un messaggio di senso compiuto. Un linguaggio che oggi é veicolato da una miriade di tecnologie diverse, tutte riprodotte sullo schermo e utilizzate dal regista francese: i telefonini di nuova generazione, telecamere come la go-pro, lo stesso 3D. Un linguaggio che viene dunque dissezionato come il corpo di Frankenstein - di cui Adieu Au Langage mette in scena l’allestimento - ma che come il mostro di Mary Shelley prende vita da parti morte.
Non si può che fare supposizioni di fronte al consueto stile intellettualizzante di Godard, che con il suo commiato dalla Settima Arte dice la sua sul cinema di oggi con la "voce" che lo contraddistingue fin dal suo rivoluzionario esordio. Che sia ancora oggi altrettanto pregnante e rivoluzionaria come allora è questione aperta ad una riflessione che sia onesta e non viziata dal dovuto rispetto nei confronti dei mostri sacri. Certo è che di fronte alle criptiche ed intellettuali immagini di Adieu Au Langage non si può che dire: "Godard".
( Adieu Au Langage ); regia e sceneggiatura, montaggio: Jean-Luc Godard; fotografia: Fabrice Argano; interpreti:Héloïse Godet, Kamel Abdelli, Zoé Bruneau, Christian Gregori; origine: Francia , 2014; durata: 70’