Venezia 76 - Barn (Beware of children)
In concorso alla settantaseiesima edizione del Festival di Venezia, nella sezione delle Giornate degli Autori Barn (Beware of Children) scuote le coscienze del pubblico, affrontando più tematiche psico-sociali spaziando dalla pedagogia, passando attraverso la famiglia e collegandosi a doppio nodo all’omosessualità.
Il film ripercorre le drammatiche conseguenze di un tragico evento accaduto in un sobborgo della classe media di Oslo. Durante la ricreazione, la tredicenne Lykke, figlia di un importante membro del partito laburista, ferisce gravemente il suo compagno di classe Jamie, figlio a sua volta di un politico di alto profilo di destra. Quando Jamie muore in ospedale, le versioni contraddittorie di ciò che è realmente accaduto, rischiano di peggiorare una situazione già complessa e traumatica.
Il film norvegese, diretto Johan Haugerud è un vero e proprio trattato psicodidattico dei complicatissimi rapporti che possono intercorrere tra i vari componenti di una famiglia contemporanea della società occidentale, in questo caso di una scandinava, per antonomasia tra le più evolute del panorama europeo.
Barn sembra dimostrare che anche l’evoluzione più ammirevole, spesso possa essere contrastata dagli stereotipi sociali, tra cui quello di una mancanza di un equilibrio educativo all’interno di famiglie troppo “libere” e appartenenti a un sistema vicino a quello steineriano, questo è ciò che emergere sopratutto attraverso le reazioni dei personaggi del film, che tra loro sono tutti collegati da un fil rouge.
La protagonista Lykke, è infatti l’allieva prediletta di Anders, l’ insegnante di finlandese di cui Jamie era forse innamorato, Anders a sua volta è il fratello di Liv, preside della scuola e responsabile dell’accaduto, che la porta a vivere una situazione di profonda crisi.
A complicare il tutto si aggiunge il fatto che Liv sia anche l’amante segreta del padre di Jamie, a causa delle opposte vedute politiche, che avrebbero creato scompensi nella famiglia progressista della donna.
Dopo il terribile incidente tutto viene svelato, non solo il rapporto tra Liv e il suo compagno destrorso, ma anche i più sottili aspetti pscicologici di personaggi che somigliano in maniera impressionante a quelli più teatrali del vicino svedese Strinberg, in versione femminile, non più misogina: potremmo definirlo un adattamento della forza femminile nella modernità nordica.
Nel film, come in molta letteratura scandinava, emerge il ruolo di forza e centralità della donna accompagnato da un’attuale visione dell’amore e dei rapporti, che oggi proprio per la loro libertà risultano essere ancora più complessi e profondi.
Oltre alla tematica educativa e al senso di colpa di una mancanza genitoriale, inverata attraverso i personaggi dei genitori della bambina, nel film sono affrontati anche aspetti molto peculiari di coppie non troppo convenzionali: la coppia gay e la coppia della famiglia allargata.
Vince su tutto naturalmente il sentimento, per ciò che appare in un film che potremmo definire un affresco di naturalismo scandinavo, attraverso una fotografia molto accesa e la direzione di attori molto preparati su una sceneggiatura non proprio semplicissima, visti i numerosi contenuti psicologici che la riguardano.
Nonostante la lunghezza eccessiva del film, che in alcuni momenti sembrerebbe più una fiction televisiva, Barn si lascia vedere con gradevolezza grazie a dei contenuti umani di tutto rispetto, e di grande attualità in una società che si è evoluta velocissima rispetto alle intricate e spinose questioni relazionali e sentimentali del mondo contemporaneo.
(Barn-Beware of children) Regia: Dag Johan Haugerud; sceneggiatura: Dag Johan Haugerud; fotografia: Øystein Mamen; montaggio: Jens Christian Fodstad; musica: Arnaud Fleurent-Didier, Peder Kjellsby; interpreti: Henriette Steenstrup (Liv), Jan Gunnar Röise (Anders), Thorbjörn Harr (Per Erik Lundemo), Brynjar Bandlien (Jan), Andrea Bræin Hovig (Eva, madre di Lykke), Hans Olav Brenner (Sigurd, padre di Lykke), Anne Marit Jacobsen (Torunn), Ella Øverbye (Lykke); produzione: Motlys A/S; origine: Norvegia, Svezia, 2019; durata: 157’