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Bella Addormentata

Pubblicato il 6 settembre 2012 da Salvatore Salviano Miceli


Bella Addormentata

Di parziale non c’è nulla in Bella addormentata. Bellocchio, come sempre ha fatto nel suo cinema, non nasconde opinioni e punto di vista. Si avverte la commozione ed il profondo rispetto per il dolore di un padre costretto, da un dibattito politico e sociale che di civile ha ben poco, a condividere, suo malgrado, una scelta difficile, straziante e assolutamente privata.
La morte di Eluana Englaro è stata preceduta e seguita da un circo di opinioni che, sensate o meno - per non dire offensive - non avrebbe avuto diritto di esistere. Eppure c’è stato un lungo periodo in cui chiunque sembrava potere rivendicare diritto di parola e scelta sul destino di una donna in coma irreversibile da 17 anni e sulla decisione che sarebbe dovuta spettare solo ed esclusivamente alla sua famiglia. Per quanto sia palese e facile da intuire il pensiero del regista, il film, però, non scredita alcuna opinione. La vicenda di Eluana è il collante delle diverse storie che coinvolgono i personaggi. Attraverso le loro esperienze, i differenti destini, i molteplici caratteri, Bellocchio ospita considerazioni e ipotesi assai lontane dal suo modo di vivere e rappresentare la spiritualità. Ogni maschera che si affaccia sullo schermo ha in qualche modo a che fare con la vita e con la sua cessazione. Bellocchio fissa l’attimo in cui questa riflessione diviene stringente e impossibile da non affrontare. Lo fa con rispetto e attenzione. Rispetto che pare venire a mancare - anche se lo stesso regista ha smentito questa idea - solo quando diviene protagonista il mondo politico.
Se da un lato sono le reali immagini dei telegiornali di tre anni fa a ricordarci quale paradossale e offensivo teatrino era stato messo in scena dai politici intervenuti, dall’altro è la stesso autore, con crudo sarcasmo, a suggerire una casta in preda ad una perenne crisi di nervi, bisognosa di approvazione con il terrore di un possibile oblio dalla scena pubblica. Piuttosto che sdegno, si finisce per provare quasi tenerezza. Proprio questo segmento, che vede protagonista Tony Servillo - senatore in crisi di coscienza, indeciso tra i voleri del partito (Forza Italia) e le proprie convinzioni morali - risulta il più convincente, quello meglio sviluppato. Il film è si molto equilibrato, ma restano dei dubbi sulla consistenza di alcuni sviluppi narrativi. Se è vero che l’amore rappresenta la chiave di volta per il risveglio, sia esso spirituale o fisico, di alcuni dei personaggi, la via in cui questo amore nasce e si concretizza rischia di apparire troppo rapida, accennata ma così poco sviluppata da gettare dubbi sulla sua consistenza. Bella addormentata è però un film intimo e questo lo si avverte senza troppa fatica. Allora viene spontaneo chiedersi se la brevità di cui sopra, in alcuni momenti, non sia voluta. Se la scelta di lasciare quasi sospese le definizioni dei personaggi non sia frutto del desiderio di non lasciarci concentrare sul particolare così da non perdere mai di vista il senso finale e ultimo del progetto.
Bella addormentata non afferma nè impone alcuna tesi. Non punta il dito contro l’accanimento terapeutico o la sospensione delle cure per i malati terminali. Suggerisce però, e non è, specie in Italia, cosa scontata, il diritto di ogni uomo a lottare per la vita ma anche a sperare, quando il momento si presenterà, in una dignitosa morte. Fa questo con momenti di cinema degni di nota ma, soprattutto, con l’onestà intellettuale tipica del suo Autore.


CAST & CREDITS

(Bella addormentata); Regia: Marco Bellocchio; soggetto: Marco Bellocchio; sceneggiatura: Marco Bellocchio, Veronica Raimo, Stefano Rulli; fotografia: Daniele Ciprì; montaggio: Francesca Calvelli; scenografia: Marco Dentici; interpreti: Tony Servillo  (Uliano Beffardi), Alba Rohrwacher (Maria), Isabelle Huppert (Divina Madre), Michele Riondino (Roberto), Pier Giorgio Bellocchio (Pallido), Maya Sansa (Rossa) Gianmarco Tognazzi (Marito Divina Madre); origine: Italia 2012; durata: 110’


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