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Betrayal

Pubblicato il 30 agosto 2012 da Giovanna Branca

VOTO:

Betrayal

Ha un inizio sfolgorante Betrayal di Kirill Serebrennikov: durante una visita di controllo un uomo scopre che la moglie lo tradisce. Con il marito della sua dottoressa. Seguiamo i protagonisti traditi, di cui non sapremo mai il nome, e l’instaurarsi di una relazione morbosa fondata sul dubbio martellante – per lui – e la sofferta certezza – per lei – della relazione tra i loro coniugi. La macchina, spesso a mano, sta attaccata ai personaggi, li pedina in lunghi piani sequenza, li disinquadra o li inquadra in primissimi piani, dei loro visi e dei particolari dei loro corpi. L’eterno tema del tradimento e di come le persone elaborano questa sorta di lutto, presto lutto vero e proprio, è elaborato appunto nella prima parte del film del regista russo in maniera impeccabile, trascinante e raffinata. Ma l’elemento grottesco, stabilito da subito, degenera pian piano assorbendo l’intera vicenda, che diviene squilibrata, all’insegna di un’esagerazione che non convince e non coinvolge: la dottoressa che mangia terra e peli del marito traditore, la sessualità esasperata, il momento quasi comico in cui i due assistono al materiale consumarsi della loro ossessione.
Poi ancora un’altra virata: dopo la svolta centrale del film – l’ambigua morte di marito e moglie fedifraghi – Betrayal precipita nel metafisico/onirico alla Lynch, con una serie di eventi inspiegabili che mettono in discussione il realismo della storia, che tanto ricorda appunto il progressivo sprofondamento nella follia di Twin Peaks. Ed un’ellissi temporale metaforica, rappresentata con un cambio d’abiti in un bosco, fa pensare alle repentine svolte sia di Mulholland Drive che di Lost Highways. Ma senza nessun cambio d’identità: i due protagonisti ora, dopo anni che non si vedono, ed entrambi di nuovo accasati, vivono un nuovo genere di relazione, che li porta a ricoprire i ruoli dei loro ex.
Lo stile perfetto di questo film, dalla fotografia ai movimenti di macchina, non è sufficiente a dare un’anima alla storia, a rendere omogenee la riflessione sul caso e la parallela analisi sull’amore e la sofferenza per essere stati traditi; a bilanciare tragedia e forzature grottesche. Forse l’amore non è solo una questione di stile.


CAST & CREDITS

(Izmena) Regia: Kirill Serebrennikov; sceneggiatura: Natalia Nazarova, Kirill Serebrennikov ; fotografia: Oleg Lukichev; montaggio: Sergei Ivanov; scenografia: Irina Grazhdankina; interpreti: Albina Dzhanabaeva, Dejan Lilic, Franziska Petri, Arturs Skrastins; produzione: Studio SLON; origine: Russia; durata: 115’.


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