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Blue Sky Bones

Pubblicato il 14 novembre 2013 da Giammario Di Risio

VOTO:

Blue Sky Bones

La musica, con tutta la sua energia e spregiudicatezza, entra in gioco dialettico con le immagini in un continuo travaso espressivo tra note e fotogrammi. Ci troviamo in un grande luna park di luci e colori; una lanterna magica dei nostri giorni, in cui la corsa sfrenata e incontrollata dei personaggi asciuga, riduce ai minimi termini rigore narrativo e immedesimazione da parte dello spettatore.

Cina. Da un po’ di tempo il giovane Zhong Hua non vede il padre e la madre. Abituato a cavarsela da solo, come hacker e musicista, inizia a ripercorrere, con la memoria, la storia della sua famiglia. Torna indietro agli anni della rivoluzione culturale, quando la sua splendida mamma, a colpi di musica rock e sfida al sistema, fu allontanata dal partito per aver scritto la sovversiva canzone “Stagione perduta” e il padre, una spia del regime, si innamorò della donna. Nonostante la nascita di Zhong, i due genitori presto si divideranno tragicamente e al piccolo, divenuto ragazzo maturo, non resterà che far rivivere, con l’immaginazione e la musica, il filo d’oro che ancora tiene unite le tre differenti isole.

Il racconto di questo film si serve di una miriade di soluzioni. A livello estetico si ha l’impressione di essere continuamente colpiti dal forte cromatismo, per poi riscontrare momenti in cui è l’effetto seppia, il bianco e nero o le luci al neon a prendere il palcoscenico. Sul versante del linguaggio abbiamo lo stesso afflato confusionario, con un montaggio alternato coadiuvato dal montaggio formale, sequenze accelerate, numerosi fermo immagine e le voci fuori campo dei protagonisti che raccontano continuamente il loro punto di vista su questa particolare famiglia. I costanti travasi disorientano lo spettatore mentre il viaggio a ritroso rifiata nelle sequenze caratterizzanti il tempo presente; da qui il lavoro di Zhong come hacker, il suo talento nel creare virus e antivirus, e la passione per la musica, che lo porterà a scrivere la bella canzone, dal titolo “Blue Sky Bones”, che sancirà l’affrancamento da un passato troppo spesso taciuto.

Un film diretto da un musicista, che risente appunto di eccessiva anarchia visiva non lasciando lo spazio alla fruizione per apprezzare, comprendere le reali motivazioni dei personaggi. Come in un parco giochi dalle mille possibilità o un quadro dai troppo punti di fuga, questa pellicola non riesce a “controllarsi” e si perde in mille rivoli, interessanti e forieri di spunti, tuttavia lontani dalla bellezza insita nel cinema: raccontare, con semplicità, coerenza e cuore, una storia per pungolare e arricchire il nostro immaginario.


CAST & CREDITS

(Blue Sky Bones); Regia: Jian Cui; interpreti: Youliang Zao, Hongjie Ni, Fang Hing, Han Lei, Ye Tao ; origine: Cina, 2013; durata: 102’;


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