Brooklyn’s Finest - Venezia 66 - Fuori Concorso

Brooklyn’s Finest condensa le caratteristiche principali del cinema di Antoine Fuqua. Il film, per ambientazione e costruzione capillare del carattere dei tre protagonisti, ricorda assai da vicino quel Training Day che rivelò il talento di questo regista al grande pubblico, oltre che fare vincere un meritatissimo oscar a Denzel Washington. Fuqua si trova perfettamente a suo agio tra le strade newyorchesi, raccontando le esistenze di tre poliziotti. Destini che si incroceranno inconsapevolmente solo verso la conclusione.
Ognuno dei tre personaggi principali vive in modo personale la divisa che porta addosso, caricandola di differenti ma ugualmente pesanti tormenti. Quello del poliziotto di strada corrotto, o comunque sempre in bilico tra giusto e sbagliato, è uno dei topoi più fertili per il cinema hollywoodiano, contemporaneo e non. In esso si condensano svariati generi (dal thriller vero e proprio al noir, passando, è il nostro caso, per una sorta di “thriller urbano” dalla forte componente drammatica).
Eddie (Richard Gere) è un quarantenne in attesa della pensione che arriverà alla fine della settimana. Depresso e privo di coraggio trascorre i giorni senza alcuna iniziativa. L’epilogo gli concederà l’occasione di riscattarsi. Sal (Ethan Hawke) è membro della squadra d’assalto. Schiacciato dalle difficoltà economiche, ha come unica mission prendersi cura della numerosa famiglia cui dare una casa più grande e dignitosa. Completa il quadro Tango (Don Cheadle), da anni sotto copertura, diviso tra il lavoro e l’amicizia, nella disperata attesa di essere reintegrato come ispettore e, finalmente, lasciare il compito di infiltrato.
Facile perdersi all’interno delle tre differenti trame. In realtà Fuqua riesce a dominarle senza confusione, alternando le diverse storie, mutando di conseguenza spesso registro narrativo. Più tranquillo e riflessivo quando in scena c’è il personaggio di Gere, più frenetico e sopra le righe quando a scambiarsi il posto sono Ethan hawke e Don Cheadle. Quello che non cambia è la tonalità del film. Una tonalità scura come le vite, animate più da ombre che da luci, dei protagonisti. Scura come la realtà che si infiamma, violenta e non di rado incontrollabile, tra le strade e i quartieri di New York. È bravo il regista nel suggerire i colori della città pur non rivolgendole mai direttamente (tranne che in sparute occasioni) la sua macchina da presa. Eppure, ogni azione, ogni sviluppo, ogni singolo personaggio sembra nutrito dalla essenza di questa straordinaria e mutevole metropoli.
Gli interpreti rappresentano una sicurezza. Ethan Hawke (già attore per Fuqua in Trainig Day) ormai veste alla perfezione i panni del personaggio nevrotico, così come Gere e Cheadle calzano alla perfezione i ruoli loro affidati. Il primo soprattutto si spoglia dell’aura di “conquistatore” mostrandosi invecchiato e imbolsito, più maturo ed apprezzabile. Completano il cast un Wesley Snipes di cui si erano perse le tracce ed Ellen Barkin.
Brooklyn’s Finest è un film che non delude, prevedibile nelle atmosfere proprio perché il cinema dell’autore nativo di Pittsburgh resta sempre fedele a se stesso, fatto di slang sporco, di “bravi e cattivi ragazzi”, di tensioni irrisolte la cui soluzione è quasi sempre definitiva. Un film da consigliare senza alcuna controindicazione.
(Brooklyn’s Finest); Regia: Antoine Fuqua; soggetto e sceneggiatura: Michael C. Martin, Brad Caleb Kane; fotografia: Patrick Murguia; montaggio: Barbara Tulliver; interpreti: Richard Gere (Eddie), Don Cheadle (Tango), Ethan Hawke (Sal), Wesley Snipes (Caz), Ellen Barkin (Agente Smith), Vince D’Onofrio (Carlo); produzione: Nu Image, Millennium Films, Thunder Road Productions, Langley Productions; distribuzione: Italian International Film, Andrea Leone Filmsl; origine: USA, 2008; durata: 140’;
