X

Su questo sito utilizziamo cookie tecnici e, previo tuo consenso, cookie di profilazione, nostri e di terze parti, per proporti pubblicit‡ in linea con le tue preferenze. Se vuoi saperne di pi˘ o prestare il consenso solo ad alcuni utilizzi clicca qui. Chiudendo questo banner, invece, presti il consenso allíuso di tutti i cookie



BUG

Pubblicato il 22 maggio 2006 da Alessia Spagnoli


BUG

L’horror degli ultimi anni sembrava un genere catatonico, l’ombra di quello che eravamo stati abituati a considerare il più sincero specchio dei tempi: perciò Bug rappresenta un salutare defibrillatore per lo spettatore moderno ed una boccata d’aria pura per il cultore (del genere e dell’autore). Un ritorno molto atteso e in grandissimo stile per William Friedkin, che con la zampata del vecchio leone rispolvera alla nostra memoria le enormi potenzialità, solo sopite, dell’horror.
In Bug c’è dentro tutto: svariati omaggi, più o meno velati, alle opere miliari del genere (dal Cronenberg de La Mosca alle atmosfere malate e oppressive nonché ai personaggi sgradevoli dell’Hooper di Non Aprite quella Porta, a Psycho col suo motel fuori dal mondo e il protagonista, Peter Evans, che non può non rimandare a Norman Bates, per giungere infine al suo stesso L’Esorcista). Come pure sono presenti alcuni dei più riconoscibili topoi orrorifici: la psicosi del complotto politico ordito ai danni della popolazione ignara, tratto distintivo di tanti fanta-horror degli Anni ’50, oltre al tema del corpo e della casa invasi e penetrati da un Male oscuro e senza nome.
Ma quanto detto non tragga in inganno: non ci troviamo di fronte ad un’operazione squisitamente cinefilo/nostalgica. Tutt’altro. In Bug non c’è traccia di manierismi. La grandezza di questo film e del suo autore risiede in larga misura anche nella critica radicale e serratissima al presente. Quelle di Friedkin non sono sterili citazioni letterali, ma riattualizzazioni di atmosfere rese attraverso un sapiente e velata "impollinazione" di indizi.
La pellicola, come la miglior produzione Anni ’70 riconducibile al genere, risulta profondamente disturbante, tanto che il pubblico in sala reagisce scaricando ripetutamente l’eccessiva tensione accumulata attraverso risate liberatorie, quanto mai fuori luogo: e alcune scene risultano tanto insostenibili che sono in molti a dover lasciare la sala prima del tempo (come avviene per le atroci fustigazioni corporali che il protagonista, il "posseduto" Peter, si autoinfligge).
Splendidamente interpretato e ancor meglio diretto, Bug é un’opera totalmente destabilizzante per lo spietato ritratto che offre della nostra epoca e di ciò che siamo. Nel film si respira tutta la psicosi che il pericolo invisibile del terrorismo internazionale rappresenta per noi e del quale ci sforziamo di non parlare.
Un grazie di cuore a Friedkin per averci nuovamente folgorato e aver scritto l’ennesima pagina d’antologia nel cinema di genere.
Siamo dalle parti del capolavoro.

(Bug); Regia: William Friedkin; sceneggiatura: Tracy Letts; fotografia: Michael Grady; montaggio: Darrin Navarro; musica: Brian Tyler; interpreti: Lynn Collins (R.C.), Harry Connick Jr. (Jerry Goss), Ashley Judd (Agnes), Brian F. O’Byrne (Dr. Sweet), Michael Shannon (Peter); produzione: Kimberly C. Anderson, Michael Burns, Gary Huckabay; origine: USA 2006


Enregistrer au format PDF