X

Su questo sito utilizziamo cookie tecnici e, previo tuo consenso, cookie di profilazione, nostri e di terze parti, per proporti pubblicit‡ in linea con le tue preferenze. Se vuoi saperne di pi˘ o prestare il consenso solo ad alcuni utilizzi clicca qui. Chiudendo questo banner, invece, presti il consenso allíuso di tutti i cookie



Cannes 2007: Mutum – Quinzaine des Réalisateurs

Pubblicato il 8 giugno 2007 da Giovanni Spagnoletti


Cannes 2007: Mutum – Quinzaine des Réalisateurs

Gli occhi dei bambini sono da sempre considerati gli occhi dell’innocenza, della verità e della sincerità: sono la porta che si apre sul mondo degli adulti, su di un mondo che spesso rivela tristi realtà.
La regista Sandra Kogut ambienta tra gli aridi campi di Minas Gerais, località rurale brasiliana, un dramma familiare dove domina il dolore sommesso, la tristezza rassegnata, senza parole, l’assoluta assenza di alcun barlume di felicità possibile.
E sono gli occhi di un bambino di circa dieci anni quelli attraverso i quali la Kogut decide di raccontarci questa storia, gli occhi un po’ miopi di Thiago, un ragazzino che vive insieme ai genitori, alla nonna, al fratello Felipe e alle sue tre sorelline, in una remota fattoria fuori dal mondo, senza elettricità né acqua, dove il tempo pare fermo e le ripetitive abitudini quotidiane sembra non possano subire alcun mutamento.
Molto solitario e chiuso in se stesso, Thiago risente particolarmente, anche più dei suoi fratelli, dei continui e furiosi litigi tra suo padre e sua madre. Le violenze dell’uomo contro sua moglie portano il ragazzino a nutrire nei confronti del genitore un sentimento di odio misto a timore, che non gli consentono di avere con lui un buon rapporto. Urla e percosse si verificano dietro porte chiuse e non sono mai mostrate, solo lasciate intendere, immaginate dai bambini che restano fuori dalle stanze piangendo in silenzio, nell’indifferenza degli adulti.
Thiago vorrebbe crescere per dare un senso alla sua vita, ma non gli è possibile. I comportamenti dei “grandi” gli risultano incomprensibili: la violenza del padre, la rassegnazione della madre e della nonna, i gesti ambigui dell’adorato zio, non gli consentono di individuare i giusti punti di riferimento, e diventare adulti gli sembra significhi essere destinati solamente a soffrire (anche il lavoro nei campi al quale è iniziato dal padre è per lui più una punizione che un segno di fiducia nei suoi confronti).

Le giornate nella fattoria procedono lentamente, così come il dolore cresce, senza che venga mostrata alcuna enfasi nel susseguirsi degli eventi o nella recitazione degli attori. La morte di Felipe è il vero punto di rottura nella vita della famiglia. Il drammatico avvenimento è vissuto come una punizione divina, assimilata agli eventi atmosferici che mettono in pericolo la stabilità della fattoria: il sole che brucia e secca la terra, il vento che spazza via ogni cosa e la pioggia che cade impetuosa attentando alla solidità della casa, sono interpretati dal padre di Thiago come il segno della volontà di un Dio che gli ha sbattuto in faccia ogni possibile porta aperta sul futuro. La realtà è che la pioggia, il vento, le terre riarse sono perfetti simboli visivi della precarietà economica ma soprattutto affettiva in cui si ritrova a vivere un nucleo familiare in rovina.
Con una punta di retorica e ancora una volta senza eccessivo pathos, la macchina da presa resta ferma nell’inquadratura finale, mentre Thiago si allontana da un mondo dove l’innocenza sembra non poter esistere e la salvezza è partire.


CAST & CREDITS

(Mutum) Regia: Sandra Kogut; soggetto: João Guimarães Rosa; sceneggiatura: Ana Luiza Martins Costa, Sandra Kogut; montaggio: Sérgio Mekler; musiche: Màrcio Camara; scenografia: Déia Brito; interpreti: Thiago da Silva Mariz (Thiago), Wallison Felipe Leal Barroso (Felipe); produzione: Ravina Filmes e Gloria Films; distribuzione: TF1; origine: Brasile/Francia 2007; durata: 85’


Enregistrer au format PDF