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Conferenza stampa Black Book

Pubblicato il 1 febbraio 2007 da Salvatore Salviano Miceli


Conferenza stampa Black Book

Si è svolta oggi la conferenza stampa di Paul Verhoeven accompagnato da Carice Van Houten, splendida protagonista del suo film, in occasione della prossima uscita di Black Book, già presentato in concorso all’ultima edizione del festival di Venezia.

Film sul nazismo, sull’occupazione, sui nazisti cattivi, ne abbiamo visti tantissimi. Lei voleva dare un taglio diverso per mostrare anche le violenze e le atrocità della resistenza. Sembra, però, che non si sia soffermato più su questo tema.

A differenza di molti altri film sulla seconda guerra mondiale, ho cercato di raccontare una storia che fosse basata su eventi reali. Non ho voluto dare spazio ad una ideologia. Ideologia serebbe stato raccontare di buoni e cattivi. Io volevo mostrare l’Olanda nel biennio 1944 – 1945. La situazione è molto diversa quando si porta sullo schermo una storia preceduta da una lunga ricerca storica. Le cose che si scoprono sono molto diverse da quello che ci viene fatto credere tradizionalmente. Ho condotto le mie ricerche per venti anni insieme a Gerard Soeteman ed il nostro intento era quello di dare vita ad un film che fosse il più rappresentativo possibile di due anni (44-45) molto particolari per il mio paese. Anni in cui il nord non era ancora stato liberato e le forze alleate erano state bloccate nella zona dei fiumi, geograficamente al centro dei Paesi Bassi. Le zone presidiate ancora dai nazisti erano sottoposte ad atrocità incredibili. Questa è la storia che noi volevamo raccontare. Credo che la situazione dell’Olanda non fosse, poi, molto diversa da quella degli altri paesi occupati. Fenomeni come il collaborazionismo o la resistenza hanno coinvolto tutti i paesi vittime dell’occupazione nazista.

In Italia si discute molto circa una vera e propria gurra civile avvenuta nel nostro paese in quegli anni. In Olanda è esistita questa spaccatura?

Una guerra civile come quella odierna in Iraq, tanto per fare un paragone, non c’è stata. Solo una piccola percentuale della popolazione si era unita alla resistenza così come un’altra piccola percentuale ha collaborato con i nazisti. Una cifra piuttosto esigua visto che la maggioranza è rimasta neutrale. Non penso di dire nulla di sensazionale affermando che l’Olanda, a differenza dell’Italia, era un paese antifascista.

(Per Carice Van Houten). La sua interpretazione è eccezionale. Come è stato lavorare con un così grande regista.

Conoscevo Paul per sentito dire. Sapevo che nel suo lavoro mostra una passione quasi selvaggia. Avvicinandomi alla data del casting ero certa che se avessi avuto la parte avrei passato sei mesi ricchi di stress. Già dal primo provino c’è stata immediatamente una forte empatia. Ho notato da subito la sua grande esperienza e ho immediatamente riconosciuto quel suo impeto che è anche il mio, lo stesso che metto nelle mie cose, nel mio lavoro. Lui in quell’occasione è stato anche in grado di calmarmi, di mettermi a mio agio. Ho imparato tanto da lui e per questo gli sono riconoscente.

Come è stato tornare a lavorare in Europa dopo la lunga permanenza negli Stati Uniti.

È stato fantastico. Non ci sono grandissime differenze per quanto riguarda la regia vera e proria, ma io ho lasciato l’Olanda quando avevo 46 anni, un’età un po’ grande per americanizzarsi. In tutti questi anni, poi, ho fatto la spola tra l’Olanda e gli Stati Uniti. Pur essendo presenti ovunque gli stessi talenti, per me è stato più facile lavorare con gli attori nella mia lingua madre perché riesco a sfruttare maggiori sfumature. È meraviglioso lavorare in Europa. Per il casting mi sono rivolto a quattro paesi, Germania, Paesi Bassi e Regno Unito, e gli attori che hanno fatto parte del film sono eccezionali. Hanno realmente collaborato con me nella scrittura e nella messa in scena di Black Book. Questo clima di collaborazione non può realizzarsi in America. Non sarebbe facile prendere Tom Cruise e provare la sua predisposizione al ruolo prima di avere firmato il contratto. Quando ci si avvicina a questi grandi attori americani bisogna passare attraverso una serie di figure, agenti e manager, che non ha eguali in Europa. Solo dopo avere messi i soldi sul tavolo si è sicuri che l’attore è a disposizione del regista. Con gli interpreti del mio film è stato un vero piacere lavorare. Ci sono stati anche momenti molto difficili, soprattutto dal punto di vista finanziario. C’è stato, infatti, un impianto produttivo massiccio per fare fronte alle spese. Tornando a Carice, poi, è stato davvero stimolante lavorare con lei anche se, ripeto, ci sono stati momenti piuttosto complicati.

Ho letto che lei sposa, riguardo il film, l’accusa di revisionismo storico e cinematografico ma rifiuta quella di revisionismo politico. Può spiegarci?

Credevo di avere già risposto a questa domanda. Cosa vuol dire revisionismo? Ho affrontato il film facendo numerose ricerche storiche. Non c’è, quindi, la possibilità di modificare la realtà quando si trattano eventi realmente accaduti. L’intento, del resto, non era fare un film revisionista. Tutti i personaggi corrispondono a persone realmente esistite. Ellis De Vries (Carice Van Houten) può essere ricondotta a tre donne vissute in Olanda e ormai morte, Müntze (Sebastian Koch) è basato su un ufficiale realmente accaduto che esercitava spesso la facoltà di liberare prigionieri in cambio di francobolli rari, così Franken (Waldemar Kobus) o Akkermans (Thom Hoffman), per non parlare poi dello stesso black book. Ho un po’ paura della parola revisionismo perché nasconde a volta una ambiguità rispetto a quello che si sta verificando nuovamente, o no?

A che punto è il libro su Gesù storico e quale sarà il prossimo film

Sto scrivendo questo libro su Gesù ormai da venti anni. Il libro sarà ultimato intorno a Settembre. Sarà scritto in Olandese e, se risulterà abbastanza provocatorio, magari sarà tradotto anche in Italiano. Devo dire che è una buona rivisitazione non del cattolicesimo della chiesa romana ma della cristianità in generale. Sul nuovo film posso dire che ho da poco iniziato la pre-produzione perché è appena stato finanziato. Il titolo equivale al nome del personaggio (Asasal), ma subirà diverse traduzioni in relazione al paese in cui sarà distribuito. Il libro russo, su cui si basa, è stato scritto da Boris Akunin sette anni fa. Alcuni dei suoi libri sono già stati pubblicati anche in Italia. È la storia di un detective russo ambientata nel 1876 ed è il racconto di un suicidio e di un omicidio, di una cospirazione mondiale; Mortale e Affascinante. Del resto, il terrorismo è stato inventato in Russia nel XIX secolo. Il termine è stato coniato dopo la rivoluzione francese, ma i primi terroristi furono gli attentatori dello zar. Avrete notato, poi, che nel film i nazisti chiamano i membri della resistenza olandese terroristi. Questo dovrebbe farci riflettere sul significato che ha oggi questa parola, tenendo conto che i fascisti o i nazisti erano soliti appellare in questa maniera chi lottava per la libertà.

Cosa pensa del terrorismo di oggi

Penso che se avessi una risposta a questa domanda andrei a parlare con Mr. Bush e avrei anche molte cose da dirgli. Il problema è che il nemico si considera sempre come un diavolo, cancellando ogni traccia di umanità. Ma, continuando ad avere questo atteggiamento, non si potrà creare nulla di nuovo, o proporre alcuna soluzione. Rifacendomi al mio lavoro su Gesù, direi di attenrsi alla frase da lui pronunciata ‘Ama il tuo nemico’.

Trovo che il suo sia un film assolutamente non ripetitivo rispetto agli altri inerenti il nazismo. Sembra però che il male si nasconda proprio in chi ci sta accanto e che black book rappresenti il libro nero dell’umanità

Io mi fido del prossimo, ciecamente di mia moglie o di mia figlia, ma negli ultimi anni è giusto notare che abbiamo assistito ad una grandissima bugia: quella dell’impero americano che mente spudoratamente ai propri cittadini basandosi sulla loro credulità.


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