Dylan Dog – Il film (Conferenza stampa)

Roma 15/03/11. Ci troviamo all’interno del cinema Barberini, alla conferenza stampa che ha seguito l’anteprima mondiale di presentazione del film che vede come protagonista il personaggio creato da Tiziano Sclavi e che il giorno dopo uscirà in Italia in ben trecento copie. Presente in sala il regista canadese Kevin Munroe.
Come ha deciso di portare avanti questo progetto? Quali sono state le sue prime scelte?
K. Munroe Avevo completato un anno prima il film sulle Tartarughe Ninja (TMNT - Teenage Mutant Ninja Turtles), quando mi è arrivata la proposta di realizzare Dylan Dog, un progetto che all’epoca era in giro da otto anni; la Platinum era la titolare dei diritti. La sceneggiatura era già pronta: quando mi è arrivata, l’ho letta e l’ho trovata assolutamente eccezionale, perché credo avesse tutti gli elementi necessari per realizzare questo tipo di film, tutte potenzialità utili per costruire un mondo completamente nuovo, cosa che fondamentalmente è quello cui ogni regista aspira.
Mi sembra che lei, molti anni prima di mettere le mani sul copione di Dylan Dog, avesse collaborato a uno script su Martin Mystère: è vero?
Attorno a Dylan Dog vi è una complessa questione di diritti, molto diversi da Paese a Paese: immagino che voi vi siate basati sui diritti dell’edizione americana. Avete confrontato quest’ultima con quella italiana? Per chi non lo sapesse, Groucho non c’è nella versione americana...
Sì, è vero, ancor prima di sentire parlare di Dylan Dog (nel 2000 o nel 2001), avevo lavorato con la società che pubblicava Martin Mystère per sviluppare una serie televisiva. E fu in quell’occasione che mi imbattei in Dylan Dog per la prima volta: ci sono due numeri in cui Martin incontra Dylan. Purtroppo la serie è stata poi interrotta perché la casa non era titolare dei diritti in altri luoghi: in Francia appartengono alla Gaumont la quale, alla fine, ha portato avanti il progetto attraverso una serie animata.
Ovviamente avevo letto i sei numeri di Dylan Dog pubblicati in inglese: vi erano state varie modifiche, apportate proprio perché vi era anche un discorso di tipo giuridico per via dei diritti. Ma non
avevo avuto modo di visionare la versione italiana. Per cui quando mi è arrivata la sceneggiatura, il cui titolo in realtà era Dead of Night, mi resi subito conto che era in un certo senso basata su Dylan, per cui mi andai a cercare la versione italiana, che ho trovato essere più profonda rispetto alla traduzione inglese, poiché spesso succede per le versioni americane nel cinema o nella televisione, visto che la tendenza è quella di arrivare a un più vasto pubblico. Comunque ho trovato che entrambe le versioni si prestassero a poter esprimere questo mondo particolare.
Il Dylan Dog che vediamo è completamente diverso rispetto al fumetto, così come il mondo che lo circonda. Lei si era reso conto di queste differenze? Secondo lei come saranno prese dai fan del fumetto?
Quando trasponi sullo schermo un fumetto si va incontro a delle differenze tra i mondi nei quali i personaggi vivono. Se a questo poi si aggiunge una fedele base di fan, ci si accorge che vi sono delle differenze tra i due con le quali bisogna fare i conti: questo accade quando si porta sullo schermo una vera icona. Comunque i due metodi sono diversi: l’unico modo per trasporre così come è il personaggio del fumetto una volta portato sullo schermo sarebbe di attaccarlo attraverso una pinzatrice. E poi il cinema è un insieme di vari elementi, tra cui la sceneggiatura e la regia. Quello che abbiamo cercato di fare è stato rimanere fedeli allo spirito del fumetto: speriamo di esserci riusciti.
Vi sono varie citazioni: uno Sclavi, un Sergio (Bonelli) e via dicendo. Le aveva già trovate in sceneggiatura oppure sono farina del suo sacco?
Molte di queste cose sono venute fuori mentre sviluppavo il copione, come Marcus che lancia la pistola a Dylan. Avendo già lavorato nel mondo dei fumetti, so che i fan amano trovare questi riferimenti che mostrano come chi ha lavorato al film ha veramente prestato attenzione a tutte le parti del fumetto.
Il film inizialmente era ambientato a New York City. Questo però secondo me non andava bene: pur dovendo tenere conto dei vincoli di natura economica, comunque secondo me la scelta non poteva cadere che su New Orleans, l’unica città americana che ha quell’atmosfera autenticamente europea. Se Dylan fosse dovuto andare negli Stati Uniti, sicuramente avrebbe scelto proprio New Orleans.
Ho letto che lei aveva provato a inserire le classiche frasi di Dylan, come «Giuda ballerino!» o «Il mio quinto senso e mezzo», ma poi non erano più state messe. Ora, invece, ce le abbiamo trovate nella versione italiana... Vorrei sapere se è stata una scelta del doppiaggio.
(Qui risponde un portavoce della distribuzione, ndr). L’unica cosa che è stata aggiunta è «Giuda ballerino!»: lui diceva «Jackpot!», perché «Giuda ballerino!» non avrebbe avuto senso.
K. Munroe Abbiamo cercato fin dall’inizio di mettere quante più citazioni possibili. Qui, però, più che di problemi legali, si trattava di espressioni che non avrebbero detto nulla al pubblico americano, spiazzandolo e provocando più domande di quante risposte si sarebbe potuto dare.
Aveva molti progetti in ballo, tra cui un secondo Teenage Mutant Ninja Turtles, un film sui Tecno Ninja Gatchaman e un altro tratto dal suo fumetto El Zombo Fantasma. Però è tutto rimasto nel limbo: volevo sapere quale è la situazione.
Per quello che riguarda le Tartarughe Ninja e il discorso del
sequel, adesso c’è la società di Michael Bay che sta mettendo a punto una sceneggiatura per un film interpretato da attori in carne e ossa, con la Paramount, un progetto di cui siamo molto entusiasti. Poi c’è anche la serie animata con la Nickelodeon. Comunque io non sono coinvolto in nessuno dei due progetti. Avevo sviluppato il copione e dovevo occuparmi anche della seconda parte, ma poi il piano non è andato più in porto.
Per quanto riguarda l’altro progetto, io sono cresciuto con quel fumetto, come è accaduto nel caso di Dylan Dog per molti di voi, per cui per me è stata un’opportunità di condividere con milioni di altre persone le mie opinioni, i miei punti di vista, il mio amore. Doveva essere lo script per un film in CGI veramente all’avanguardia, ma poi purtroppo la società è fallita. Tra l’altro loro volevano creare qualcosa nello stile dei Power Rangers, quindi più per ragazzini, prodotto che a me non interessava e progetto che alla fine ho abbandonato.
Nel caso di El Zombo abbiamo una sceneggiatura che stiamo mostrando a vari studios: stiamo cercando di vedere che cosa se ne può fare per tirarne fuori una serie televisiva. Inoltre sto lavorando a un’altra serie televisiva, tratta da un altro mio fumetto, Olympus Heights, e vogliamo vedere se se ne può fare una versione cinematografica con attori reali.
Lei indossa una felpa della LucasFilm: è solo un souvenir oppure...?
Oltre a essere una felpa comoda, perché è il mio stile e mi piace vestire così... sì, sto collaborando con la LucasFilm: questa proposta mi è arrivata dopo che avevo completato Dylan Dog; è un progetto molto interessante che mi impegnerà per il prossimo anno, anno e mezzo. Penso che si comincerà a saperne qualcosa verso la fine del 2011, inizio 2012.
Secondo lei quali sono i motivi del fascino del personaggio di Dylan Dog?
Dal mio punto di vista Dylan Dog rappresenta un antieroe, un personaggio veramente particolare che affronta il mondo a modo suo e che sembra molto spesso sentirsi più a suo agio con ciò che è surreale piuttosto che con la realtà. Girando poi a New Orleans mi sono reso conto che si tratta della città più infestata da fantasmi e spiriti di qualsiasi altra, il che è una cosa che mi dà i brividi, oltre che renderla interessante e affascinante al tempo stesso. Quindi l’ho osservata un po’ anche attraverso il punto di vista di Dylan Dog: un ambiente invitante ma al contempo strano, bizzarro e che fa paura. È questo il lato che che mi ha attratto di più in particolare: non è il classico personaggio americano, tipo quelli di Michael Bay.
Prima di tutto volevo complimentarvi con lei, poiché ha del fegato a venire qua in Italia, nella tana del leone... Da noi Dylan Dog, a differenza di tanti fumetti in America, non viene letto solamente dai nerd, ma da tutti: le ragazze a scuola sognano di uscire con lui, anche quelle popolari. Siccome si tratta di un personaggio così universale, così popolare, ha anche un target parecchio alto: è un fumetto in un certo senso da adulti. Nonostante tutte le modifiche che lei ha fatto, come mai il target è stato abbassato così tanto, presentando un prodotto per teenager?
Per quanto riguarda il fatto di venire in Italia... perché no? So che sono molte le controversie circa il mondo di Dylan Dog: tuttavia questo succede ogni volta che si tocca qualcosa che è molto caro a tanti. Di certo è sempre rischioso. D’altra parte, però, non è che volessi tirarmi indietro di fronte a certe domande.
A me piace molto l’idea che da voi Dylan Dog venga letto da
tutti: trovo che se ci fossero più fumetti, se ci fossero anche più fumetti letti anche dagli adulti, i fumetti sarebbero migliori; e non ci sarebbe lo stereotipo secondo cui i fumetti e le graphic novel siano letti soltanto dai ragazzini.
Non credo sia stato abbassato il target: è stata semplicemente realizzata la versione cinematografica del fumetto. Sono due media diversi. Non si tratta di una scusa. Il film è stato vietato ai minori di 13 anni: so che nel fumetto ci sono molte più teste che saltano, cervelli che vengono mangiati; ma questa è stata una scelta produttiva, poiché i finanziatori avevano deciso di realizzare una pellicola che fosse vietata ai minori di 13 anni. D’altra parte a me non piacerebbe l’idea che qualcosa che mi è caro fosse determinato dal colore di una macchina: per esempio la Batmobile ha cambiato versioni e colori, ma rimane sempre la Batmobile. Credo che lo stesso si possa dire anche per Dylan Dog: a prescindere dal colore del Maggiolino, secondo me è lo spirito quello che noi abbiamo voluto preservare.
Volevo sapere se ha avuto dei contatti, e di che tipo, con Tiziano Sclavi e la Bonelli. Al di là dell’omaggio nel film, generalmente i rapporti con gli sceneggiatori sono sempre complessi: Alan Moore, per esempio, ha rifiutato tutte le versioni cinematografiche dei suoi lavori. Evidentemente Sclavi e la Bonelli no, poiché ci sono i loro nomi nei titoli di coda. Volevo sapere se hanno visto il film, se c’è stata una consulenza.
Devo dire che io non sono stato coinvolto nella prima stesura dello script, per cui non posso dire se ci siano stati rapporti tra gli sceneggiatori e la casa editrice o Sclavi. So che il primo giorno di riprese abbiamo avuto un rappresentante della Bonelli sul set, una persona gradevole e simpatica che sembrava essere a proprio agio quando abbiamo girato la scena della biblioteca. E vi è stata una persona che era stata coinvolta nella scrittura del fumetto che ha partecipato alle riprese nell’appartamento.
Io non ho incontrato Tiziano Sclavi, non ho avuto scambi diretti con loro e neanche so se abbiano visto il film. Credo che fondamentalmente i loro rapporti siano stati maggiormente coi produttori.
Un rappresentante della distribuzione dichiara che il film non è stato visto da nessuno della Bonelli e che l’unica proiezione al mondo effettuata è stata quella di oggi.
L’ultimi dialogo mi fa pensare che lei abbia la speranza di realizzare un sequel...
Non ci sono ancora piani ufficiali per un eventuale sequel. Naturalmente, se vi fosse l’occasione, sarei estremamente interessato a farlo. Abbiamo parlato di sequel in genere, ma ovviamente il problema è vedere come andrà questo film, se
incasserà abbastanza per fare sì che coloro che hanno messo i soldi decidano di impegnarsi nuovamente. In quel caso mi piacerebbe l’idea di riportare Dylan in Europa e magari – perché no – girare qualcosa in Italia: il solo fatto di essere arrivato in aeroporto e poi in albergo e di essermi guardato intorno, mi fa pensare che sarebbe una cosa meravigliosa. Sarebbe inoltre per me possibile cercare di introdurre molti più elementi appartenenti al mondo del fumetto, molto più di quanto non abbia potuto fare questa volta: per esempio l’Ispettore Bloch, Xabaras, parlare anche dei problemi di Dylan con la madre e scendere maggiormente nel dettaglio, cosa che, quando introduci per la prima volta un universo totalmente nuovo a un pubblico, diventa difficile da fare.
