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FESTA DEL CINEMA DI ROMA - CHECOSAMANCA

Pubblicato il 18 ottobre 2006 da Marco Di Cesare


FESTA DEL CINEMA DI ROMA - CHECOSAMANCA

In una discarica presso Reggio Calabria un ragazzo si crea un proprio spazio personale, un comodo salotto, recuperando mobili gettati via, lì proprio dove passerà il Ponte sullo Stretto. A Rosà, paese del trevigiano, un presidio di operai, casalinghe e pensionati lotta contro la costruzione di una zincheria in un luogo dove si teme siano sepolti dei rifiuti tossici. A Torino assistiamo al lavoro degli “avvocati di strada”, legali che difendono i meno abbienti, praticamente senza chiedere denaro in cambio. In Emilia Romagna due ricercatori di fama internazionale si battono per poter comprare il costosissimo microscopio necessario all’analisi dei devastanti effetti delle polvere sottili sul corpo umano. A Castellamare di Stabia gli abitanti sono in lotta contro la privatizzazione dell’acqua. Nel brindisino un uomo, dopo aver scavato un pozzo, porta l’acqua a chi non ce l’ha, facendosi pagare solamente il trasporto. Nella notte catanese, branchi di cani randagi vagano per la città, teneri e feroci, sulle note di una metallica La Libertà di Giorgio Gaber rifatta dai Marlene Kuntz.
Checosamanca è un’opera collettiva, risultato di una ricerca alla scoperta di giovani autori che avessero già dimostrato una certa dimestichezza nel raccontare il “reale”: il film è il frutto ultimo di una selezione fra decine e decine di progetti. Non ci troviamo di fronte a un insieme di episodi giustapposti l’uno all’altro, bensì di un lungometraggio, corpus unicum con una sua propria e coerente linea tematica, ben sviluppata di episodio in episodio. Evidente come il lavoro della montatrice Esmeralda Calabria (già collaboratrice di Placido e Moretti) sia stato di fondamentalmente di livello “autoriale”, necessario per legare tra loro episodi comunque nati indipendentemente l’uno dall’altro, girati da occhi e mani diversi.
In questo lavoro è pressante il bisogno di narrare una situazione di sfacelo politico, di vuoto nelle istituzioni, di amoralità diffusa che è trait d’union per l’Italia intera. Ma, allo stesso tempo, è un saggio che spiega un significato troppo spesso poco sottolineato della parola politica: ossia prendere parte alla vita pubblica, condividere, in contrapposizione a quello che il senso comune dà alla medesima parola, ovvero organizzare per poter governare. E in questo senso sono illuminanti le parole di Giorgio Gaber: «La libertà non è uno spazio libero, libertà è partecipazione». In questo modo si può ben capire come il film non faccia altro che sintetizzare esemplarmente la lotta di un’intera collettività contro pochi individui che da soli sembrano rappresentare l’oscuro e fagocitante sistema. Nonostante una visione di tale portata, riassunta così, potrebbe suggerire un certo didascalismo narrativo, si può affermare come Checosamanca sia un maturo reportage, dove anche se il punto di vista è ben chiaro, questo non si scontra mai con il dato reale: il film vuole sì analizzare una lotta dei poveri contro i ricchi, ma sa rimanere ben lontano dalla faciloneria cinematografica, poiché mette in scena storie con il "lieto fine" ed altre che non possono essere considerate in tale mamiera. Questa eterogeneità non è altro che una manna per il risultato finale dell’opera, proprio perché può simulare con meno difficoltà la realtà: sia quella porzione di essa che ha messo di fronte ai nostri occhi, che quella che continua a vivere oltre lo schermo. E il film, in tale modo, risulta essere un’opera totalmente aperta, e non un semplice apologo: ed è perciò ben inserito nella nostra contemporaneità, mostrandoci lotte che non hanno raggiunto la notorietà, ad esempio, del movimento No Tav, ma che rappresentano ulteriori esempi di disubbidienza civile, il modo più lecito per fare sentire una voce che sale dal basso.
Molto interessante, nella sua semplicità, la giustapposizione tra il linguaggio colto, l’italiano ben detto, e quello che, al contrario, denota un’estrazione sociale più umile: è come se la realtà fosse sintetizzabile così semplicemente tramite un mezzo che è più legato alla poesia, intendendo questa come il dato immediato che non necessita di ulteriore analisi, perché essa è già una verità.

(Checosamanca) Regia: Alice Rohrwacher, Andrea Segre, Francesco Cressati, Enrico Cerasuolo, Sergio Fergnachino, Martina Parenti, Marco Berrini, Andrea D’Ambrosio, Nicola Zucchi, Chiara Bellosi; montaggio: Esmeralda Calabria; musica: Ivan Iusco, Marlene Kuntz, Piccola Bottega Baltazar; produzione: Eskimosa e Rai Cinema; origine: Italia 2006; durata: 98’; web info: sito ufficiale.


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