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THE DEPARTED

Pubblicato il 26 ottobre 2006 da Salvatore Salviano Miceli


THE DEPARTED

Basta poco, al calare delle luci in sala, per essere trasportati con prepotenza, ma non per questo senza un malinconico quanto crudele senso di compiacimento, indietro di un po’ di anni. Quando le prime immagini iniziano a riempire il bianco dello schermo, antichi sapori e sensazioni riconosciute e riconoscibili tornano ad essere i principali vettori di una visione che nei suoi 149’ minuti di durata non rischia di affrontare attimi di smarrimento o giustificati sbalzi di attenzione.
Questo perché già dalla prima sequenza, dai primi movimenti di macchina, dalla presentazione dei personaggi, dai primordiali sviluppi narrativi, The Departed - il bene e il male sembra già appartenerci, dichiarandosi senza presunzione come il nuovo tassello di una virtuale ma, al contempo, fragorosamente concreta memoria cinematografica fatta di segni, di graffi, di parole, di una estetica, insomma, che solo parzialmente, negli ultimi anni, era stata in grado di emergere dai film di Martin Scorsese.
Il regista torna a raccontare l’uomo, le sue miserie ed i suoi sogni, la sua natura di animale complesso in bilico tra luci e tenebre, ed il mondo in cui vive, in cui giustizia e criminalità sono ben distanti dall’essere separate da una marcata linea di confine ma, al contrario, la cui tangenza è quasi sempre il primo passo verso il loro intersecarsi. Rispetto ai due film precedenti c’è un ritorno ad una struttura più snella in cui la narrazione procede senza rimanere schiava di una prolissità che invece era ben presente nelle ultime opere.
La grandezza di Scorsese risiede nel non abbandonarsi a scontati pistolotti morali, nel lasciare che i suoi personaggi costruiscano da soli la propria etica e procedano sempre in solitudine verso l’epilogo sotteso in ogni suo film, lo scontro finale con essa. In The Departed nessun personaggio riesce a sfuggire a questo incontro, soccombendone e, in alcuni casi, accettandone l’inesorabilità.
È ottima la scrittura di William Monahan che, pur senza perdere di vista i nodi principali di Infernal Affairs, film a cui The Departed si ispira, rifiutando, per bocca dello stesso regista, e non a torto, la definizione di remake, realizza una sceneggiatura straordinariamente compatta, priva di pause ma, soprattutto, assolutamente congeniale alla poetica ed al modulo narrativo di Scorsese che, infatti, dimostra di apprezzare sfruttando pienamente la visionarietà ed il complesso lavoro introspettivo svolto sui personaggi.
Il doppio, il bene e il male del titolo, è pienamente rappresentato dalla coppia Damon - DiCaprio. I personaggi da loro interpretati sono l’uno l’immagine speculare dell’altro. Entrambi si muovono in un limbo, in uno stato di sospensione in cui i valori sembrano essere trasfigurati, ed entrambi finiscono per non riconoscere più la propria direzione, la retta verso cui muovere i propri passi. La loro somiglianza fisica diviene emblema della consonanza dei loro destini e su questo gioca il regista facendoli inseguire, cercare, annusare reciprocamente fino all’inevitabile scontro finale. La recitazione di ambedue gli attori è intensa e ciò vale anche per un DiCaprio forse finalmente maturo alla sua terza prova sotto la direzione di Scorsese. Il cast, davvero di elevatissimo spessore, è completato da un Mark Wahlberg, assai convincente in un ruolo non di primissimo piano, un Alec Baldwin, straordinariamente istrionico e funzionale, e da Martin Sheen, la cui eleganza e versatilità sembrano finalmente essere state riscoperte da Hollywood. È forte la sensazione che una recitazione così integrata da parte dell’intero cast sia figlia oltre che dei meriti e delle capacità di ciascun attore, della bravura con cui il regista ha saputo dirigerli sapendo affidare a ciascuno i tempi più giusti, concedendo i momenti più funzionali sia per la recitazione in sé che per la narrazione.
Merita una considerazione a parte Jack Nicholson che non dà solamente un saggio della sua bravura ma che conserva e condensa in sé i colori, le trame nascoste, i tic narrativi dell’intero film. Nella sua mimica, nel suo incedere che sfugge a qualsiasi tentativo di definizione, nel suo straniarsi sino a diventare caricatura, nei suoi esercizi di stile e nella sua palese ed arrogante manifestazione di grandezza è nascosta l’arte di un grandissimo interprete. A lui Scorsese regala la possibilità di confrontarsi nuovamente con un ruolo stimolante ma Nicholson regala a Scorsese attimi di cinema che si cristallizzeranno grazie anche al suo straordinario volto.
Al riaccendersi delle luci ci si guarda attoniti ed entusiasti. È sparito il timore. Scorsese ci ha regalato un grande film.


CAST & CREDITS

(The Departed - il bene e il male ) Regia: Martin Scorsese; soggetto e sceneggiatura: William Monahan, tratto da "Infernal Affaris" scritto da Siu Fai Mak, Felix Chong; fotografia: Michael Ballhaus; montaggio: Thelma Schoonmaker; musica: Howard Shore; scenografia: Kristi Zea; costumi: Sandy Powell; interpreti: Leonardo DiCaprio (Billy Costigan), Matt Damon (Colin Sullivan), Jack Nicholson (Costello), Mark Wahlberg (Sergente Dignam); produzione: Martin Scorsese, Jennifer Aniston, Brad Pitt e Brad Grey per Cappa Productin, Plan B Poduction inc, Vertigo entertainment, Warner Bros; distribuzione: Medusa; origine: USA; durata: ‘149;


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