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FESTA DEL CINEMA DI ROMA - SHUT UP AND SING

Pubblicato il 19 ottobre 2006 da Carlo Dutto


FESTA DEL CINEMA DI ROMA - SHUT UP AND SING

Le Dixie Chicks prima di quel giorno suonavano l’inno al sacro evento del Superbowl, venivano osannate nelle radio country di tutti gli States, erano semplicemente il gruppo musicale femminile che ha venduto di più al mondo, prima di quel giorno il loro single Travelling Soldier scalava come un ragnetto le classifiche di tutto il mondo. Prima di quel giorno in cui, durante un concerto a Londra, la frontman disse di vergognarsi di essere texana come il presidente Bush. Quel giorno del 2003 era l’indomani dell’invasione statunitense in Iraq. Un giorno entrato prepotentemente nella storia di questo gruppo nato nel 1989, composto da tre scatenate, agguerrite ragazze fuori dal coro, vista la percentuale altissima di repubblicani tra gli ascoltatori e compositori della musica della tradizione statunitense, la musica degli avi colonizzatori, il country del banjo e delle fruste, del Texas e del whisky. Le Chicks per anni hanno subito ostracismo, censure, boicottaggi, minacce di morte, manifestazioni con distruzione pubblica dei loro CD, e sono state seguite con affetto partecipativo da una troupe ben orchestrata dalla veterana dei documentari ‘impegnati’ statunitensi, quella Barbara Kopple, Oscar nel 1976 per Harlan County, USA, qui coadiauvata nella scelta dei materiali dalla figlia di Gregory Peck, Cecilia.

Una profonda riflessione sul potere dei media, sulla fascinazione della manipolazione, sulla censura preventiva e senza appello scaturisce dalla visione ‘leggera’ degli energici concerti del gruppo, delle chiacchierate divertenti o preoccupate delle protagoniste e del loro entourage. La musica come veicolo di messaggi pericolosi per il sistema, l’elemento viscerale dell’incontro con l’Altro, sintetizzato dalla folla presente ai concerti crea un filo comunicativo impossibile da recidere. Immagini tipiche del rockumentario, studiate carrellate e dolly per i concerti, la camera a mano nei backstage delle salette prima dei concerti, nelle riunioni improvvisate in anonime stanze d’albergo, le sessioni di ascolto musicale, con il santone-produttore Rick Rubin, permettono di svicolare in un mondo, quello dominato dai media della tv via cavo, che sempre più decide per tutti anche nell’intimo campo dei gusti personali.

Ogni atto che facciamo è politico, sembrano dirci le registe, e le Dixie Chicks hanno il plauso di dimostrare quanto sia prezioso un valore che l’esercito delle tv via cavo tenta di cancellare, il coraggio della coerenza.

(id.) Regia: Barbara Kopple, Cecilia Peck; fotografia: Chris Burrill, Joan Churchill, Gary Griffin, Luis Lopez, Montaggio: Bob Eisenhardt, Aaron Kuhn;Emma Morris; musica: Dixie Chicks; produzione: Cabin Creek Films; origine: Usa, 2006; durata: 99’


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