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Festa del Cinema di Roma - Triple Dare

Pubblicato il 18 ottobre 2006 da Andrea Di Lorenzo


Festa del Cinema di Roma - Triple Dare

Il silenzio in sala è un obbligo. Serve a creare la magia del cinema, ad immerge lo spettatore nella storia. A distaccarlo dal mondo reale, portandolo a vivere un’esperienza unica, qual è quella della visione filmica in una sala cinematografica; sensazione ancora più forte poi, se ci si trova in un Festival. Tutto questo non è possibile nella sezione Alice nella Città. Prima di passare al film, infatti, vorrei spendere solo poche righe a riguardo, senza tediare eccessivamente il lettore. Forse non tutti sanno che questo ramo della Festa del Cinema di Roma è dedicata ai bambini ed agli adolescenti, proponendo un panorama filmico prettamente pensato per loro. Questa sezione prevede la presenza in sala di scuole romane, partendo dalle elementari, passando per le medie e finendo ai licei. Nessuno viene escluso. E’ un’idea meravigliosa: i ragazzi, specialmente i più giovani, devono essere avvicinati al cinema. Educati alla visione. E quale posto migliore di una manifestazione cinematografica come questa? Senza ombra di dubbio una iniziativa lodevole. Ma cosa succede quando, con la sala ricolma di pargoli, si spengono le luci? Semplice: si entra nell’arena. I giovani parlano, bisbigliano, urlano, espongo le loro salaci intuizioni sessuali, ascoltano musica, escono dalla sala, ridono sguiatamente, si disinteressano dal film consci del fatto che sia un giorno di scuola perso, arrivano in ritardo provocando lo slittamento della proiezione anche di un’ora. (Senza considerare poi quei professori che non vorrebbero le parolacce nei sottotitoli perchè causa di traumi comportamentali per i ragazzi...) Allora, come può porsi il povero spettatore interessato al film (e va detto che i film di questa sezione sono di ottima qualità) che ottiene il biglietto per lo spettacolo e si ritrova poi proiettato in questa bolgia infernale? Senza speranza. Subisce. Così come molti inviati (sia della nostra rivista che di altre) costretti a proiezioni impossibili. Voi potrete dire: "Ma se sono proiezioni per i ragazzi, e voi lo sapete, di cosa vi lamentate?" Non sono lamentele, mi piacerebbe pensare che l’anno prossimo, quando la Festa del Cinema bisserà la sua presenza nella capitale, gli organizzatori terranno conto di tutta questa serie di piccole indicazioni che molte persone hanno espresso, nel tentativo di migliorare la fruibilità generale di un evento che, di per sè, finora non può che soddisfare sotto il profilo qualitativo dell’offerta filmica.

Passiamo finalmente al film.

Christina Rosendahl, al suo primo lungometraggio, dopo un corto e un documentario, si cimenta con la crescita psicologica di tre quindicenni danesi, alle prese con le loro crisi di passaggio: dall’età infantile a quella adolescenziale. Un passaggio sancito da un rito, come quello di molte tribù africane, ma avente come tema principale la sessualità, la sua scoperta e la sua messa in atto. Da qui la decisione delle tre di affidarsi ad un gioco di penitenze (alcune decisamente pesanti per lo spettatore cattolico poco avezzo alla mentalità nordica) che le porterà a comprendere quanta paura riversano sulla loro crescita, su questo mondo ignoto di cui si apprestano a varcare la soglia. Studiando molti videoclip, numerosi film d’azione di Hong Kong e alcuni film di Tarantino, la trentacinquenne regista danese esercita il suo stile, sperimentando, verso una direzione alquanto esasperata: fotografia satura e in molti casi irreale, grana evidente, ralenty, movimenti di macchina inusuali e ripetuti, forte uso dello zoom e una relazione suono immagine molto forte, proprio in stile videoclip. Forse un’esasperazione eccessiva, ma non sterile. Per alcuni punti quest’opera ricorda un film (simile) di alcuni anni fa, Thirteen di Catherine Hardwicke, una storia vera di dodicenni cresciute troppo in fretta, spaventate dalla vita e da quello che riserva loro per il futuro. Forse questo Triple Dare ne è in parte figlio.

(Supervoksen) Regia: Christina Rosendahl; sceneggiatura: Mette Heeno; fotografia: Sebastian Winterø ; montaggio: Morten Højbjerg; musica: Mikael Vagn Larsen; scenografia: Torben Stig Nielsen; interpreti: Emma Leth (Rebecca), Amalie Lindegård (Claudia), Cathrine Bjørn (Sofie), Sebastian Jessen (Stefan), Charlotte Sieling (Pernille); produzione: Nordisk Film A/S; distribuzione: Nordisk Film International Sales; origine: Danimarca, 2006; durata: 89’.


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