Gods Behaving Badly
Ci sono cose nel mondo del cinema che proprio non hanno senso. Operazioni che per quanto le osservi, e le rigiri, lasciano sempre esterrefatto chi le guarda con spirito critico, o quanto meno analitico. Esempio paradigmatico è questo Gods Behaving Badly di Marc Turtletaub. Perché questo film è stato fatto? Perché tanti bravi attori navigati con una lunga esperienza alle spalle hanno partecipato alla sua realizzazione? E soprattutto, perché è stato portato Fuori concorso qui al festival di Roma? Non potendo avere risposta a queste domande ci concentreremo sul film.
Nella New York di oggi la vita terrena degli Dei della antica Attica, i loro peccati e le loro miserie. I loro potere ormai in declino e logorato. Fiaccati dai tempi moderni, affrontano il presente con affanno, nel ricordo dei fasti di un tempo passato, e mossi solo da singole passioni personali, umanizzazione ovviamente presente anche nella narrativa greca, ma la modalità espressiva e qualitativa messa in campo è minimale e molto distante dalla profondità dei drammi epici.
Questo è il contesto, il proscenio, di una storia farraginosa che mostra in tutto il suo sviluppo dei limiti profondi: non c’è mai ironia nel suo evolversi, e tutto ha il sapore di una burla raccontata in termini troppo seriosi. E per questo si fatica anche solo a sorridere.
Gli dei sono per loro concezione certo delle metafore della natura recondita umana,ma in questo film sono mostrati come degli idioti incuranti e decisamente poco lungimiranti, personalità egocentriche totalmente indifferenti al mondo che li circonda da cui in un qualche modo dipendono. E questo viene continuamente contraddetto e ratificato per tutto il film in un saliscendi continuo di indecisione. In questa altalena narrativa, lo sviluppo dei personaggi segue dei percorsi poco comprensibili e decisamente poco congruenti fino alla didascalica e semplicistica soluzione finale.
A tutto ciò si aggiunge una scrittura scialba condita qua e là con alcune battute xenofobe contro i greci, e una direzione attoriale poco entusiasmante. Gli interpreti sembrano continuamente fuori luogo e non a loro agio nel portare in scena uno script poco convincente e battute al limite del parossismo. Solo un brutto film di cui, appunto, si capisce poco il senso.
(id.); Regia: Marc Turtletaub; sceneggiatura: Josh Goldfaden, tratto dall’omonimo romanzo di Marie Phillips; fotografia: Tak Fujimoto; montaggio: Alan Heim, Joe Landauer; interpreti: Sharon Stone (Afrodite), Alicia Silverstone (Kate), Christopher Walken (Zeus), John Turturro(Ades), Oliver Platt (Apollo); produzione: Big Beach Films/Red Hour Films; distribuzione: n.d.; origine: U.S.A., 2013; durata: 90’