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Her (Conferenza Stampa)

Pubblicato il 10 novembre 2013 da Giammario Di Risio


Her (Conferenza Stampa)

La sala Petrassi è gremita e pronta per il boato, che istintivamente si manifesta all’ingresso di Spike Jonze, Joaquin Phoenix e Rooney Mara, che nel film interpreta Catherine, la Moglie prossima al divorzio con Theodore. Stiamo parlando della conferenza stampa di Her, film in concorso all’ottava edizione del Festival Internazionale del Film di Roma, accolto con grande entusiasmo dalla critica e dal pubblico. Un film straordinariamente attuale, in cui viene rappresentata l’interazione dell’essere umano moderno con la tecnologia attraverso il sentimento più autentico: l’amore. Senza demonizzare o dogmatizzare la società raccontata, Jonze ricrea un nuovo alfabeto relazionale in cui l’uomo ha bisogno di interagire con un’intelligenza artificiale per comprendere i suoi reali desideri, istinti. Due solitudini che si ritrovano, quelle di Theodore e del sistema operativo chiamato Samantha, sorrette dalla densità estetica, espressiva di un regista poliedrico e coraggioso. Scopriamo i concetti fondamentali emersi dall’incontro, caratterizzato da un’atmosfera rilassata e con un Phoenix in grande spolvero che ha risposto, con ironia, alle domande dei giornalisti concedendosi poi, molto generosamente, all’abbraccio dei fan.

Spike Jonze

Felice per essere in concorso qui a Roma, Jonze ha sottolineato l’urgenza che lo ha condotto a realizzare il film: volevo raccontare una storia caratterizzata da una stratificazione di tematiche. Volevo descrivere come viviamo nel mondo e che tipo di connessioni utilizziamo per comunicare con il prossimo. Tutti noi abbiamo la capacità di creare rapporti amorosi che possono albergare solo nella testa escludendo la realtà circostante; forse perché abbiamo paura di essere rifiutati e non riusciamo a metterci in gioco. I giornalisti hanno poi posto l’accento sulla particolare scenografia vintage del film sentendosi rispondere: l’idea era quella di creare un mondo avvolgente, mai minaccioso, in cui tutto è gradevole e per questo le ambientazioni sembrano, nonostante si parli di futuro, provenire dal passato. Tale struttura è stata scelta per rilassare lo spettatore e fargli comprendere meglio le reali emozioni dei personaggi. In chiusura ha poi voluto sottolineare il suo concetto di tecnologia: anche una semplice penna è un elemento tecnologico proveniente dal passato. Ogni mezzo che migliora la comunicazione è una forma di tecnologia che serve a far progredire la nostra civiltà; nel film la mia posizione a riguardo è esplorativa, mai caratterizzata da assunti.

Joaquin Phoenix

Più diretto e giocherellone Phoenix, che ha preso di mira le domande impegnate dei giornalisti dichiarando sornione: non mi affido mai a una formula, metodologia di preparazione per sviluppare la drammaturgia di un personaggio. Cerco di lavorare e continuamente soffro e mi sento confuso. Difatti ancora non ho compreso le reali motivazioni di Theodore: sono ancora lì a cercare il perché delle sue azioni. Il candidato all’Oscar 2013, come Migliore Protagonista per The Master, ha poi descritto il rapporto sul set con Scarlett Johansson, la cui voce caratterizza il sistema operativo Samantha: nonostante la connessione tra i nostri personaggi sia stata raffinata in postproduzione, io e Scarlett sul set eravamo nella stessa stanza separati da un vetro. Riuscivo a vederla ed è stato un piacere lavorare con lei. Infine ha descritto Theodore come un uomo che prima della separazione dalla moglie ha una vita piena di interessi e contatti: una vita che sembrerebbe felice e normale. Dopo il trauma tuttavia trova, come unica fonte di vita, il rapporto con una macchina riuscendo infine a scavarsi dentro e forse salvarsi.

Rooney Mara

Vista l’assenza, alla conferenza, di Scarlett Johansson, è toccato a Rooney Mara di essere “incastonata” tra i due colleghi. L’attrice ha fatto da pendolo tra la vivacità spontanea di Phoenix e la brillantezza di Jonze, dichiarando la propria soddisfazione nel portare in quadro il personaggio di Catherine, quest’ultima figura che caratterizza la significazione dei flashback e diventa orologio emotivo innescante il trauma di Theodore. Catherine è l’unico personaggio non colpito dall’interazione con le macchine, in un mondo in continua ricerca fisica e mentale.


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