Roma 2015 - Incontri Ravvicinati: Donna Tartt e Wes Anderson
A giudicare dalle lunghe file l’incontro con Wes Anderson e Donna Tartt sembra l’evento più atteso di questa decima edizione della Festa. Giornalisti cercano di scoprire quale tra le due personalità, la scrittrice o il regista, faccia più presa sul pubblico, ma tutti sanno che Wes Anderson gode di un esercito di fedelissimi, soprattutto tra i più giovani, che lo seguirebbero ovunque. Quindi la risposta è ovvia, purtroppo. Circola addirittura la domanda su chi sia Donna Tartt, a cui basta rispondere con le due parole Premio e Pulitzer.
Antonio Monda anche stavolta ha costruito un percorso preciso attraverso cui guidare i suoi ospiti: il cinema Italiano. Il direttore subito informa il pubblico del format di questo incontro. “Ho chiesto a Donna Tartt di scegliere quattro film che ama del cinema Italiano” si parte subito con le clip. Donna Tartt, donna minuscola ma gigantesca mente, comincia a parlare della Medea di Pasolini, lei che viene da studi classici spiega il motivo della sua scelta, dicendo che “Riesce a cogliere la brutalità del mondo classico. È quasi un film dell’orrore, un’altra cosa è che ha una qualità ritualistica ipnotica, la Callas interpreta una delle grandi voci della tradizione classica eppure dice poche parole per rutto il film, ed è incredibile.” Wes Anderson invece si concentra sulla messa in scena, sottolineando la differenza tra le maestose scenografie Hollywoodiane e quelle di carattere documentaristico di Pasolini. Poi di nuovo Antonioni, di nuovo La Notte, la stessa scelta di Paolo Sorrentino. “è un film pieno di scene meravigliose” prova a sintetizzare Donna Tartt, “e la notte diventa una presenza vera, oscura, ci sono riflessi, ombre, un film che ti entra dentro. Non credo ci sia stato un film migliore sulla solitudine. È come vedere Piero della Francesca, questa passeggiata misurata, vediamo la storia della pittura italiana in Antonioni.”
Wes Anderson ricorda la sua esperienza con un film di Antonioni “il primo che ho visto è stato L’avventura, quando avevo 19 ho scoperto Antonioni e la mia reazione è stata “voglio fare come lui!” Anche Blow Up mi ha fatto pensare vorrei vivere cosi.”
È un dialogo tra campi diversi, tra il regista che spesso raccoglie elementi letterari nei suoi film e li assembra col suo stile considerato tra i più originali degli ultimi tempi, e la scrittrice che non può fare a meno di andare al cinema per trovare le sfumature giuste da dare ai suoi personaggi. Il tema scelto dal direttore viene spesso messo in secondo piano, si parla delle sale cinematografiche in cui si sono formate le personalità dei due artisti, dei film della vita, uno in particolare è amato da Donna Tartt, che racconta: Era Halloween e vidi Psyco in Tv con mia madre. Ricordo la scena in cui Norman parla con sua madre e io chiesi a mia mamma chi fosse l’attrice che interpretava la madre di Norman, e lei senza esitare nemmeno un momento mi disse Agnes Moorehead. Quando poi nel film c’è quel colpo di scena, io rimasi veramente sconvolta. Mia madre era una buona madre.
Si ricomincia a parlare di cinema Italiano e inevitabilmente si arriva al film più amato in America degli ultimi anni, La Grande Bellezza. È Donna Tartt a tessere per prima l’elogio del film “È un film che ti trascina, qui c’è la luce e il buio, ha quasi tutto, ti emoziona, i personaggi sono molto profondi, delicati, e fa anche ridere, ha un lato spirituale ed è anche molto bello. È splendido dall’inizio alla fine, contiene quel tipo di eccesso che adoro, amo tutto di questo film”. Wes Anderson invece coglie il parallelismo con la Dolce Vita: Mi piace tantissimo, si ricollega a La Dolce Vita, Toni Servillo ha questo volto incredibile che ti emoziona solo a guardarlo. Ho pensato subito che fosse un capolavoro. Sono un grande fan di Sorrentino.
In chiusura di incontro Wes Anderson presenta la sua scelta sul cinema Italiano; L’Oro di Napoli di Vittorio De Sica, è il più grande film di De Sica, da quando l’ho visto ne parlo con tutti. L’evento volge al termine, i due artisti salutano il pubblico romano ma la Festa continua.