Roma 2015 - Incontri ravvicinati: Paolo Sorrentino
Continua la seria di “Incontri ravvicinati” alla decima edizione della Festa del Cinema di Roma. Dopo Jude Law e Renzo Piano questa volta in sala Sinopoli c’è il premio Oscar Paolo Sorrentino. È subito evidente l’impronta nuova data dal direttore Antonio Monda per gli incontri. Si parla di cinema, ma soprattutto di quello degli altri. Sorrentino racconta i suoi gusti cinematografici, parlando di cinque scene di cinque film che preferisce.
C’è Ang Lee con La Tempesta di Ghiaccio, film che coglie tutti di sorpresa e giustamente dice Sorrentino: “Mi fanno parlare sempre di Fellini quindi ho scelto film di altri registi, facendo finta che i film di Fellini, Scorsese, i Coen non siano tra i miei film preferiti”, poi a proposito de La tempesta di Ghiaccio: "Questo film mi ha insegnato molto sulla sceneggiatura, poi è uno dei film che coniuga il bello col vero, cosa che negli ultimi anni sembra un sacrilegio mentre per me è sempre una grande lezione". Non si sbaglia Sorrentino, lui stesso vittima di attacchi da parte della critica proprio per la sua aderenza al bello cinematografico, alla forma estetica, cosa che purtroppo infastidisce ancora qualcuno, non si sa perché. Inoltre Sorrentino racconta che da spettatore ama molto i film sulla famiglia, altro elemento inaspettato per un autore che non ha mai realizzato film su questo tema. Si va avanti con Michelangelo Antonioni, Sorrentino ha scelto La Notte. Perché non L’aventura? Gli chiede Monda. " Perché insieme a Professione: Reporter è quello che preferisco. La Notte racconta in maniera tragica come è disagevole stare al mondo". Non è avido di parole d’amore per il cinema Sorrentino, che afferma: “Considero Bertolucci, Antonioni e Fellini i tre registi che in messa in scena potevano fare qualsiasi cosa come nessun altro, non a caso Scorsese li considera dei punti di riferimento".
Appunto, Fellini, Scorsese, ci si aspettava almeno una scena da uno qualsiasi dei film di questi registi che Sorrentino ha pubblicamente omaggiato quella mitica notte degli Oscar, e invece niente. Si va avanti con Era mio padre di Sam Mendes, regista di cui Sorrentino ama tutto. "Un film che raggiunge il vero col massimo dell’artefatto”, parlando di una scena in particolare dice: “Questa scena spiega come si fa il cinema, come si recita, come si costruisce un’epica, cosa si deve dire, come si usa il suono, la musica, come si scrive, tutto. Una grande sintesi di cosa è e cosa dovrebbe essere il cinema. È verosimile, il che è meglio del vero, che è abbastanza noioso, mentre il verosimile è il regno di chi inventa.”
Sull’equilibrio tra vero e verosimile si è sviluppato tutto l’incontro, anche quando Sorrentino ha parlato del suo nuovo progetto, la serie televisiva per la HBO Il Giovane Papa, che “rende verosimile un papa che non è mai esistito”, inoltre per Jude Law, che interpreta il Papa, Sorrentino ha solo elogi: “volevo un papa giovane, bello e che fosse un attore portentoso. Raramente ho visto un attore cosi senza difetti.”
L’incontro è scandito anche da domande sull’esperienza personale di Sorrentino nei confronti del cinema, sui primi film visti o su quelli di cui si ha memoria. Sorrentino non ha dubbi “I film con Bud Spencer e Terence Hill”. Il regista partenopeo torna subito a parlare dei film scelti; C’è David Lynch con Una storia vera, capolavoro molto amato dal regista perché “stabilisce che Lynch è un genio, è un film sulla forza sottovalutata delle cose insensate” oltre ad essere un film sulla famiglia. Poi Tim Burton con Mars Attacks, scelta che scatena applausi ed espressioni di sorpresa. Solo per un attimo si parla del suo cinema, facendo riferimento a Il Divo, capolavoro sul potere e sulla figura di Giulio Andreotti, e a proposito della scena che descrive gli spostamenti di Andreotti la mattina all’alba Sorrentino la definisce “Verosimile... Andreotti mi raccontava come si muoveva e, non mi ricordo come facesse ma ricordo che non mi piaceva, allora l’ho inventato io”.
È stato un incontro intenso, ben costruito da Antonio Monda che lascia poco spazio al caso, portando il suo ospite su terreni precisi, ovvero il cinema del Sorrentino spettatore, terreno che senza dubbio racconta molto su un autore, tra i più importanti dei nostri tempi.