INTERVISTA A EDOARDO WINSPEARE
Esistono elementi sovrannaturali ne Il miracolo?
Durante le numerose interviste che mi hanno fatto, tutti si aspettano da me risposte precise su temi come la religione o l’etica o la politica. Ma io non ho risposte da dare. Se le avessi non farei questo mestiere. Per me il mio lavoro è anzitutto una ricerca. Non ho dogmi.
Le ho fatto questa domanda perché alcuni elementi del suo film fanno pensare a un autore come Yogananda...
Vivo in una terra fitta di mistero come il Salento e sono molto affascinato dalle religioni antiche e dalla loro spiritualità. Credo che soprattutto nell’occidente consumistico e materialistico si sia persa la capacità di provare anche i sentimenti più semplici: ecco perché il protagonista è un bambino. Nonostante il fatto che io sia credente non è un film sulla fede bensì sulla capacità di aver fede. Sulla disponibilità dell’animo o meno di provare un sentimento di fede che poi è la stessa di provare l’amore o la gioia cioè lasciarsi andare alle emozioni ed evitare la cerebralità inibente dell’opportunismo e dell’individualismo così diffusa oggi. Volevo fare un film popolare nel senso che sappia parlare a tutti con la sola forza delle emozioni. L’amore - non mi fraintenda non sono un post fricchettone - è veramente l’unica forza che può riscattare la nostra società. Il miracolo è del tutto laico perché ha a che fare con la capacità dell’uomo di fare grandi e nobilissime cose e questo deve valere per i credenti e per gli atei comunque.
Qual è il cinema che ama di più? E con quali autori si sente più affine?
Fra gli esponenti delle vecchie generazioni Rossellini, fra i contemporanei Kieslowski. Fra i nuovi autori Garrone e Vincenzo Marra.
[Settembre 2003]