X

Su questo sito utilizziamo cookie tecnici e, previo tuo consenso, cookie di profilazione, nostri e di terze parti, per proporti pubblicit‡ in linea con le tue preferenze. Se vuoi saperne di pi˘ o prestare il consenso solo ad alcuni utilizzi clicca qui. Chiudendo questo banner, invece, presti il consenso allíuso di tutti i cookie



Jerichow - Venezia 65 - Concorso

Pubblicato il 1 settembre 2008 da Antonio Valerio Spera


Jerichow - Venezia 65 - Concorso

Negli ultimi anni il cinema tedesco ha intrapreso un nuovo vitale percorso artistico che l’ha portato ad ottenere successo e riconoscimenti a livello internazionale. La Germania sta infatti vivendo una renaissance cinematografica basata su un’arrembante generazione di giovani registi che, nonostante realizzino film ben contestualizzati e radicati nella loro cultura, infondono le loro opere di un respiro europeo che gli ha permesso di essere apprezzati sia nel nostro continente che oltre oceano.
Di questo gruppo del Nuovo Cinema Tedesco fa anche parte Christian Petzold, vincitore per ben tre volte del premio come miglior film dall’Associazione Critici Tedeschi con Yella, Gespenster e Die Innere Sicherheit. Ora Petzold si ritrova in concorso alla Mostra di Venezia con un’opera che – lo si può asserire con fermezza – non rimarrà di certo nella memoria degli spettatori. Jerichow infatti delude fortemente le aspettative. E’ un film difficile, indubbiamente complesso nel delineare le psicologie dei personaggi e nello strutturare l’intelaiatura dei loro rapporti. Gode di alcuni momenti di buon cinema, soprattutto nella parte centrale, ma durante la visione si avverte con decisione la mancanza di fluidità del racconto e soprattutto la banalità dello sviluppo narrativo.
L’evoluzione delle vicende segue infatti una strada intuibile già dall’inizio della pellicola e questo difetto narrativo non viene compensato dalla cifra stilistica della messa in scena. Sebbene, come accennato, in alcune sequenze si senta felicemente il tocco della regia di Petzold (specialmente in quella della spiaggia - successivamente luogo anche della scena finale), per la maggior parte della durata dell’opera la macchina da presa sembra muoversi pesantemente e senza idee.
L’autore appare leggermente confuso e gli intenti non risultano ben chiari. Jerichow è essenzialmente una classica tragedia (soldi, matrimonio, tradimento) ma la sceneggiatura, scritta dallo stesso Petzold, si perde in digressioni sconclusionate su tematiche quali il disonore, la disoccupazione, l’inadattabilità sociale. Sparsi per la narrazione, diversi dialoghi sembrano promettere uno sviluppo profondo su tali argomenti, ma queste aspettative cadono immediatamente in una narrazione caotica e slegata che si costruisce su troppe scene madri e che scade un paio di volte anche nel ridicolo.
In un’atmosfera caratterizzata da silenzi alternati a dialoghi urlati, si muovono benissimo i tre attori protagonisti del tragico triangolo amoroso. Benno Fürmann lavora soprattutto con il fisico e con un viso che raramente si scosta da un’espressione fredda, Hilmi Sözer interpreta il suo perfetto contraltare e Nina Hoss brilla per bellezza ed intensità. Peccato che il film nel suo complesso non raggiunga lo stesso risultato.


CAST & CREDITS

(Jerichow) Regia: Christian Petzold; sceneggiatura: Christian Petzold; montaggio: Bettina Böhler; fotografia: Hans Fromm; interpreti: Benno Fürmann, Nina Hoss, Hilmi Sözer; produzione: Schramm Film Koerner & Weber; distribuzione: The Match Factory; origine: Germania; durata: 93’.


Enregistrer au format PDF