Kayan
Classe 1980, la iraniana-canadese Maryam Najafi debutta nel lungometraggio con Kayan, in concorso alla Mostra del cinema di Pesaro. Storia di una donna di mezza età, Hanin, che gestisce un ristorante a Vancouver, ma anche parallelamente piccolo affresco della comunità iraniana che vive nella metropoli canadese, fatta di piccole storie che emergono dall’incessante movimento del locale.
Hanin ha due figlie ed un fidanzato più giovane e lontano al mmento dei fatti narrati, con cui progetta di andare a vivere insieme, ed all’inizio del film scopre di essere incinta, ma nasconde a tutti la notizia ed il suo turbamento. Infatti, più di ogni cosa, Hanin è impegnata nel mandare avanti il suo locale, che non le lascia il tempo neanche di affrontare la scoperta che apre il film.
La trama si tesse sullo sfondo delle attività del ristorante: piccoli indizi che emergono da telefonate, conversazioni e sguardi tra una portata ed una danza del ventre, tra un bicchiere di vino ed un narghilè.
Per sua stessa ammissione, Maryam Najafi ha scritto questa storia frequentando un locale simile, gestito da una donna. Ed il film sembra infatti una trasposizione sullo schermo di quell’esercizio mentale fatto da tutti gli avventori assidui e non di un ristorante, bar, ritrovo qualsiasi: immaginare le storie delle persone che più colpiscono la nostra immaginazione, che diventano così personaggi delle nostre fantasie.
Film a basso budget, Kayan è realizzato con attori non professionisti e quasi interamente girato in interni, in un’unità d’azione che riconduce tutto alla movimentata vita del locale "protagonista" del film.
La camera si muove incessantemente per seguire l’affaccendarsi di Hanin - che non può permettersi di lasciar trapelare la sua fragilità - la perde e la ritrova, indugia sulle vicende del ristorante mentre il filo rosso resta la storia di questa donna forte.
Progetto interessante ed affrontato con trasporto Kayan sconta forse qualche debolezza imputabile al suo essere un’opera prima: qualche passaggio eccessivamente dilatato su tutti. Ma è sicuramente meritevole nel suo voler abbozzare il ritratto di una donna qualsiasi ma fuori dal comune allo stesso tempo, quasi sola contro il mondo, madre, lavoratrice e fidanzata.
Travolta dagli eventi sfavorevoli, Hanin sembra infine dover cedere alla frustrazione, ma Maryam Najafi opta per un finale aperto, senza però mancare di inserire nel corso della storia qualche piccolo indizio che possa far sperare in un happy ending quando le luci in sala si saranno già spente da tempo.
(Kayan) Regia: Maryam Najafi; sceneggiatura: Maryam Najafi; fotografia: Farhad Saba; montaggio: Maryam Najafi, Ramin Sam; interpreti: Kayan Bennett, Kiara Bennett, Seyhan Demir, Pirouz Ebadypour; produzione: Mehr Studio; origine: Canada, Iran, Libano; durata: 86’.