La Chupilca del Diablo
1879, Guerra del Pacifico. Giovanissimi soldati cileni vengono mandati allo sbaraglio a combattere contro peruviani e colombiani. Prima di affrontare la battaglia bevono un mix di grappa e polvere da sparo: la Chupilca del Diablo. Letteralmente indemoniati, riescono a conquistare un avamposto in soli cinquantacinque minuti diventando gli eroi di tutta una nazione.
Quei tempi sono passati e al vecchio Eladio, gravemente malato, non resta che ricordare. L’uomo si è completamente isolato, non ha quasi più rapporti con la famiglia e manda avanti la fatiscente azienda di liquori, con le etichette delle bottiglie omaggianti quella giornata eroica. L’uomo non vuole comprendere la velocità dell’epoca moderna e, chiuso nel suo mondo, viene “disturbato” dal nipote più grande, unica vera speranza per ritrovare un contatto con la realtà.
Un uomo cileno del Novecento che rifiuta lo scorrere del tempo e che, il bravo e giovanissimo regista Ignacio Rodriguez, ci mostra in tutta la sua arrogante e patetica condizione. Il casermone crepato di questo ex finto capitalista sembra come liquefarsi sotto il sole dell’epoca moderna, tra sciacalli pronti a comprare terreni per costruire sfavillanti residences e televisori, a tubo catodico, che non funzionano. Ma c’è lo spettro della malattia che incombe e un senso di solitudine che lentamente ci fanno affezionare al vecchio: quando sputa sangue nel lavandino del bagno, siamo pronti a condividere con lui un senso di vuoto.
Il regista ci presenta un’estetica sporca, in cui le macchie sulla schiena di Eladio, che vediamo in primo piano sotto la doccia, entrano in gioco dialettico con lo spazio circostante. Il denaro è il virus che condiziona e rende fantocci i personaggi fino a scacciare i volti dall’inquadratura. Sentiremo ancor parlare di questo giovane ventiquattrenne vista l’ “indemoniata” partenza e che sia, la sua esperienza, da stimolo anche per il nostro movimento cinematografico, troppo spesso distratto verso i giovani cineasti.
(La Chupilca del Diablo); Regia: Ignacio Rodríguez; sceneggiatura: Ignacio Rodríguez, Costanza Zeballos, Matías Jeffsfotografia: Matías Illanes montaggio: Jaime Amunategui, Ignacio Rodríguez musica: Matías Jeffs interpreti: Jaime Vadell, Camillo Carmona; produzione: Tomás Arriagada, Costanza Cabrera; origine: Cile, 2012; durata: 100’