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La leggenda del bandito e del campione (Conferenza stampa)

Pubblicato il 4 ottobre 2010 da Marco Di Cesare


La leggenda del bandito e del campione (Conferenza stampa)

Sembrava una comune conferenza stampa di una normale fiction con Beppe Fiorello come protagonista, in una cornice gradevole e poco conosciuta come il Circolo Sportivo della Rai a Roma Tor di Quinto. Invece, poiché la storia trattata nella miniserie e le modalità del racconto hanno causato alcune polemiche, il tutto è diventato anche un modo per pensare, in maniera a volte neanche troppo scontata, ai rapporti tra la realtà ’vera’ e la sua reinvenzione attraverso la rappresentazione e una finzione più o meno marcata. Tanto che il dubbio potrebbe farsi largo tra convinzioni che parevano essere divenute quasi delle certezze. Soprattutto dopo che, inaspettatamente, si è potuto ascoltare la voce del dolore degli altri, di chi non può dimenticare quanto accaduto a causa di Sante Pollastri e che, oggi, non è riuscito ad apprezzare quanto visto, in un caso (esemplare e toccante, oltre che portatore di una profonda malinconia) di realtà che invade lo schermo.
Tra gli altri, in sala sono presenti gli attori Giuseppe Fiorello, Simone Gandolfo, Raffaella Rea, Sarah Maestri, Giuseppe Lo Console e Anna Ferruzzo; gli sceneggiatori Andrea Purgatori e Debora Alessi; il regista Lodovico Gasparini; il direttore di Rai Fiction, Fabrizio Del Noce.

E sarà proprio F. Del Noce ad aprire le danze, giocando di anticipo su alcune delle controversie che hanno preceduto la venuta alla luce della miniserie.
«Vedo la sala piena, per cui qualcuno mi chiederà, chissà, se ci sono polemiche con la famiglia di Girardengo... Devo dire che si tratta di una fiction e non di una biografia o di un documentario: quindi, per sua natura, è una libera interpretazione di fatti che, però, hanno una loro base reale e documentata. Ed è documentato che ci fosse un’amicizia tra Costante Girardengo e Sante Pollastri; ma non erano coetanei, per cui, almeno all’inizio, non potevano correre in bicicletta insieme. E poi, in fondo, se andiamo a guardare, non è che Girardengo ne esca male, anzi ne esce bene: si sfila dall’essere complice quando Sante gli chiede di ricoverarlo in casa, per cui con lui non ha alcuna complicità, se non l’amicizia che si deve a qualcuno, anche se questi è colpevole. Perciò vi vedo più una forma di onore che di disonore: e questa è la posizione mia personale e anche aziendale, ovviamente.
Per il resto devo dire che sono molto soddisfatto della riuscita di questa fiction, in un periodo in cui c’è una difficoltà negli ascolti (non soltanto nostra, ovviamente) dovuta all’assestamento delle nuove reti digitali e satellitari che hanno portato a un numero di canali molto elevato e, quindi, a una certa dispersione dell’ascolto. Io spero che il tutto si ricomporrà, perlomeno sulle televisioni generaliste. Ma, certamente, i risultati di inizio stagione valorizzano ancora di più il grande riscontro che ha avuto Proietti con Preferisco il Paradiso, unico a raggiungere un exploit di quasi il 28% di share con la seconda puntata».

Grazie Direttore.
Questa volta Beppe Fiorello sarà un super ricercato e un fuorilegge...

G. Fiorello. Sì, è questo il motivo per cui ho scelto il personaggio, avendone avuto la possibilità: all’inizio della sceneggiatura vi erano i due ruoli liberi e io non ho esitato a propormi per quello del bandito. Poiché sarebbe stato scontato vedermi nel ruolo di Girardengo, un personaggio eroico e positivo. Mentre, invece, era unica l’occasione di poter interpretare un personaggio con qualche macchia e qualche chiaroscuro, un uomo che ha avuto a che fare con l’illecito e il malaffare. Ed è stata un’occasione per potermi divertire un po’ di più, poiché Sante Pollastri appartiene a una tipologia di personaggio che ti permette di essere più libero, di poter recitare un po’ sopra le righe.

Si tratta poi di una grande storia di amicizia, con Simone Gandolfo che mi sembra abbia un rapporto molto particolare col ciclismo.
S. Gandolfo. Diciamo che volevo la cittadinanza onoraria di Novi Ligure! E poi ho anche interpretato Coppi. Comunque è una grossa, ma assai bella, responsabilità avere l’onore di interpretare un campione d’altri tempi, come non ne esistono più, poiché è la società a essere cambiata.

Completa un po’ il cast Raffaella Rea, che sarà Mela, una figura importante in tutta la storia.
R. Rea. Devo dire che il mio personaggio è frutto di fantasia. Una volta precisato questo, ci tengo a sottolineare che è attraverso la sua figura che possiamo cogliere sia le similitudini che le differenze tra Costante e Sante, perché attraverso di lei possiamo vedere le diverse modalità di relazionarsi alla vita, ai sentimenti, alle emozioni. Per cui si tratta di un’aggiunta importante alla storia. Poi sono stata contentissima di interpretare un ruolo dalle mille sfaccettature, con una donna che si ritrova ad affrontare situazioni diversissime.

Altra particolarità è quella di Sarah Maestri nel ruolo di Agostina.
S. Maestri. In realtà il mio personaggio è realmente esistito: Agostina Girardengo credo che, in questo caso, sia stata raccontata con una certa fedeltà. È un personaggio che ha un’integrità morale, che ama quest’uomo da sempre e che, quindi, non compie nulla di sbagliato: penso che questo non darà alcun fastidio agli eredi.

È una storia che è stata sceneggiata da Andrea Purgatori e da Debora Alessi.
A. Purgatori. Una fiction che, secondo me, va anche presa con lo spirito e la leggerezza con cui queste storie all’epoca divenivano, per l’appunto, delle leggende. La complessità della vita di oggi, dei sentimenti e delle situazioni un tempo era molto più rarefatta e diciamo che contavano alcuni pilastri fondamentali: la povertà e la ricchezza, l’amicizia, il sentimento. Da questo punto di vista era anche molto facile provare a illustrare queste cose attraverso un semplice disegno, come faceva ’La domenica del corriere’ e che, però, sapeva rendere l’idea di tutto un immaginario che poteva esservi dietro, pur non essendoci né la televisione, né il cinema (o almeno, quest’ultimo, sicuramente non in luoghi come Novi Ligure). E raccontare una storia del genere significa anche tornare indietro a quel periodo. Non a caso poi De Gregori a riguardo ha scritto una bellissima canzone.

La regia è di Lodovico Gasparini.
L. Gasparini. Quello che mi ha veramente molto stimolato quando ho letto la sceneggiatura è stata la sfida di raccontare il destino diverso tra due persone che nascono dallo stesso background. E nella costruzione drammaturgica si passa dall’uno all’altro e si dà importanza a entrambi.
Mi sono poi trovato molto a mio agio col cast e penso che sia il punto di forza del film. È stato girato tutto a Torino: sono state otto settimane molto dure, perché avevamo il tempo avverso e tante altre condizioni molto difficili. Non è facile poi girare oggi a Torino un film che è ambientato negli anni Dieci e Venti. E vi è stato poi uno sforzo molto preciso anche nella ricostruzione, con molta documentazione: abbiamo letto diverse versioni della sceneggiatura, la Film Commission di Torino ci ha dato una mano per la ricerca delle location, molte delle quali inedite.

Come si prepara Stefano Gandolfi per questi difficili ruoli?
S. Gandolfi. C’è sicuramente una preparazione di due tipi: una atletica, per cui bisogna avere nelle gambe un buon numero di chilometri, almeno un migliaio (e andare sulle biciclette degli Anni Venti non è come andare su quelle di oggi...); e poi c’è la parte della ricerca sul personaggio, nella quale personalmente io non mi accanisco moltissimo. Intanto di Girardengo era difficile avere delle immagini video, poiché apparteneva a un’epoca pre-televisiva, mentre, invece, con Coppi era già più facile. Però ci sono molte foto, per cui bisogna rubare al personaggio realmente esistito quelle che sono le sue caratteristiche, per farle poi proprie.

Vorrei chiedere ai due attori un’opinione in riguardo alla polemica della famiglia, con la nipote di Girardengo che non ha gradito molto, poiché la storia raccontata si discosta molto dalla realtà.
G. Fiorello. Io credo che bisogna guardare il profilo finale del personaggio: secondo me ne esce fuori qualcosa di molto buono, sano e pulito, quindi non c’è nessun pericolo e il personaggio rimane integro ed eroico, positivo e di grande esempio.
S. Gandolfi. Comprendo il punto di vista della nipote di Girardengo. Credo che se potessimo interpellare i parenti di Ettore e di Agamennone, probabilmente non gradirebbero la scrittura dell’Iliade, poiché comunque esiste una memoria privata che non può combaciare con la memoria tragica (nel senso archetipo del termine, quindi una memoria di fiction): e questa discrasia è assolutamente normale, per cui non mi stupisce.
F. Del Noce. Vi è un esempio anche nei tempi moderni: quando Goethe ha scritto il Werther i suoi rapporti con Carlotta e il marito sono successivamente degenerati, perché non si riconoscevano – o perché non volevano riconoscersi – nella trasposizione letteraria.

Dopo le polemiche che ci sono state per esempio con Vallanzasca di Placido, ma anche con La prima linea, vi siete posti il problema di eroicizzare non tanto un personaggio, ma anche un certo stile di vita? E poi avrei una curiosità: avete chiesto a De Gregori di poter inserire la sua canzone?
A. Purgatori. Francesco De Gregori non ha, proprio per suo costume, l’abitudine di dare le sue canzoni soprattutto per le fiction televisive, ma anche per il cinema; ha sì scritto le musiche per Il muro di gomma, ma si trattava di brani originali.
Io sono stato anche tirato in ballo per Vallanzasca: in quel caso ho ritirato la firma dalla sceneggiatura perché è stato girato un film diverso da quello che ho scritto, quindi non si trattava di una questione legata a quelle che sono in seguito state le polemiche. Credo che in questo Paese dobbiamo un po’ liberarci di quei paletti che vengono sempre messi quando si vuole raccontare qualcosa. Questa miniserie è una grande favola costruita su una leggenda: non ci sono gli schemi e gli strumenti che, invece, servono per realizzare un documentario, dove l’attenzione alla realtà storica è fondamentale. Qui stiamo raccontando una leggenda con gli strumenti della fiction, quindi della libertà creativa che permette anche, per esempio, di immaginare, un personaggio come Mela che non è esistito e che, però, riesce a funzionare da specchio per capire i sentimenti dei due protagonisti. Se vogliamo poi andare ancora più nello specifico, è chiaro che Girardengo non ha una storia con Mela, quindi la materia del contendere viene meno. Francamente, però, non la farei diventare una questione di discussione di ogni singolo aspetto, perché forse neanche il numero di giri della ruota della bicicletta è lo stesso che vi era all’epoca...
F. Del Noce. Quando in America hanno realizzato Gangster Story nessuno si è posto il problema se Warren Beatty e Faye Dunaway erano percepiti come eroi positivi o negativi. Oggettivamente questa è una storia molto del passato. Può essere diverso il discorso per Vallanzasca, che è tuttora detenuto; così come storie di criminali più vicine al presente e che, quindi, possono creare fenomeni di emulazione. Invece nel nostro caso mi sembra che l’aspetto principale della storia non sia l’emulazione di un bandito: quello che conta è l’aspetto dell’amicizia, non soltanto con Girardengo, ma anche con tutte le persone che, bene o male, gli stanno vicine.
L. Gasparini. Spesse volte nelle ricostruzioni di fatti realmente accaduti alcuni elementi di fantasia vengono usati dagli autori per mandare avanti il plot. La nostra storia, quando la lessi nel libro di Marco Ventura, mi piacque per questa divaricazione tra i personaggi: uno positivo e uno negativo, uno puro (e un po’ santificato nella nostra fiction) come Girardengo e l’altro con tante macchie e chiaroscuri, anche se Sante Pollastri era un po’ un Robin Hood che rubava ai ricchi per dare ai poveri.

Mariangiola Castrovilli de ’Il Corriere Canadese’. Capisco che questa è una fiction e che perciò deve essere anche fatta in una certa maniera, ma il personaggio del bandito qui è piuttosto edulcorato. Mio nonno è stato la prima vittima della banda Pollastri: Achille Casalegno, in una banca, e la scena non si è svolta come vediamo nel film, ma di sera, quando stava chiudendo e aveva con sé le chiavi della cassaforte. Quando Pollastri gli ha chiesto le chiavi, mio nonno non gliele ha date, implorando: «Ho tre figli, non mi ammazzate!». Invece è stato ucciso a sangue freddo. I bambini avevano quattro, tre e un anno: la mia mamma e i miei due zii. Mia nonna è morta di crepacuore sei mesi dopo e i bambini sono stati disseminati in collegio e....
Ora, questo bandito gentiluomo che rubava ai ricchi per dare ai poveri mi sembra un po’ lontano, molto: è stato un colpo allo stomaco, questa cosa per me...

(Sulla sala cala un silenzio raggelante, nessun angolo escluso. Dopo alcuni interminabili istanti, Purgatori trova le parole per rispondere).

A. Purgatori. Lo capisco che è stato un pugno nello stomaco e capisco anche che sia letteralmente difficile, se non impossibile, rendere spesso giustizia, dal punto di vista narrativo, alle cose come realmente avvengono. Qui non c’è stato un tentativo di ammorbidire Pollastri per evitare di raccontarlo come un assassino. Abbiamo semplicemente lavorato sugli aspetti che sono quelli dell’amicizia e della solidarietà tra queste due persone profondamente diverse. Però io prima ho detto una cosa: quando parlavo di ’favola’, parlavo esattamente di questo, perché è evidente che non soltanto la tragicità e l’efferatezza di quello che poco fa ha detto lei, avrebbe richiesto diciamo un modo di narrazione completamente diverso, ma allora avremmo fatto un’operazione differente, ossia di provare a raccontare questa vicenda come una favola che alla fine ha lasciato dietro feriti, morti e tragedie. Ma questi due signori poi alla fine ne sono usciti: uno è diventato un campione, l’altro è stato graziato ed è uscito dal carcere.
Tutto ciò ovviamente si porta dietro punti di vista diversi e giuste recriminazioni, ma se avessimo seguito quella strada avremmo raccontato un’altra storia. E non era quello che volevamo fare, perché ci interessava raccontare il percorso parallelo di queste due persone.


RECENSIONE DE LA LEGGENDA DEL BANDITO E DEL CAMPIONE


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