Lost River
Gli allievi rendono sempre omaggio ai loro maestri, così il debutto alla regia di Ryan Gosling ė un omaggio in primo luogo al suo mentore, colui che ne ha fatto per il suo momento il suo attore feticcio: Nicolas Winding Refn. Le luci al neon, le musiche, lo stesso ritmo ricordano troppo Drive e lo sfortunato Only God Forgives per non essere scelte intenzionali. Ma Lost River va ben oltre l’omaggio a Refn, ed ė nella sua interezza un pastiche citazionistico da cui emana il desiderio di Gosling di fare bella mostra della sua cinefilia e di stupire con virtuosismi registici, per cui la storia in se non ė che un puro pretesto per questo sfoggio.
In un futuro indefinito, in una città in rovina immaginaria, tutti scappano in cerca di un futuro migliore, mentre una famiglia rimane pervicacemente attaccata alla propria casa, per cui ci sono da pagare tre mesi di mutuo e che ė a rischio demolizione.
La città in cui Gosling gira il suo Lost River ė, nella realtà, Detroit, che con il suo spopolamento, abbandono e degrado ben si presta a rappresentare questo luogo da day after, e verso cui ė percepibile l’affetto ed il tributo del regista.
La famiglia protagonista si compone di una madre, Billy, (una Christina Hendricks dall’espressione stupita dalla prima all’ultima inquadratura ) e i due figli: l’ adolescente Bones ed il piccolo Frankie. Nella casa adiacente vive con la nonna - cammeo di Barbara Steele - Rat, la ragazza di cui Bones è innamorato e che prende il suo soprannome dal ratto addomesticato che porta sempre con se. Billy per poter pagare i debiti scivola nei bassifondi della città, a lavorare in un locale in cui l’attrazione principale sono gli spettacoli gore delle ragazze sul palco, tra cui spicca Eva Mendes nei panni della decana della’ intrattenimento violento.
Contemporaneamente Bones scopre grazie a Rat che sulla città grava forse un maleficio dovuto all’avversario sommerso la città preesistente per fare un lago artificiale.
Ma per l’ appunto la trama non ė che un pretesto, una serie di suggestioni che consente a Ryan Gosling di costruire un’ atmosfera e di tessere la sua rete di citazioni. Oltre a Refn, e tanti altri, spicca senz’altro il riferimento al cinema di David Lynch, esplicitamente richiamato dalla performance musicale del morboso cattivo del film ma presente in tutte le atmosfere oniriche e angosciose su cui ė costruito Lost River.
Tutto questo dispiegamento di virtuosismi risulta però in definitiva velleitario e francamente un po’ pretenzioso: forse avrebbe aiutato la riuscita del debutto di Gosling una vicenda più solida e una minore ansia di affollare le immagini di virtuosismi. Ė comunque convincente il sincero tributo a Detroit, e l’attaccamento di questa famiglia alla cittá ė un messaggio di possibile cambiamento e speranza nel futuro.
(Lost River) Regia: Ryan Gosling ; sceneggiatura: Ryan Gosling ; fotografia: Benoît Debie ; montaggio: Nico Leunen, Valdis Oskardottir ; musica: Johnny Jewel; scenografia: Beth Mickle ; interpreti: Christina Hendricks (Billy), Iain De Caestecker (Bones), Eva Mendes (Cat), Saoirse Ronan (Rat); produzione: Boldrin Films; origine: Stati Uniti; durata: 105’.