Non lo so ancora
Il profumo del caffè appena svegli o il divertimento nell’osservare dei giovani che sono lì pronti a innamorarsi. La gioia di mettersi a braccetto gustandosi un buon gelato o il divertimento nel soffiare in aria una pallina. La vita è in continuo equilibrio precario, ma se diventa epifania che unisce e riscalda il cuore, allora le paure si superano e i dubbi si diradano.
Levanto, costiera ligure. Il vedovo Ettore, che ama farsi le sue belle centocinquanta bracciate giornaliere a nuoto, per poi giocare a carte con gli amici, incontra, casualmente, la giovane mediterranea Giulia. Tra i due ci sono quarant’anni di differenza e l’attesa di un responso, ginecologico per lei e clinico per lui, che li tiene sospesi. L’amicizia si forma e si colora lentamente in un universo raccolto e carico di suggestione, che avvolge i corpi e le facce dei protagonisti fortificandoli.
Una favola sincera e mai banale che ci mostra, grazie all’occhio della brava regista Fabiana Sargentini e alla sceneggiatura di Morando Morandini, la bellezza e la semplicità di un’amicizia che non ha la pretesa di immergere lo spettatore nel quadro, viceversa di raccontargli, con semplicità, un rapporto originale, speciale. I ritmi sono lietamente lenti e sono puntellati dall’ironia della scrittura. La Sargentini affida al registro visivo degli acquerelli i momenti di riflusso o di passaggio drammaturgico, come quando vediamo, dopo le prime sequenze, la formosa Giulia danzare sulla spiaggia sotto lo sguardo di Ettore. La musica accompagna birbona le immagini e, quando non c’è, la regista affida a figure epifaniche, come quella del pastore e del suo campanaccio, il ritmo sonoro/visivo. E quando c’è bisogno di trovare uno spazio di riflessione per le ansie prodotte dagli imminenti risultati dell’ospedale, ecco che piomba forte un occhio documentaristico, retaggio granitico dell’autrice.
A donare ancora più vicinanza tra i personaggi e i loro creatori, ci pensano i camei della regista e dell’ottantanovenne Morandini: la prima danzante con una piccola bambina, mentre il secondo intento a fare la spesa al supermercato con la sua adorabile compagna di vita. Ettore e Giulia sono le loro proiezioni e non vivono di solitudine, semplicemente di normalità e caducità delle cose; lo capiamo con il passare dei minuti fino a quando la regista, nelle ultime sequenze, li fa quasi ripetere le stesse movenze, pose. Un film coerente, che ha forse i suoi limiti evidenti nella sproporzione attoriale tra protagonisti, davvero bravi, e comparse o nei pochi passaggi narrativi eccessivamente statici.
(Non lo so ancora); Regia: Fabiana Sargentini; sceneggiatura: Fabiana Sargentini, Morando Morandini, Carlo Pizzati; fotografia: Simone Pierini; montaggio: Fabio Nunziata; musica: Nicola Campogrande; interpreti: Donatello Finocchiaro, Giulio Brogi; produzione: Marco Ledda; origine: Italia, 2013; durata: 83’.