Pavee lackeen
In concorso per la Settimana della Critica, Pavee Lacken è un buon film realizzato con pochi soldi ed ottime idee, miscela che spesso funziona molto meglio di grandi produzioni commerciali volte soprattutto al successo di botteghino, piuttosto che a lanciare e promuovere autori acuti come Perry Ogden. E’ la storia di Winnie, una bambina, Pavee, ovvero facente parte di una comunità di Travellers irlandesi, che vive in una roulotte con la madre alcolizzata e quattro fratelli. Durante i primi minuti si rimane spiazzati dallo sconcertante iperrealismo narrativo di Ogden, rischiando di bollare il film come un documentario venuto male. Invece la camera a mano che segue costantemente la piccola protagonista e le vicende della sua famiglia e i dialoghi totalmente lasciati all’improvvisazione (tant’è che non è chiaro se gli ’attori’ siano veri attori oppure realmente Travellers), mostrano un ritratto talmente tanto ’reale’ di vite condotte da emarginati, di bambini allo sbando, di una disumanità sconcertante nella periferia di Dublino, che non si può non rimanerne colpiti. Quella di Ogden però non è la solita ramanzina delle pubblicità progresso, o le quattro parole di qualche politico in vena di solidarietà, ma un freddo e lucido ritratto di una realtà europea su cui (ovviamente) l’Europa stessa è poco informata. Lavoro di divulgazione del fenomeno quindi, ma non solo. Dietro la macchina da presa c’è anche la mano di un uomo che riesce a farci commuovere quando mostra la piccola protagonista sforzarsi, senza successo, a ricordare la propria data di nascita. Abbandonata dal padre quando era bambina, colpita dagli insulti dei suoi compagni di scuola (cui sceglie di non ritornare), costretta a rubare vestiti, monetine gettate nelle fontane e quant’altro, Winnie passa le sue giornate tra le strade di Dublino e la roulotte di famiglia, in cui vanno e vengono agenti del comune, assistenti sociali, amici e altri Travellers. Il regista irlandese mette in risalto un momento particolare della vita della bambina, ovvero quello della crescita, ma anche il desiderio di sapere, di conoscere, di tirarsi fuori da quel mondo da cui lei stessa vorrebbe uscire (Winnie non vuole più andare in una scuola per bambini come lei), ma sa già dentro di sé che finchè incontrerà disprezzo e incomprensione, la sua vita sarà destinata alla miseria. Eloquente la splendida scena finale (l’unica con accompagnamento musicale tra l’altro) in cui Winnie per fare un tè alla madre va a prendere un secchio d’acqua con un passeggino e la sorellina più piccola sopra che funge da contrappeso. Si allontana così all’orizzonte, verso una periferia sporca e degradata, quasi presagendo che la gente continuerà ancora a non voler vedere. Buona prova, aspettiamo fiduciosi di veder distribuiti anche altri lavori del bravo regista irlandese.
[Settembre 2005]
Cast & credits:
Regia: Perry Ogden; sceneggiatura: Perry Ogden, Mark Venner; fotografia: Perry Ogden; montaggio: Breege Rowley; interpreti: Winnie Maughan, Paddy Maughan, Rose Maughan, Rosie Maughan, Brian Dignam, Michael Collins, Helen Joyce, Martin Maughan; produzione: Perry Ogden e Martina Niland, in associazione con John Rocha.