PING PONG
Incantevole questo "ritratto di famiglia in esterni", opera prima di Matthias Luthardt. Il regista tedesco, all’esordio nel lungometraggio (concorre dunque, con ottimi argomenti, anche per la Camera d’Or, rivela un ottimo senso del racconto e dimostra mano ferma nella direzione artistica di uno stuolo di freschissimi e affiatati attori.
Stupisce in particolar modo la sicurezza del regista nella costruzione di questo difficile rapporto di convivenza fra una famiglia già divisa al suo interno e ulteriormente turbata dall’arrivo di un ragazzo problematico, che farà deflagrare il precario equilibrio psicologico di ciascuno dei personaggi.
Notevoli le affinità tematiche con il francese La Tourneuse de Pages: ma laddove quella vicenda sapeva di bluff ad ogni inquadratura, qui l’autore tedesco cattura con sorprendente sensibilità e maturità d’eloquio lo spettatore e lo lega al destino di ciascuno dei membri di questa famiglia allargata.
In Ping-Pong si ride molto, persino le pause e i silenzi acquisiscono vita propria e sono di volta in volta buffi, tragici o carichi di tensione. Si partecipa attivamente alla storia mentre il succedersi degli eventi e l’alternanza di commedia e dramma risulta convincente e mai banale.
Chapeau dunque al giovane autore tedesco.
Speriamo si confermi a questi livelli.
Regia: Matthias Luthardt; soggetto e sceneggiatura: Meike Hauck, Matthias Luthardt; interpreti: Sebastian Urzendowsky, Marion Mitterhammer, Clemens Berg, Falk Rockstroh; produzione: JUNIFILM GmbH; origine: Germania 2006; durata: 89’