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Quod erat demostrandum

Pubblicato il 13 novembre 2013 da Giammario Di Risio

VOTO:

Quod erat demostrandum

La tematica, solo quella, potrebbe affiancarsi al capolavoro Le vite degli altri di Florian Henckel von Donnersmarck. Se in quel film, tuttavia, andavamo nell’ex DDR e scoprivamo il sistema di controllo sull’individuo della Stasi, qui è la Romania di Ceaușescu a prendersi il quadro, in particolare la Securitate. Un sistema oliato e ossessivo che questa volta risparmia drammaturghi o teatranti, per prendere di mira dei talentuosi matematici.

1984. La Romania del “Condottiero” Ceaușescu è ormai un paese dove il partito comunista gestisce i ritmi, il lavoro e le abitudini del popolo. A farne le spese ci sono anche tre amici che, di mestiere, fanno i matematici: Ducu, espatriato a Parigi, la moglie Elena, che spera di raggiungerlo con il loro unico figlio, e Sorin, anch’egli rimasto a Bucarest e deciso a far pubblicare un suo testo scientifico in America. Le intenzioni di Sorin allarmeranno il Dipartimento di Sicurezza e scatterà decisa l’operazione “Errante” gestita da un fedele, e allineato, commissario.

Un film giocato tutto in interni e con una fotografia in bianco e nero che trasferisce un senso di “autenticità” allo spettatore. I personaggi sono in balìa di un mondo gerarchizzato dove ogni singolo movimento, ogni possibile informazione, devono essere filtrate e analizzate dallo Stato, personificato quest’ultimo dal commissario. La scenografia sottolinea continuamente l’atmosfera claustrofobica, con scrivanie che “razionano” gli oggetti, enormi corridoi vuoti, centri informatici silenziosi, freddi e con il condimento di dialoghi mai sereni, viceversa in continua tensione emotiva e psicologica. In questa messinscena trovano ampio sfogo oggetti che procedono a coppie di significazione: il telefono di casa metaforizza la malattia del controllo e innesca continuamente le comunicazioni tra i personaggi, la valigia di Elena diventa la volontà di essere liberi ma anche lo spazio dove poter nascondere il testo scientifico, mentre i computer, invece di rappresentare il progresso, diventano carcasse ferme, atone che cristallizzano l’impostazione di un sistema prossimo agli sgoccioli.

Sarebbe stato un film ancora più denso, se solo il regista avesse premuto l’acceleratore sull’interessante impostazione che vede da un’iniziale condivisione e solidarietà tra i protagonisti, gestita e raccontata bene, il salto a una condizione dove ognuno è obbligato a pensare al proprio interesse; qui l’approfondimento viene meno lasciando spazio a un finale frettoloso e indecifrabile.


CAST & CREDITS

(Quod erat demostrandum); Regia: Andrei Gruzniczki; sceneggiatura: Andrei Gruzniczki; fotografia: Vivi Dragan Vasile;montaggio: Dana Bunescu; interpreti: Ofelia Popii, Sorin Leoveanu, Sorin Piersic Jr.; produzione: ICON ; origine: Romania, 2013; durata: 105’;


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