Richard Jewell
A 89 anni portati orgogliosamente, il vincitore di 4 Premi Oscar Clint Eastwood (Million Dollary Baby) torna sul grande schermo con Richard Jewell - nuovo ritratto aggiunto alla sua personale galleria cinematografica di eroi americani. La carriera registica del celebre cineasta prosegue in crescendo – con la media recente di quasi un film all’anno – e, dopo i deludenti Ore 15:17 – Attacco al Treno e Il corriere – The Mule (del quale egli era anche interprete principale), si concentra – al 41° lungometraggio – sulla storia vera dell’attentato avvenuto ad Atlanta (Georgia, Stati Uniti) durante le Olimpiadi del 1996 e sull’uomo che aveva scoperto la presenza dell’ordigno dinamitardo, poco prima dell’esplosione.
"Basta un po’ di potere, per fare di un uomo un mostro. Non farlo, Richard".
Scritto dal candidato all’Oscar, Billy Ray (Captain Phillips – Attacco in mare aperto) e basato sull’articolo di Marie Brenner – la cui produzione giornalistica aveva dato vita all’esordio fiction del documentarista Matthew Heineman (La Città dei Fantasmi), A Private War – Richard Jewell ci presenta l’individuo del titolo come il più singolare dei personaggi. Impersonato in modo veritiero, umano e intenso da Paul Walter Hauser (Tonya), Richard colpisce subito lo spettatore per la capacità, non comune, di conquistare la fiducia della gente con rarissima onestà. Nella prima sequenza, riesce a farsi amico l’avvocato Watson Bryant, in maniera piuttosto inusuale: dotato di perspicacia e grande attenzione ai dettagli, il ragazzotto robusto dall’aspetto nerd lo rifornisce, puntualmente, di Snickers – le tavolette di cioccolato, arachidi e caramello tanto gradite al collega dell’ufficio in cui lavora. Conoscendolo meglio, scopriamo, poi, che la vera indole insita in lui è proteggere il prossimo e diventare un agente di sicurezza è il sogno che custodisce nel cassetto più grande della sua anima – pura e scevra da opportunismo e corruzione.
"Io credo nella legge e nell’ordine. E’ così che si porta avanti una nazione".
Richard Jewell – co-prodotto, tra gli altri, da Eastwood e dal Premio Oscar Leonardo Di Caprio (Revenant – Redivivo) – fa, certamente, riprendere punti a un’icona della settima arte; la cui filmografia è stata, ultimamente, caratterizzata da alti e bassi. La pellicola non manca, infatti, di diversi momenti d’emozione e la narrazione lucida e asciutta unita ad una regia priva di orpelli e virtuosismi – tipica, ormai, del Clint al crepuscolo – restituiscono l’impatto e le proporzioni reali della vicenda raccontata. In 131 minuti di durata complessiva, s’inciampa, tuttavia, in scene più deboli e superflue rispetto al plot principale; oltre che in un latente politically correct e un leggero didascalismo di troppo, segnato dall’innecessario abuso della keyword “hero". Se questo film porta, effettivamente, nuove sfumature e ambiguità al suddetto topoi – tanto amato e ricorrente nelle opere del cineasta californiano – le sue intenzioni sarebbero state, comunque, chiare e palesi, senza che tale termine-fil rouge fosse messo in bocca ai personaggi, con cotanta insistenza. Fortunatamente, questi elementi non intaccano la pellicola a tal punto da minarne la riuscita; alla quale contribuiscono un buon sonoro, un degno accompagnamento musicale e, soprattutto, un grande cast. Nell’ensemble di contorno, spiccano gli eccezionali Sam Rockwell (Premio Oscar per Tre Manifesti a Ebbing, Missouri) e Kathy Bathes (Misery non deve morire) – candidata all’Oscar e al Golden Globe 2020, proprio per il ruolo della madre di Richard, Bobi Jewell. Un plauso, però, va anche alla convincente Olivia Wilde (Tron: Legacy) – anch’essa, novella regista, con la gemma indie La Rivincita delle Sfigate, uscita la scorsa estate – nei panni della scorrettissima giornalista Kathy Scruggs, l’unico personaggio ad avere un’evoluzione – per quanto veritiera o meno possa sembrare – e a sparigliare un po’ le carte; in una partita il cui esito pare, già, scritto, con vincitori e vinti annessi.
(Richard Jewell); Regia: Clint Eastwood; sceneggiatura: Billy Ray (dall’articolo giornalistico di Marie Brenner); fotografia: Yves Bélanger; montaggio: Joel Cox; musica: Arturo Sandoval; interpreti: Sam Rockwell, Kathy Bates, Jon Hamm, Olivia Wilde, Paul Walter Hauser; produzione: 75 Year Plan Productions, Appian Way, Misher Films, The Malpaso Company, Warner Bros.; distribuzione: Warner Bros.; origine: USA, 2019; durata: (esempio) 131’; webinfo: https://www.warnerbros.it/scheda-fi...