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Rigor Mortis

Pubblicato il 30 agosto 2013 da Marco Di Cesare

VOTO:

Rigor Mortis

2442: più in generale il giorno della data di nascita, con annesso il suo inverso, di chi sta vergando questo articolo; nel particolare, di Rigor Mortis, il numero che designa una stanza, stregata, in un fatiscentissimo ed inquietante edificio di Hong Kong, dove la presenza umana è alquanto sparuta, immaginiamo in un qualche periferico quartiere della metropoli.
’24’ e il suo rovescio, la stanza ’42’ del ventiquattresimo piano, in un simmetrico richiamo, una precisione sotto la quale si cela un continuo e costante movimento, un viaggio di andata e di ritorno - sintetizzato proprio dalla palindromia di questo numero, il ’2442’ – all’interno della storia del cinema, essendo Rigor Mortis un omaggio al cinema cinese degli anni Ottanta sui vampiri.

Opera prima del non ancora trentenne hongkonghese Juno Mak, in patria famoso cantante e attore cinematografico, il film è coprodotto da Takashi Shimizu. E, in effetti, persistente è la sensazione di trovarsi dalle parti anche del Japan Horror, per un’opera che punta il suo sguardo sia verso il passato più recente che quello un po’ più lontano del cinema dell’orrore.
’Sensazione’, per l’appunto, giacché su Rigor Mortis aleggia un’uniforme atmosfera che si fa ’Sentire’, preponderante sulla maggior parte dell’economia complessiva del film, divenendo a più riprese essa stessa il film medesimo, un sottobosco composto di una raggelata messa in scena, ove la narrazione si fa stantia, ammorbando in modo eccessivo l’intera pellicola, in gran parte soffocando qualsiasi restituzione del sentimento che lega tra di loro i personaggi in scena. Laddove, in seguito, prevalente l’azione diviene, in un crescendo che vede maggiormente il dominio del lato cinese su quello nipponico, con combattimenti coreografati comunque secondo i moderni dettami per la messa in scena dei duelli tramite arti marziali: nuovamente, quindi, si mostra l’intento di collegare passato e presente, acuendo, in più, quel senso di caos che è sotteso a tutto il film e che quest’ultimo tenta di restituire.
Così come ci si muove tra realtà e finzione, giacché il protagonista di Rigor Mortis è il veterano Siu-hou Chin: già protagonista della commedia-action-zombie-vampiresca Mr. Vampire del 1985, qui, alcuni decenni dopo, impersona un attore in declino, sullo schermo spesso cacciatore di vampiri, e che, abbandonato dalla moglie e dal figlio, decide di togliersi la vita; salvato dall’intervento di un vero cacciatore di vampiri, assieme a lui si troverà a fronteggiare le oscure presenze (fantasmi e zombie-vampiri) che albergano all’interno del grattacielo.

Malgrado o, magari, a causa proprio di tali continui rimandi interni ed esterni, il debutto di Juno Mak risulta tuttavia essere un’operazione mal riuscita: senza cuore, senza idee, è un frullato dove stile, contenuto e ideologia cinematografica sono miscelati senza un criterio governato dall’amore e dal rispetto verso la materia trattata.


CAST & CREDITS

(id.); Regia: Juno Mak; sceneggiatura: Jill Leung e Philip Yung; fotografia: Kai Ming Ng; montaggio: David Richardson; musica: Nate Connelly; interpreti: Kara Hui (Feng Yeung), Siu-hou Chin (Siu-Ho Chin), Richard Ng (Zio Tung), Hee Ching Paw (Zia Mui), Anthony Chan (Yau), Hoi-Pang Lo (Zio Yin); produzione: Kudos Films; origine: Hong Kong, 2013; durata: 101’; web info: sito ufficiale.


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