Run Boy Run
Tratto dal best seller di Uri Orlev, Run Boy Run racconta la storia vera di Jurek, un bambino di otto anni che, fuggito dal ghetto di Varsavia nel 1943, cerca in ogni modo di sopravvivere e di nascondersi dai nazisti. Si nasconde nella foresta, finge di essere un orfano polacco, impara i precetti della religione cristiana per sfuggire ai suoi persecutori a caccia di ebrei e soprattutto corre, il piccolo Jurek.
Presentato nella sezione indipendente Alice Nella Città, Run Boy Run sembra però funzionare solo da un punto di vista fotografico, molto curata è infatti la fotografia del film ma, al contrario, molto sfilacciata, trascurata e stereotipata la qualità narrativa del film. I buoni da una parte, i cattivi dall’altra, nulla è minimamente stratificato e il film sembra voler fare affidamento solo sull’empatia che naturalmente il piccolo Jurek può stabilire col pubblico. La storia vera di Jurek viene purtroppo raccontata male, bravi gli attori, potenzialmente forte la storia ma tutto ciò non basta.
Il regista Pepe Danquart, che ha ricevuto un premio Oscar nel 1994 come Miglior Cortometraggio per Schwarzfaher, non riesce in nessun modo a dare un’impronta personale e soprattutto maggiormente creativa alla difficile storia che ha voluto raccontare, ed è un peccato perché del buono c’è in Run Boy Run, ma ce ne poteva essere molto di più.
(Run Boy Run); Regia: Pepe Danquart; sceneggiatura: Heinrich Hadding, Uri Orelev; fotografia:Daniel Gottschalk; montaggio: Richard Marizy; musica: Stephane Maucha; interpreti: Andrzej Tkacz, Elisabeth Duda; produzione: Radiant Film International; Germania, Francia, 108’