Sàbado
A sentire lo sceneggiatore e critico cinematografico cileno Gonzalo Mata, il film che ha dato l’avvio alla Nuovissima ondata del cinema cileno – quello che ha reso consapevole una nuova generazione di cineasti che “tutto era possibile” - è Sàbado (2003) di Matìas Bize.
Dopo aver visto questo lungometraggio di appena 65 minuti è facile comprendere il perché. Girato con pochi spiccioli (il tanto necessario a comprare una cassettina per la videocamera), Sàbado riesce a raccontare una storia – e soprattutto una volontà di fare cinema – proprio a partire dalla limitatezza dei propri mezzi, che portano in primo piano la forza del progetto e la dedizione nella sua realizzazione.
Il film è un solo piano sequenza, non per vezzo o sfoggio di bravura formale ma per la necessità di girare sulle cassette analogiche che, all’inizio degli anni Duemila, ancora prevalevano largamente sul mezzo digitale.
Il pretesto è semplice: l’amante di un uomo che si sta per sposare, nel giorno in cui hanno luogo le riprese (il sabato del titolo) si porta dietro il giovane vicino armato di videocamera per filmare la rivelazione che intende fare alla sposa, Blanca: il suo fidanzato, Victor, ha sempre continuato a vederla e l’ha addirittura messa incinta. Da questo momento in poi, il vicino “con la macchina da presa” seguirà Blanca invece che l’amante nella sua resa dei conti con Victor e nel suo smarrito girovagare in seguito alla scelta di annullare il matrimonio.
Sàbado (sottotitolo: un film in tempo reale) è quindi girato in un solo giorno, o meglio in soli 60 minuti, e tutto questo è possibile grazie a mesi di prove ed un timing perfetto: “il mio ruolo era correre in bici da una location all’altra ad avvisare gli attori di tenersi pronti”, ricorda Matìas Bize.
Il risultato è sorprendente: in una sola ora il giovane regista cileno (all’epoca appena ventiduenne) ed i suoi bravi attori – che hanno in seguito continuato a lavorare con lui – riesce a realizzare una commedia con tempi comici da rodato cineasta. L’interazione tra gli attori sullo schermo e di questi ultimi con il ragazzo che fa le riprese è riuscitissima ed in questo ritmo serrato Bize riesce anche ad inserire qualche omaggio scoperto alla vocazione cinefila: il ragazzo che fa le riprese che vuole diventare un regista, l’allusione alla pellicola che costa troppo e così via.
Del resto la storia è un puro pretesto (anche se Bize continuerà a lavorare sui temi dei rapporti umani): ciò che conta è la possibilità di raccontarla. Senza soldi, produttori, attori noti. Solo con la forza delle proprie idee.
(Sàbado) Regia: Matìas Bize; sceneggiatura: Julio Rojas, Paula Fierro; fotografia: Gabriel Dìaz; musica: Bitman y Roban, CHC; interpreti: Blanca Lewin, Victor Montero, Antonia Zegers; produzione: Matìas Bize, Gabriel Diaz; origine: Cile; durata: 65’.