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Stalingrad 3D

Pubblicato il 17 novembre 2013 da Giammario Di Risio

VOTO:

Stalingrad 3D

Il luogo concreto è un teatro di guerra, mentre la luce plumbea colora il paesaggio e una forma estetica da gran botteghino caratterizza l’immagine. La verità, in questo film, è troppo difficile da raggiungere, forse impossibile, visto che ognuno potrebbe sottolineare il proprio appassionato punto di vista. Tocca affidarsi propositivi a una forma da kolossal mentre, in quadro, i figli di due tra i più sanguinosi totalitarismi che la storia abbia mai conosciuto affermano il loro diritto alla vita.

Stalingrado, autunno 1942. Mentre i tedeschi sentono l’odore dell’Armata Rossa pronta a riprendersi la città, alcuni soldati, prostrati da mesi di sanguinosa battaglia, attendono i rinforzi tra le macerie. Ci sono cinque russi e un comandante tedesco della Wermacht. I primi occupano quel che resta di una casa, trovandoci all’interno una giovane e dolce compatriota pronta ad aiutarli, mentre il secondo sembrerebbe si stia per innamorare di una giovane russa conosciuta in un bunker. Gli aiuti però sono bloccati aldilà del Volga e il comandante presto ordinerà di assalire quella casa infestata dai "rossi".

Un’opera girata in stile pompeiano, dove ogni scelta di linguaggio è strumentale alla valorizzazione di un registro mitico-epico. Il grande dispiegamento di mezzi tecnici esalta un 3D da interfaccia stile videogame e l’approfondimento sul carattere dei personaggi assume connotati definiti, approfonditi nonostante l’operazione di genere. Il doppio binario che significa le azioni dei personaggi è il rapporto, sincero e molto emotivo, dei soldati russi con la giovane donna e l’innamoramento del comandante tedesco per una “nemica”. Lentamente la doppia linea si sovrappone mentre dettagli di fucili, mirini, bombe a mano, muri crepati e piogge di cenere equilibrano il gioco da buoni contro cattivi. C’è spazio anche per un tessuto romantico, con la voce fuori campo del figlio della giovane donna che ci racconta ciclicamente le storie dei cinque soldati esaltando, didascalicamente, gli ideali di valore e patriottismo.

La lettura storica, del regista russo Bondarchuk, è di parte e non vi porterà nessuna nuova informazione, viceversa potrete apprezzare una struttura visiva che strizza l’occhio a Hollywood e si palesa con un’ottima spettacolarizzazione, per le scene di battaglia, e con una discreta capacità di rendere suggestiva, toccante la dimensione emotiva degli eroi nelle scene di riflusso. Quest’ultime sono avvolte da una musica classica entrando in dialettica con l’assordante fragore del piombo fuso. Una grande produzione che, dopo aver conquistato il mercato orientale, scalda i motori per il nostro occidente.


CAST & CREDITS

(Stalingrad); Regia: Fedor Bondarchuk; sceneggiatura: Sergei Snezhkin, Ilya Tilkin ; fotografia: Maksim Osadchiy-Korytkovskiy, montaggio: Igor Litoninskiy; interpreti: Thomas Kretschmann, Yanina Studilina, Pyotr Fyodorov, Mariya Smolnikova, Andrey Smolyakov; produzione: Art Pictures Studio, Non-Stop Productions; origine: Russia, 2013; durata: 135’;


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