Takeshi’s
Il film a sorpresa presentato in concorso alla Mostra del Cinema, dopo numerose previsioni infondate e varie indiscrezioni ha ora un nome: Takeshi’s, il nuovo lavoro di Takeshi Kitano. Assolutamente spiazzante ma allo stesso tempo coerente con il resto della sua filmografia, è una commedia grottesca con cui il regista giapponese tira le somme sui suoi primi quindici anni di carriera (da regista). Se nei suoi film precedenti si fondevano atmosfere diverse, in cui scene di estrema violenza convivevano benissimo con altre fatte di immagini tenui e di silenzi, in quest’ultimo, Takeshi’s, Kitano si spinge oltre, poichè non rivede e reinterpreta i vari generi cinematografici da cui trae ispirazione, ma prende lo spunto dai suoi film precedenti. Il film, in effetti, non è una storia vera e propria, ma è composto da una serie di associazioni mentali: un fan di Takeshi Kitano, assolutamente identico al regista se non per i capelli biondo-platino e per un carattere timido e riservato (personaggio interpretato comunque dallo stesso Kitano), lavora in un supermarket, fa provini perchè il suo sogno è quello di interpretare i ruoli del suo attore/regista preferito non riuscendo a passarne neanche uno, anzi facendosi cacciare prima di aver provato a recitare la parte, e... sogna. Silenzioso e riservato immagina una vita da eroe esuberante, da giustiziere, da yakuza, da amante cupo e scontroso, tutti personaggi tra l’altro interpretati dallo stesso Kitano. Takeshi’s è composto in una serie di ’quadri’ che ricordano molto alcune scene de L’estate di Kikujiro e di Sonatine, ma a differenza dei film citati, in cui la scelta dei ’quadri’ ha una funzione artistica ed esplicativa, gli ’sketch’ che compongono il film sono tutto l’opposto, ovvero un collage di situazioni che il regista adotta per ironizzare sulle sue opere precedenti. Samurai nella polizia, yakuza tutt’altro che duri tentano la strada del cinema, un uomo con cinque pallottole in corpo che balla a ritmo di musica da discoteca, morti che si rialzano, continuano a sparare, rimuoiono e si rialzano di nuovo, scontri a fuoco che diventano costellazioni quando le luci prodotte dagli spari si alzano in cielo. Le fantasie del protagonista però non fanno di Takeshi’s un film visionario, tutt’altro. Sembra essere piuttosto uno sfogo, una summa folle e sfrenata, e allo stesso tempo una ricerca formale di notevole interesse che mette in evidenza le incredibili capacità di Kitano sia come regista ma anche come montatore. Il Kitano diverso lo si intravede invece in veste di attore: nei film precedenti egli è sempre al centro della scena: picchia, spara, non ha mai paura, sembra non sentire mai dolore. Questa volta però interpreta un personaggio tenero, sottomesso da tutte le persone con cui ha a che fare, un eroe docile che sogna di essere un duro. Insomma anche in questo caso c’è un ribaltamento totale: i comprimari, che interpretano personaggi spesso maltrattati da quelli interpretati da Kitano, prendono la loro rivincita, e il regista lascia loro spazio all’interno del film. Una riflessione su se stesso e sulla sua opera quindi, ma non solo. E’ uno sfogo e allo stesso tempo un gioco, un punto d’arrivo e di partenza, un’opera di umorismo raffinato e di violenza spietata, ma tutto in funzione di una riflessione che si coglie dietro la maschera di ’film commedia’: l’uomo, le sue ambizioni, le sue fantasie, le sue paure più remote, i suoi desideri più incontrollabili, questo sembra essere al centro di Takeshi’s. Mettere in discussione se stessi e fare dell’ironia sulla propria produzione in funzione di un’analisi del genere, è un atto estremo di umiltà, e questo vale per tutti coloro che disprezzano l’esuberanza di Kitano. Divertente e geniale, sicuramente una delle opere migliori presentate finora alla Mostra del Cinema.
[Settembre 2005]
Cast & Credits:
Regia, sceneggiatura e montaggio: Takeshi Kitano; interpreti: Takeshi Kitano, Kotomi Kyono.