Tales From the Dark

Evidentemente nello spazio di Hong Kong ci sono alcune persone che hanno storie troppo particolari per non essere raccontate. Evidentemente l’atmosfera è individuale e individualistica, di fatto governata e gestita da fantasmi, con i quali ci interfacciamo continuamente, che non hanno alcuna intenzione di non palesarsi. La leadership, scura e immateriale, si connette con le vittime e lentamente include sempre più “pasta umana”, mentre la città palesa il suo angoscioso progresso.
Ci sono tanti personaggi: la ragazza innamorata che si lascia andare dopo essere stata mollata, degli adolescenti che si ritrovano in una scuola abbandonata per giocare a nascondino, un disoccupato che profana tombe per soldi, un elegante nano che si aggira per la città e sembrerebbe poco minaccioso, un curatore di anime che prestò chiuderà bottega e una chiromante che staziona, giorno e notte, sul marciapiede affollato. Tutti quanti abbandoneranno il loro senso d’integrità e semplicità sotto i colpi dei fantasmi. Imprevedibili e sempre in agguato, gli spettri albergano la società di Hong Kong e diventano la conseguenza disastrosa della modernità, mentre la tecnologia si caratterizza come ingiunzione a dimenticare, a mettere da parte la vera realtà.
La struttura si configura mediante sei episodi sviluppati da differenti registi, uniti quest’ultimi tuttavia da una cifra stilistica che gioca con i piani e presenta continuamente un’estetica patinata, da videoclip. I fantasmi entrano ed escono dal quadro sfruttando molto il codice sonoro, con voci fuori campo e suoni diegetici angosciosi, che donano ritmo alla narrazione. Spesso e volentieri figure totalmente sconnesse e mai motivate nevrotizzano le sequenze, quasi fossero ioni negativi atti a pungolare lo spettatore. Un mondo ingiusto, dove in 300 metri quadri si ricavano otto appartamenti, che si riveste di una superficie high tech cruda, totalizzante e che addomestica capacità di analisi e immaginazione. Fiotti di sangue e corpi sgozzati trovano il loro modo di esistere in quadro mentre comprendiamo quanto poco di vitale sia ormai rimasto in giro.
Un film, diviso in due parti costituite da tre episodi ciascuna, con tanti strappi interessanti, sia per quanto riguarda la ricerca estetica, sia nella volontà sincera di raccontare il futuro precario di una società mediante la metafora della lotta tra spirito e carne, presenza e onnipresenza, materialità e immaterialità. Purtroppo il tutto viene messo in discussione dalla recitazione, precaria e sopra le righe, e dalle storie che molto spesso, nella loro conclusione e sviluppo, risultano essere prevedibili, per non dire scontate.
(Tales From the Dark) Regia: Gordon Chan, Lawrence Lau, Teddy Robin Kwan, Simon Yam, Fruit Chan, Chi Ngai Lee; produzione: EDKO Film, Movie Addict Productions; origine: Hong Kong, 2013; durata: 198’
