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THE HOST

Pubblicato il 22 maggio 2006 da Marco Di Cesare


THE HOST

Il sonno della ragione genera mostri.
Il sonno della ragione può generare la Bestia.
L’occhio della Bestia ti fissa senza guardarti, è un globo inespressivo come quello dello Squalo. La Bestia è agile come un Alien. E’ vorace. E ama la carne umana.
Ma la Bestia siamo noi. Perché siamo noi ad averla creata. Con il nostro disprezzo per la Natura e per noi stessi.
E allora non ci resterà che ucciderla, puntando dritti al suo Occhio, il centro del nostro cuore di Tenebra, per nascondere l’orrore che ci circonda.

Seoul 2000. Decine e decine di bottiglie di formalina vengono svuotate nel fiume Han da un giovane ufficiale medico coreano che lavora in una base statunitense, su ordine di un superiore americano, nonostante le sue iniziali proteste per un possibile inquinamento dell’acqua.
Seoul 2006. Un mostro mutante esce dalle acque del fiume e comincia a predare umani con estrema facilità e ingordigia. Tra questi vi è un’adolescente, poco più che bambina: Hyun-seo (Ko A-sung). La sua famiglia si metterà sulle sue tracce, dopo che lei, dalla tana della creatura, è riuscita a contattare il padre. I quattro dovranno fuggire da un ospedale in cui sono stati rinchiusi, perché “accusati” di essere portatori di un virus, dopo che sono venuti a contatto con il mostro, e dovranno sfuggire alle autorità politico-scientifico-militari dei due alleati Corea del Sud e U.S.A.

Una famiglia di perdenti che proverà a salvare i destini propri e dell’intero pianeta. Ma perché si tratterebbe di perdenti?
Gang-du (Song Kang-ho , già protagonista di Sympathy for Mr. Vengeance) è un quarantenne che non sembra mostrare grande sagacia, anzi appare anche un po’ cerebralmente limitato; è il padre della bambina, che ha cresciuto da solo, abbandonato dalla moglie quando Hyun-seo era appena nata. Nam-joo (Bae Doo-na, anche lei nel cast del film di Chan-wook Park) è una campionessa di tiro con l’arco che non è mai riuscita a essere una vera campionessa; è la zia della piccola. Nam-il (Park Hae-il) è un laureato disoccupato, molto capace nel preparare molotov e ancora abile contestatore del sistema, come ai bei tempi dell’università; è lo zio. Infine il pater familias, l’anziano Park Heui-bong (Byeon Hee-bong), figura guida dell’intero nucleo.

L’acqua: è l’elemento più importante per qualsiasi tipo di forma vivente, è ciò che dà la vita, grazie a lei l’esistenza non può che prosperare. Essa può far sviluppare qualsiasi forma di vita: anche quella nata da una mutazione impazzita, perché troppo veloce (noi siamo tutti figli di una mutazione genetica, solo che questa si è realizzata lungo milioni di anni di evoluzione). Una creatura anfibia che sembra provenire dai più oscuri profondi abissi marini, che agisce come un qualsiasi predatore, e che porta a galla le nostre più ancestrali paure.
Tutta la zona che corre lungo gli argini del fiume Han viene sgomberata e posta sotto massima sicurezza dall’esercito. Seoul viene così privata della sua arteria principale, e sembra perciò destinata a diventare, in breve tempo, una città di morti.
E’ nei pressi del fiume che il Male si nasconde: nelle fogne. Ed è lì che i nostri dovranno cercarlo, lungo claustrofobiche gallerie.

The Host, in inglese, può stare ad indicare sia un’intera folla, sia un singolo individuo: un anfitrione, nel caso specifico; ma un anfitrione è anche qualunque organismo che ospita e accoglie un parassita. Difficile è capire chi è il parassita di chi: la Creatura, oppure Noi?

Bong Joon-ho ha saputo brillantemente unire vari registri: l’ironico col tragico, il melodrammatico con il grottesco, facendo in modo che noi spettatori lo seguissimo, allo stesso tempo divertiti e terrorizzati, ma sempre esterrefatti e avvinti da tanta audace visionaria capacità cinematografica. E immalinconiti da un orrore senza scampo.
Il discorso privato e psicologico è ben immerso dentro quello più generale sulla politica e sull’ecologia.
Gli Stati Uniti d’Amerika sono i colpevoli, ma responsabile è anche la Korea del Sud che supinamente sa solo eseguire gli ordini di chi la protegge e accudisce. Probabilmente il film coreano è memore di Godzilla, mostro del passato risvegliato dalla dabbenaggine umana, ed emblema di un Giappone uscito sconfitto dalla Seconda guerra mondiale e risvegliatosi impotente dopo anni di sogni di grandezza, e costretto a ripararsi sotto l’ombrello atomico del nuovo alleato americano.
E non può essere dimenticato il ragionamento sulle false paure diffuse dalle autorità e dai media loro servi, solo per intimorire e angosciare intere popolazioni da tenere a bada con maggiore facilità. Come gli innumerevoli virus che passerebbero dal mondo animale a quello umano, e che dovrebbero ogni volta mietere vittime su vittime.
Cosa trovano di meglio da fare gli amerikani se non intervenire, una volta constatata l’inefficienza coreana, attraverso l’uso di un’arma potentissima, mai utilizzata prima? Ovvero l’agente giallo, un’arma biochimica dannosissima per l’ambiente. Questa, oltre a scatenare la protesta di miriadi di studenti ecologisti, non saprà far altro che causare un lieve malore alla Creatura e a far vomitare sangue a un incauto poliziotto.
Non rimarrà che la Famiglia a fronteggiare la Bestia, in un ultimo disperato assalto, con l’aiuto di uno scaltro senzatetto convinto assertore dell’etilismo.

The Host è certamente uno dei migliori film del genere apparsi sugli schermi negli ultimi anni: lo è anche perché sa andare oltre il genere, e perché sa prendersi gioco di esso. Ed è certamente superiore alla maggior parte della coeva produzione hollywoodiana.

(Gue Mool ) Regia e soggetto: Bong Joon-Ho; sceneggiatura: Baek Chul-Hyun, Bong Joon-Ho, Hah Joon-Won; fotografia: Kim Hyung-Koo; montaggio: Kim Sun-Min; musica: Lee Byeongwoo; interpreti: Song Kang-ho (Gang-du), Byeon Hee-bong (Park Heui-bong), Ko A-sung (Hyun-seo), Bae Doo-na (Nam-joo), Park Hae-il (Nam-il); produzione: Chungeorahm, Cineclick Asia; origine: Corea del Sud 2006; durata: 118’.


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