Timbuktu
A Timbuktu, in Mali, l’arrivo degli islamisti militanti ed estremisti – che impongono la sharia con la forza – stravolge la vita dei cittadini come dei pastori che abitano lontano dalla città. Gesti quotidiani come cantare, giocare a pallone, fumare, poter semplicemente tenere scoperte le mani per le donne, diventano gesti proibiti e sanzionabili molto duramente. Il regista mauritano Abderrahmane Sissako ci racconta l’imposizione ottusa di regole su una comunità che a stento comprende anche solo la lingua – araba – degli autonominati difensori della legge e della religione provenienti dal nord.
Film corale, Timbuktu porta sullo schermo le vicende di più personaggi che restano coinvolti in questa sopraffazione. Ad emergere su tutti c’è Kidane, pastore di 7 vacche, che vive in una tenda nel deserto con sua moglie, la figlia ed un bambino presumibilmente adottato. Coinvolto suo malgrado in un conflitto con un pescatore, che ucciderà involontariamente, Kidane deve sottomettersi alla giustizia impartita dagli islamisti fondamentalisti, giudici e giuria della sua sorte.
Ma ci sono tanti altri personaggi ed altrettante sopraffazioni, dalla ragazza data in moglie con la forza ad un mujaheddin alla donna frustata per aver contravvenuto alle regole che vietano la musica. E c’è anche l’ambiguità degli stessi mujaheddin, che non sono giustamente mostrati come una monolitica forza maligna ma si dividono fra accecati fondamentalisti e uomini più lacerati e combattuti sulla crudeltà di certe “sentenze”, che magari fumano di nascosto e segretamente sono fan sfegatati di Messi o Zidane.
Interessante ed in certi passaggi struggente narrazione dello sradicamento forzato di una cultura e della libertà di una comunità, Timbuktu offre una visione proveniente dall’interno dell’Africa di un problema relativo all’Africa stessa, troppo spesso filtrato da occhi occidentali.
Tuttavia il film risente di molti buchi di sceneggiatura, che lo fanno risultare piuttosto sconclusionato e che lasciano incerti sulle dinamiche relative a molti personaggi. Alcuni che entrano addirittura in scena solo per venire dimenticati e lasciati in sospeso.
(Timbuktu) Regia: Abderrahmane Sissako; sceneggiatura: Kassen Tall, Abderrahmane Sissako; fotografia: Sofian El Fani; montaggio: Nadia Ben Rashid; musica: Amine Bouhafa; scenografia: Sebastien Birchler; interpreti: Ibrahim Ahmed (Kidane), Toulou Kiki (Satima), Abdel Jafi (Abdelfrim), Fatou Diawara (Fiatouu); produzione: Les Films du Wordo; origine: Francia; durata: 100’