Twist
Libera e abbastanza infedele riattualizzazione del capolavoro giovanile di Dickens (Oliver Twist), l’opera prima del regista canadese Jacob Tierney sembra vivere troppo all’ombra del testo letterario da cui ha tratto ispirazione. Anche se l’utopico spirito del finale dickensiano, infatti, cede il passo ad uno sguardo ben più tormentato e tragico (nella scena finale Oliver prende letteralmente il posto di Dodge sulla strada, mentre la sua famiglia si rifiuta di riconoscerlo e di prendersi cura di lui), il risultato finale non brilla certo per una sua autoriale autonomia rispetto alla pagina scritta la cui conoscenza si rivela, anzi, spesso indispensabile per comprendere alcuni snodi narrativi altrimenti poco chiari. Alcune soluzioni drammaturgiche sarebbero, almeno sulla carta, abbastanza intriganti, a partire dalla brillante idea di trasformare il personaggio di Bill in una terribile nemesi che non compare mai in scena, ma la cui azione, che si esprime sempre attraverso telefonate minatorie e terrorizzanti (e il regista evita accuratamente di farcene sentire anche solo la voce), si ripercuote nefastamente su tutti. Peccato, però, che nel far questo, l’autore si precluda ogni possibilità di trasporre sullo schermo lo splendido capitolo della fuga del personaggio dopo la brutale uccisione di Nancy che resta una delle espressioni migliori dello scrittore la cui pagina, sembra qui, abitata quasi dallo spirito di Dostoevski. Altrove, come nella sequenza del suicidio di Fagin, il discorso sembra farsi debole e posticcio, con coneguente perdita delle fila della caratterizzazione psicologica dei personaggi al punto da far rimpiangere ancora una volta la bellissima scena del processo e della condanna a morte che ha luogo nel romanzo. Ma sarebbe ingiusto continuare su un confronto serrato tra film e opera letteraria dal momento che il testo filmico rivela in più punti la sua aspirazione ad una totale autonomia rispetto al suo prototipo romanzesco. In primo luogo per il totale stravolgimento dell’ambientazione della storia. La Londra industriale di Dickens (descritta, è da dirlo, un un’ironia spesso eccessiva e ai limiti della macchietta) viene sostituita efficacemente dalla periferia di una Toronto umidiccia e sporca come mai l’avevamo vista al cinema. Squallide strade urbane, bar notturni che recano impresso il marchio desolato delle tele di Hopper, nebbie indistinte e scorci piovosi costantemente immersi in una fredda e straniante tonalità grigio-bluastra si rivelano, presto i veri e propri protagonisti della pellicola e sono magnificati davvero dalla debordante piattezza della fotografia digitale. Lo spostamento di ambientazione e di tempo reca necessari aggiustamenti dei temi del romanzo. Elementi, questi, desunti scavando tra le righe di Dickens sottotesti latenti che, per quanto non espressi dallo scrittore (anche per necessari motivi auto censori) non sono per questo del tutto arbitrari. Per questo motivo il regista trasforma i ladruncoli della banda di Fagin in un gruppo di giovani prostituti e aggiunge un aspetto di attrazione omosessuale tra Oliver e Dodge non del tutto estraneo alla pagina dickensiana. Ma l’arricchirsi di questi aspetti porta necessariamente al cambiamento drammaturgico più importante: il punto di vista del narratore. Anche se, infatti, il titolo del film è Twist, la storia che ci viene raccontata è più quella di Dodge ai cui occhi la macchina da presa aderisce totalmente. Ne vien fuori un’opera certamente più originale del vecchio adattamento disneyano per la TV (in cui Fagin era Richard Dreyfuss e Dodge Elijah Wood), ma non per questo più memorabile. Nick Stahl presta al suo personaggio tutto il suo talento, regalandoci una delle sue interpretazioni migliori. Peccato che tanta bravura debba essere sprecata in una pellicola eccessivamente lenta e fumosa che solo apparentemente rincorre temi e situazioni di un regista indipendente come Gus Van Sant. Il regista aderisce poco ai suoi personaggi, sembra incapace di amarli davvero e si abbandona troppo spesso ad un’iconografia già vista e già detta (il neon traballante della scena in bagno con Dodge che prende le sue dosi di eroina). Un’occasione sprecata.
(Twist); Regia: Jacob Tierney; interpreti: Nick Stahl, Joshua Close, Gary Famer, Moti Yona
[Agosto 2003]