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VENEZIA 63: AZUL OSCURO CASI NEGRO

Pubblicato il 6 settembre 2006 da Antonio Valerio Spera


VENEZIA 63: AZUL OSCURO CASI NEGRO

Dopo aver vinto diversi premi internazionali per i suoi corti, Daniel Sànchez Arèvalo debutta nel lungometraggio con un ironico melodramma in pieno stile spagnolo. Presentato a Venezia nella sezione Giornate degli Autori, Azul Oscuro Casi Negro è una pellicola che diverte e fa pensare. Il regista l’ha definita “una storia di persone che combattono contro il loro destino”. In effetti, tutti i personaggi del film sono rinchiusi nell’estenuante ricerca di una nuova identità su cui porre le fondamenta del proprio futuro. Le loro storie sono diverse ma convergono in un’unica scia indirizzata ad una divertita e profonda analisi della società spagnola. Il protagonista delle vicende è Jorge, un ragazzo appena laureato in economia che non accetta il lavoro di portinaio ereditato dal padre malato e che quindi cerca una nuova e più proficua occupazione. Attorno a lui orbitano gli altri personaggi: Antonio, il fratello in procinto di uscire dal carcere; Natalia, la vicina di casa di cui è da sempre innamorato; Israel, il suo migliore amico confuso riguardo alla propria sessualità; e Paula, ragazza di Antonio, anche lei in carcere, che vuole a tutti i costi essere messa incinta per trasferirsi al reparto maternità.
L’intera pellicola è condita da un costante umorismo che però sottende un’asprezza di fondo. Dietro ad ogni battuta, Arévalo nasconde una riflessione sui problemi del quotidiano: ed è questo il suo vero talento. Le delicate tematiche della malattia, dell’omosessualità, della difficoltà di accettare i propri limiti e dell’incapacità di conoscere in pieno se stessi - argomenti questi non nuovi nel cinema spagnolo, un esempio su tutti Almodovar - sono qui trattati con leggerezza, ma al contempo con un raro spessore analitico. Lo stile asciutto non concede spazio ad inutili formalismi stilistici e fa procedere la narrazione con estrema linearità. La forte sceneggiatura è curata nei dettagli ed il fatto che offra dialoghi, a volte sì assurdi, ma di estrema semplicità, consente agli attori, tutti perfettamente in parte, di recitare con naturalezza e verosimiglianza. I personaggi vivono certamente di alcune stranezze, ma appaiono reali e profondi. I loro sentimenti sono accarezzati gentilmente dalla mano del regista e riescono a colpire al cuore lo spettatore.
Ciò che caratterizza maggiormente la figura di Jorge, interpretato dal notevole Quim Gutiérrez, che sa dare poesia al suo personaggio, è la timidezza. E così anche la stessa pellicola procede timida, senza mai andare oltre le righe, priva di sentimentalismi e di presuntuose esagerazioni. Sa pungere al momento giusto, alternando bene i toni e scherzando su tematiche di cui non è facile parlare nella vita di tutti i giorni. La scelta di portare avanti il racconto su una doppia strada, quella del sorriso e quella della rappresentazione di una vita dolorosa, risulta vincente perché il regista-sceneggiatore mostra di avere la maturità necessaria per farlo.
Azul Oscuro Casi Negro è un film che, dunque, vive di sfumature (vedi già il titolo, blu scuro quasi nero) ed è un’opera prima sorprendente che non risulta mai scontata, soprattutto nel finale. La pellicola ha portato una ventata di allegria in un festival sin qui avaro di risate. Daniel Sànchez Arévalo farà sicuramente strada e i calorosi applausi ottenuti qui a Venezia e il fatto che il film sia da 6 mesi nelle spagnole promette molto bene per il suo futuro artistico. Distributori italiani, accorrete!

(Azul Oscuro Casi Negro) Regia: Daniel Sànchez Arévalo; soggetto e sceneggiatura: Daniel Sànchez Arévalo; fotografia: Juan Carlos Gòmez; montaggio: Nacho Ruiz Capillas; musica: Pascal Gaigne; interpreti: Quim Gutiérrez (Jorge), Marta Etura (Paula), Antonio de la Torre (Antonio), Héctor Colomé (Andrés), Raùl Arévalo (Israel); produzione: Tesela Producciones Cinematograficàs; distribuzione: Sogepaq; origine: Spagna, 2006; durata: 105’;


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