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NUOVOMONDO (THE GOLDEN DOOR)

Pubblicato il 27 settembre 2006 da Matteo Botrugno


NUOVOMONDO (THE GOLDEN DOOR)

Galline giganti, cipolle sproporzionate, alberi con soldi al posto dei frutti. Gli italiani che agli inizi del ’900 decidevano di partire per gli Stati Uniti pensavano di trovare un mondo nuovo, quasi magico, in cui sarebbe stato possibile vivere con dignità, sfuggire da una situazione di estrema miseria e addirittura farsi il bagno in fantomatici fiumi di latte.
Parte in questo modo il nuovo lavoro di Emanuele Crialese che, dopo il primo Once we were stranger in cui narrava le vicende di un immigrato italiano, e il successivo Respiro, opera di grande sensibilità poetica, mescola le carte regalandoci un film nel complesso molto riuscito. “Non è un film politico, non è un film storico, non è un film sociale”, afferma il regista “cerco di raccontare la storia dei miei eroi, uomini d’altri tempi che credono ancora nell’importanza del mistero e vedono ancora cose che non si vedono, ma non per questo non esistono”. Una famiglia dell’entroterra siciliano parte per gli Stati Uniti, lasciandosi alle spalle la terra cui è legata da una sorta di cordone ombelicale. Su una nave carica di passeggeri, il padre di famiglia (lo scultore Vincenzo Amato, al terzo film con Crialese) conosce un’elegante ed enigmatica donna: ne rimane affascinato, come lei da lui, pur provenendo da due diverse estrazioni sociali e culturali.
Crialese costruisce il dramma dell’addio alla terra natia, del lungo viaggio e delle visite mediche a Ellis Island, curando la psicologia dei personaggi e, allo stesso tempo, non limitandosi a creare un’atmosfera pesante e lacrimevole, ma piuttosto inserendo interventi onirici e addirittura comici, mantenendo comunque inalterato il carattere tragico. Il personaggio interpretato da Charlotte Gainsbourg aggiunge al quadro un colore in più: l’affascinante e misteriosa inglese viene stipata in terza classe insieme agli italiani. Non è dato sapere il motivo per cui lei si trovi in Sicilia, se non per via di vaghi problemi legati alla sua personalità ribelle e al suo passaporto ormai scaduto.
Lasciare il vecchio mondo per quello nuovo significa essere disposti ad accettare le regole del cambiamento e a dover modificare le proprie abitudini, cosa che invece l’anziana co-protagonista si rifiuta di fare. Per far parte del Nuovo Mondo non si può essere muti, disabili, ciechi. E non si può nemmeno rifiutare di risolvere un gioco di logica tramite il quale i medici di Ellis Island decidevano chi fosse "idoneo" (e quindi pronto per vivere o lavorare negli Stati Uniti) e chi invece dovesse essere rimandato indietro. L’uomo del Nuovo Mondo deve sposarsi, mettere su famiglia, avere dei figli frutto di una precedente selezione basata su teorie scientifiche di dubbia attendibilità. Crialese omaggia gli uomini: le ricerche effettuate durante la stesura della sceneggiatura erano rivolte a ricreare parte di ciò che succedeva sull’isola in cui gli immigrati venivano messi in quarantena, senza un atteggiamento di critica nei confronti del sistema americano. Ma quando la donna anziana chiede al medico se crede di essere Dio, dato che deve decidere sul destino degli italiani sbarcati, non si può non intravedere un accenno di critica alla politica statunitense.
Per una volta la parola mafia non viene nemmeno pronunciata. Troppo spesso gli immigrati italiani sono stati accusati di aver portato la criminalità negli Stati Uniti, ma il regista, romano di origine siciliana, non cade nell’errore e scaccia via lo spettro del luogo comune. Piuttosto, il suo intento è di permetterci di vedere attraverso gli occhi dell’immigrato. Non vediamo grattacieli né strade enormi, ma solo occhi carichi di meraviglia che in mezzo a una nebbia surreale riescono a scorgere in lontananza il Nuovo Mondo. La vita in America si preannuncerà diversa da ciò che quegli uomini avevano immaginato guardando fotografie truccate; il vecchio mondo sarà solo un caro ma ormai lontano ricordo, perso tra le parole delle canzoni popolari e il battere ossessivo della tammorra.
Buon lavoro quindi, che pur non raggiungendo il livello di poesia e il forte carattere simbolico di un’opera come Respiro, riesce a non sfigurare alla Mostra del cinema, in cui le stelle italiane, tra cui quella di Amelio, non hanno sicuramente brillato.

Regia, soggetto e sceneggiatura: Emanuele Crialese; fotografia: Agnes Godard, montaggio: Maryline Monthieux; musica: Antonio Castrignanò; costumi: Mariano Tufano; scenografia: Carlos Conti; interpreti: Charlotte Gainsbourg (Lucy), Vincenzo Amato (Salvatore), Aurora Quattrocchi (Donna Fortunata), Francesco Casisa (Angelo), Filippo Pucillo (Pietro); produzione: Fabrizio Mosca, Emanuele Crialese, Alexandre Mallet-Guy Per Memento Films, TITTI FILM, REespiro, RAI CINEMA; distribuzione: 01 Distribution; origine: Italia 2006; durata: 120’.


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