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VENEZIA 63: EGYETLENEIM

Pubblicato il 7 settembre 2006 da Antonio Valerio Spera


VENEZIA 63: EGYETLENEIM

Il giovane regista ungherese Gyulia Nemes presenta nella sezione Settimana della Critica Egyetleneim, il suo primo lungometraggio. Già dai titoli di testa si intuisce l’intenzione dell’autore. Nemes non vuole raccontarci una storia, ma il suo obiettivo è quello di costruire un racconto attraverso un colorito collage di immagini. Bombardando lo spettatore con un montaggio frenetico e con movimenti di macchina nauseanti, il regista perde di vista i personaggi e le loro vicende, attento esclusivamente a mostrare il suo stile.
La scelta di inserire pezzi di musica techno come colonna sonora martellante e di accostarla a velocissimi stacchi di montaggio, riuscendo a dare una precisa coincidenza ritmica, avvicina la pellicola ad un video-clip. Eppure Nemes cerca di intervallare tali momenti ritmici con scene madri dialogate, ma il risultato che ottiene è un ibrido tra due stili che insieme non funzionano e che fanno fatica a legarsi.
Egyetleneim vuole essere un film giovanilistico, ma non ci riesce. Le vicende sono sì incentrate sulla fine di una storia d’amore e sul tentativo ossessivo del ragazzo di cercare una nuova fidanzata, ma il fatto che la sceneggiatura (quasi inesistente) manchi di dialoghi ironici e di caratterizzazione profonda dei personaggi - elementi necessari in un film giovanilistico - non può far rientrare la pellicola in questo genere.
Le interpretazioni degli attori sono ingiudicabili, non solo per la debolezza dello script, ma soprattutto per la cifra stilistica dell’intera pellicola. Il montaggio schizofrenico che compone e scompone le immagini in tutte le loro diverse angolazioni, ottenendo un risultato che potremmo definire cubista, non dà importanza alle interpretazioni, ai volti, alle espressioni. Ciò su cui indugia il regista sono solamente i corpi e le forme delle ragazze, mostrando un erotismo ossessivo.
Nonostante tutto, però, qualcosa di interessante c’è. Nemes, infatti, mette in luce le sue qualità registiche in un piano-sequenza di 5 minuti, con la macchina a mano che, di notte, segue i personaggi nel loro ritorno a casa, prima nella metropolitana, poi in taxi, entrando magicamente da un finestrino. Guardando nell’insieme il film, però, quest’esercizio di stile risulta velleitario ed inutile perché totalmente incoerente con lo stile che caratterizza il resto della pellicola.
Egyetleneim è il film con Gyulia Nemes si è diplomato alla Scuola di Cinema di Praga e lo stesso regista l’ha definito un film commerciale. Resta il dubbio su ciò che si intenda in Ungheria con tale definizione.

(Egyetleneim) Regia: Gyula Nemes; soggetto e sceneggiatura: Tamás Beregi, László Garaczi, Gyula Nemes Palotai; interpreti: Krisztián Kovács, Orsi Tóth, Ágnes Kovalik, Ági Szép, Eszter Tompa, Kata Nemes Takách; fotografia: Balász Dobóczy; montaggio: Ágnes Völler; musica: Dj Pilotai; produzione: Mediawave 2000 Kft; origine: Ungheria; durata: 76’


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