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VENEZIA 63: FALKENBERG FAREWELL

Pubblicato il 2 settembre 2006 da Antonio Spera


VENEZIA 63: FALKENBERG FAREWELL

Cinque giovani amici a Falkenberg, cittadina della costiera svedese. L’adolescenza sta ormai arrivando al termine ed è venuto il momento di prendersi le proprie responsabilità. Per un motivo o per un altro i cinque ragazzi sanno che quella che stanno vivendo sarà l’ultima estate insieme.
L’amicizia è ciò che riempie le loro giornate, la forza che li unisce. Il paese in cui vivono è una gabbia per la loro sfrontatezza giovanile. I genitori sono solo un’istituzione da rispettare e non degli adulti a cui far riferimento. Falkenberg Farewell è un intrusione nella fredda provincia svedese vista attraverso gli occhi di chi lì ci è cresciuto. E’ anche e soprattutto un viaggio nella memoria, fatta di felicità e spensieratezza che preparano inesorabilmente alla tragedia inaspettata.
Jesper Ganslandt, qui alla sua prima regia in un lungometraggio, offre un quadro della gioventù della provincia svedese con uno stile forte e personale. La macchina a mano si muove nervosamente tra i personaggi e si atteggia empaticamente nei loro confronti. Il regista vuole far sentire lo spettatore parte della storia: quando la narrazione mostra scene confidenziali e di amicizia, lo stile è leggero ed idilliaco; quando invece la disperazione travolge i personaggi, ecco che la macchina da presa “perde la ragione” e diventa imprudente nei movimenti. E’ evidente come Ganslandt senta molto questa pellicola: ha scelto la cittadina di cui è originario (Falkenberg appunto) come cornice degli eventi e i suoi amici come interpreti della pellicola (del cast fa parte lo stesso regista e i personaggi portano il vero nome degli attori). Quest’autobiografismo però sprofonda in un realismo che non riesce a rendere al meglio le psicologie. Gli stessi sentimenti dei personaggi non sono ben definiti nella loro natura. Tutta la narrazione è condita di un’omosessualità latente che non viene mai esplicitata. La totale mancanza di personaggi femminili lascia in bilico tra amicizia ed amore una possibile interpretazione dei rapporti tra i giovani protagonisti.
L’atmosfera fredda dell’ambientazione inoltre gela il racconto e le frequenti riprese dei paesaggi svedesi rallentano il ritmo, dilatando notevolmente i tempi della narrazione. Incentrando la storia principalmente sul rapporto tra solo due dei cinque ragazzi, il regista perde di vista per lungo tempo gli altri rami del racconto per poi farli rincontrare dopo l’evento tragico che sconvolge l’esistenza del gruppo di amici e con essa il tono stesso della pellicola.
Falkenberg Farewell è un film sui corpi e sulla natura, e sulla loro romantica fusione panica che, dando forza alla vita, prepara inesorabilmente alla morte e all’interrogazione sull’irrazionalità dell’esistenza. Tutto questo visto attraverso gli occhi della memoria che fanno rivivere i momenti felici per superare quelli tristi.
La divisione della narrazione in capitoli e l’uso totalmente libero del montaggio funzionano, ma la volontà del regista di far sentire la sua mano e di dare un’impronta personale all’opera trascina il film nella ridondanza di uno stile che alla fine risulta forzato e stucchevole. Ed è un peccato, perché la stoffa c’è. Purtroppo però Ganslandt cade nella trappola dell’opera prima, cioè quella che trasforma un esordio in un’eccessiva mostra delle proprie doti stilistiche.

(Falkenberg Farewell) Regia: Jesper Ganslandt; soggetto e sceneggiatura: Jesper Ganslandt e Fredrick Wenzel; fotografia: Fredrick Wenzel; montaggio: Jesper Ganslandt e Michal Leszczylowski; musica: Erik Enocksson; interpreti: Holger Eriksson (Holger), David Jonsson (David), John Eriksson (John), Jesper Ganslandt (Jesper), Jorgen Svensson (Jorgen); produzione: Memfis Film, Film i Väst, Zentropa Entertainments24, SVT; distribuzione: Trust Film Sales; origine: Svezia, Danimarca, 2006; durata: 91’


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