X

Su questo sito utilizziamo cookie tecnici e, previo tuo consenso, cookie di profilazione, nostri e di terze parti, per proporti pubblicit‡ in linea con le tue preferenze. Se vuoi saperne di pi˘ o prestare il consenso solo ad alcuni utilizzi clicca qui. Chiudendo questo banner, invece, presti il consenso allíuso di tutti i cookie



VENEZIA 63: WHEN THE LEEVES BROKE. A REQUIEM IN FOUR ACTS

Pubblicato il 2 settembre 2006 da Alessia Spagnoli


VENEZIA 63: WHEN THE LEEVES BROKE. A REQUIEM IN FOUR ACTS

Dopo l’apprezzatissimo Inside Man, torna uno degli autori più amati dalla Mostra degli ultimi anni (quelli che coincidono con la direzione Muller).
Spike Lee si conferma il più inesausto sperimentatore di tecnologie e forme, perennemente a cavallo tra innovazione e tradizione, guarda caso le due anime del suo controverso Paese.
Lee esce dalla sua New York e punta l’occhio impietoso dela videocamera (si dovranno indagare, prima o poi le ragioni che sottendono la scelta del video piuttosto che della pellicola e viceversa nella produzione di questo complesso autore) sui volti scavati e sofferti dei sopravvissuti all’uragano Katrina. Il filmaker afro-americano torna a stupire i suoi già numerosi estimatori alzando ancora una volta il tiro e lo fa con un progetto estremamente ambizioso: 255’ di documentario, strutturato in quattro blocchi di circa un’ora, che costituiscono altrettani atti di un requiem composto ed eseguito in omaggio ai sommersi e i "non-salvati" dalle devastanti lentezze ed inefficienze della teoricamente perfetta macchina organizzativa a stelle e strisce (che si attivava invece prodigiosamente per portare soccorso alle popolazioni devastate dallo tsunami).
Lee non lesina certo strali puntuti e ultra-polemici all’amministrazione Bush e alla scandalosa gestione dei fondi destinati alla popolazione intrappolata in difficoltà ingentissime. Attacchi, i suoi, meno astiosi probabilmente, e per questo più ficcanti, rispetto al collega Michael Moore, altrettanto interessato ad un progetto sull’argomento, come si saprà.
Malgrado la durata inusuale della pellicola, il reportage messo in piedi procede spedito e incalzante, senza concedere requie o appigli di sorta allo spettatori, totalmente impotente e ugualmente posto di fronte alle lacrime dei superstiti che piangono i loro cari o di fronte alle altrettanto, per qualcuno "oscene", immagini di morte e distruzione che hanno riempito per settimane gli occhi e le strade degli abitanti di quella che era nota come la "Parigi del Sud".
All’opposto di tali straordinari risultati, sta probabilmente l’orribile film di Oliver Stone sul World Trade Center, un’opera che ci sentiamo di liquidare a cuor leggero come ’inutile’. Qui invece Lee ritiene necessario dar voce a tutti i testimoni possibili, per consegnarci un coro articolato sulla più grande catastrofe naturale abbattutasi sul suo Paese negli ultimi anni.
E allora emergono via via tutti i particolari delle discriminazioni verificatesi persino durante le operazioni di salvataggio: le acque fatte defluire prima dal ricco quartiere francese o i primi soccorsi aerei che ignoravano sistematicamente la comunità nera, la più numerosa in città.
Ma Lee non può esimersi neppure dall’ironizzare - anche se sempre attraverso la viva voce degli scampati al disastro - sul particolare dono della famiglia presidenziale americana per le "gaffes". Clamorosa quella dell’ex first-lady e genitrice dell’attuale Predidente, quando ebbe modo di affermare che "in fondo agli sfollati è andata bene". Solo così, difatti, riuscirono ad apprezzare la proverbiale ospitalità dei texani. Già... cosa chiedere di più dalla vita?
E infine, ancora come sempre in Lee, le immagini che scorrono sullo schermo si sovrappongono nella memoria: oggi, ieri... e domani? Chiunque abbia familiarità con la poetica di quest’autore sa che c’è davvero poco spazio per la catarsi, se non quella "abortita", come avveniva esemplarmente nella sublime chiusa de La 25a Ora.

(When the leeves broke. A requiem in four acts) Regia: Spike Lee; fotografia: Cliff Charles; montaggio: Sam Pollard, Geeta Gandbhir, Nancy Novack; musica: Terence Blanchard; suono: Fred Rosenberg; produzione: 40 Acres and a Mule Filmworks, HBO origine: USA, 2006 durata: 255’


Enregistrer au format PDF